{"id":39954,"date":"2017-11-10T09:43:24","date_gmt":"2017-11-10T08:43:24","guid":{"rendered":"http:\/\/varesearte.it\/?p=39954"},"modified":"2017-11-20T09:45:38","modified_gmt":"2017-11-20T08:45:38","slug":"otto-un-angolo-di-casa-a-chinatown","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/otto-un-angolo-di-casa-a-chinatown\/","title":{"rendered":"OTTO: UN ANGOLO DI CASA A CHINATOWN"},"content":{"rendered":"
Tra le particolarit\u00e0 di Otto spicca la\u00a0vetrina d’arte<\/strong>: ogni mese nella vetrina a sinistra dell’ingresso viene esposto un artista, ma non si accettano candidature perch\u00e9 \u00e8 l’artista precedente a nominare il successivo.\u00a0Ad ottobre il locale ha ospitato\u00a0Pooya Razi<\/a>, con\u00a0Unititled del 2015<\/strong>, opera facente parte della serie\u00a0“The interval”<\/strong>. Razi \u00e8 un\u00a0giovane artista visuale, classe 1984, che vive e lavora a Tehran<\/strong>.\u00a0Laureato in Pittura<\/strong>, \u00e8 anche poeta e scrittore di brevi racconti. Il suo primo film d’animazione, dal titolo\u00a0The Noise,<\/strong>\u00a0\u00e8 stato ispirato da un litigio tra vicini avvenuto all’interno di un complesso residenziale.\u00a0Flash Art Magazine<\/a>\u00a0ha descritto i suoi lavori – che sono stati esposti a Tehran, Parigi, New York e Dubai – come esplorazioni “della poesia della psiche umana”. Otto si caratterizza anche per due\u00a0gigantografie appese<\/strong>: da un lato la\u00a0mappa di Lampedusa<\/strong>, dall’altro quella di\u00a0Kobane in Siria<\/strong>. Ma perch\u00e9 i fondatori del locale hanno scelto proprio questi due luoghi? L’isola italiana appartenente all’arcipelago delle isole Pelagie, a met\u00e0 strada tra l’Africa e la Sicilia, fino a pochi anni fa era conosciuta principalmente perch\u00e9 luogo di\u00a0nidificazione delle tartarughe<\/strong>, mentre oggi \u00e8 diventata\u00a0il punto di approdo vagheggiato da migliaia di profughi disperati<\/strong>\u00a0che solcano il Mediterraneo su improbabili barconi, spesso ingannati da avidi scafisti. Kobane \u00e8 una piccola citt\u00e0 del nord della Siria dove convivevano curdi, arabi, turcomanni e armeni, diventata, suo malgrado,\u00a0snodo fondamentale nella battaglia contro l’ISIS<\/strong>. Sono 400.000 i profughi rifugiati nella vicina Turchia, prima che l’orgoglio dei curdi, nel gennaio 2015, riuscisse a sconfiggere le bandiere nere dell’esercito islamico. Eleonora Manzo<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Tra le particolarit\u00e0 di Otto spicca la\u00a0vetrina d’arte: ogni mese nella vetrina a sinistra dell’ingresso viene esposto un artista, ma non si accettano candidature perch\u00e9 \u00e8 l’artista precedente a nominare il successivo.\u00a0Ad ottobre il locale ha ospitato\u00a0Pooya Razi, con\u00a0Unititled del 2015, opera facente parte della serie\u00a0“The interval”. Razi \u00e8 un\u00a0giovane artista visuale, classe 1984, che […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":39955,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,45,66],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nPerch\u00e9 andare da\u00a0Otto<\/strong>\u00a0quindi? Per mangiare i quadrotti tanto rinomati? Per respirare l’aria di Chinatown? Non solo. Nel locale di\u00a0Via Paolo Sarpi<\/strong>\u00a0si scoprono anche artisti emergenti e i sogni nel cassetto scritti dai frequentatori di Otto. Ma soprattutto ci si sente a casa.<\/p>\n