{"id":36547,"date":"2013-02-07T21:01:14","date_gmt":"2013-02-07T21:01:14","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-02-08T14:27:04","modified_gmt":"2013-02-08T14:27:04","slug":"un-regalo-dalla-commedia-dell-arte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/un-regalo-dalla-commedia-dell-arte\/","title":{"rendered":"Un regalo… dalla Commedia dell’Arte"},"content":{"rendered":"
Dopo la laurea in Drammaturgia, arriva il diploma di operatore teatrale alla scuola Anabasi <\/em>del Centro Ricerche Teatrali di Milano, con particolare dedizione verso la Commedia dell’Arte<\/strong>, studiando con Eugenio De Giorgi, Claudia Contin ed Eugenio Allegri, la Clownerie,<\/strong> formandosi alla Scuola di Arti Circensi e Teatrali di Milano e presso la Scuola Teatro Dimitri di Verscio (Ch) e il lavoro sulla Comicità<\/strong> con Paolo Nani. Lei è Michela Cromi, numero uno del Teatro della Corte di Castellanza, attrice ed insegnante. E grande appassionata e cultrice della storia della Commedia dell’Arte.<\/p>\n Anche questa settimana, grazie all’introduzione storica di Michela Cromi, ci dedichiamo alla scoperta di una delle pagine più tipiche ed interessanti della Storia del Teatro Europeo<\/strong> (prendendo anche qualche spunto dall’Antologia critica di Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese: "La scrittura e l’interpretazione. Storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea<\/em>"). Ma procediamo con ordine e partiamo dal graditissimo dono che Michela porta alla Redazione di Artevarese: un baule colmo delle tipiche maschere, realizzate artigianalmente da un artista di Venezia.<\/strong><\/p>\n <\/p>\n Nella parola "arte" della denominazione "commedia dell’arte" confluiscono due sensi, legati rispettivamente al carattere artistico e a quello artigianale dello spettacolo teatrale: il primo pone l’enfasi sul talento artistico individuale (in una accezione di derivazione rinascimentale), il secondo sull’aspetto tecnico-professionale in senso artigianale e corporativo (in un’accezione che potremmo far risalire, invece, alla tradizione medievale). In effetti fare l’attore diventa in quest’epoca un vero e proprio mestiere, riconosciuto e retribuito come tale: comporta dunque una specifica specializzazione e preparazione<\/strong>. Gli attori, così, si affermano in base a specifiche abilità retoriche e mimiche che possiedono e potenziano con il tempo. A poco a poco nascono pure i primi teatri pubblici, distinti dai teatri di sala delle corti ma anche dagli spazi aperti delle piazze dove si esibiscono i buffoni: sono le cosiddette "stanze de le commedie<\/em>", luoghi chiusi nei quali si ha accesso, pagando il biglietto. <\/p>\n <\/p>\n La prima compagnia di professionisti – come ci racconta anche Michela Cromi nel video allegato – nasce a Padova nel 1545. D’altronde proprio nel Veneto si era già affermata la "commedia degli zanni" da cui deriva proprio la Commedia dell’Arte.<\/strong> Lo Zanni (da Giovanni, in veneto) era il servo (in origine: il servo bergamasco) che vi veniva presentato in contrasto con il Magnifico, il mercante veneziano suo padrone.<\/p>\n Alle origini della Commedia dell’Arte vediamo, dunque, una confluenza di motivi e di aspetti diversi di natura popolaresca (come la figura dello Zanni, o il recupero di certi aspetti della figura del giullare di piazza), dotta (il petrarchismo delle prime attrici) e specificatamente teatrale: l’affrancamento del testo scritto deriva infatti anche da una coscienza della specificità del teatro come arte meramente visiva e rappresentativa, giocata sul gesto e sulla mimica. Si passa così al personaggio-tipo che rappresenta una verace funzione scenica. E questa tipizzazione è resa dal modo di parlare e dalla maschera, dall’abbigliamento e dall’enfasi gestuale.<\/strong><\/p>\n <\/p>\n Nel 1700, come si sa, compare all’orizzonte la riforma di Carlo Goldoni, avente lo scopo di portare in scena la verità della vita, servendosi della commedia, che è proprio il genere più vicino alla realtà di tutti i giorni.<\/strong> Il grande autore volle portare sulla scena dei personaggi veri, con una loro psicologia (commedia per caratteri<\/em>) e con un teatro impostato sull’analisi psicologica dei personaggi, senza intrecci secondari (realismo delle situazioni e attualità delle problematiche). Goldoni scrisse interamente le sue commedie (commedie "distese") che nell’ultima produzione assunsero anche la forma della coralità. Ma questa è un’altra storia. <\/p>\n <\/p>\n VIDEO<\/p>\n <\/p>\n Artevarese intervista Michela Cromi che porta in Redazione un regalo davvero prezioso e gradito: dal magico baule dell’attore escono le maschere tipiche ed originali della Commedia dell’Arte. Scopriamo come è nata la tipizzazione di soggetti, linguaggi e costumi, prima della Riforma di Goldoni. \/VIDEO