{"id":41118,"date":"2017-09-08T17:03:36","date_gmt":"2017-09-08T15:03:36","guid":{"rendered":"http:\/\/artevarese.com\/?p=41118"},"modified":"2017-11-30T17:04:44","modified_gmt":"2017-11-30T16:04:44","slug":"quando-litalia-era-per-due-terzi-longobarda","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/quando-litalia-era-per-due-terzi-longobarda\/","title":{"rendered":"QUANDO L’ITALIA ERA PER DUE TERZI LONGOBARDA"},"content":{"rendered":"
Scontro di civilt\u00e0 o incontro di culture? Opportunit\u00e0 di sviluppo o crisi di identit\u00e0?<\/p>\n
Questi, ancora oggi, sono gli interrogativi che animano il dibattito quotidiano di fronte ai complessi problemi dell\u2019immigrazione e del rapporto tra culture, etnie e religioni diverse.<\/p>\n
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La Mostra \u201cLongobardi. Un popolo che cambia la storia\u201d aperta al Castello Visconteo di Pavia dal settembre al 3 dicembre consente di avvicinarci a una pagina della nostra storia spesso poco conosciuta, riscoprendo i segreti di questo popolo, chiamato \u201cuomini dalle lunghe barbe\u201d, che sbaglieremmo a definire \u201cbarbari\u201d.<\/p>\n
Una sinergia virtuosa tra tre Musei<\/b><\/p>\n
La Mostra, realizzata con il contributo della Regione Lombardia e il sostegno di Ubi Banca, nasce come collaborazione tra tre Musei, quelli civici di Pavia, il Museo archeologico Nazionale di Napoli<\/b> (direttore Paolo Giuglierini) \u2013 che aprir\u00e0 la mostra il 15 dicembre prossimo \u2013 e il Museo Statale Ermitage <\/b>(Yuri Piotrowsky, Vice capo Dipartimento), che la inaugurer\u00e0 nella primavera del 2018.<\/p>\n
Questa collaborazione inedita tra Musei ha un senso. Forse non tutti sanno che i Longobardi si spinsero infatti anche in Campania lasciando tracce importanti specie nelle citt\u00e0 di Capua e Benevento, le capitali della cosiddetta \u201cLongobardia Minor\u201d.<\/p>\n
La collaborazione con l\u2019Ermitage di San Pietroburgo \u00e8 inoltre l\u2019opportunit\u00e0 per far conoscere anche in Russia questo popolo, la sua eredit\u00e0 e la sua funzione di ponte tra Mediterraneo e Nord Europa.<\/p>\n
Qualche dato sulla Mostra<\/b><\/p>\n
Sono 300 le opere esposte, provenienti da oltre 80 Musei prestatori. I siti longobardi rappresentati sono 32, 58 i corredi funebri e 17 i video e le istallazioni multimediali predisposte.<\/p>\n
Pi\u00f9 di 50 studiosi hanno svolto ricerche su questo tema. Negli ultimi 15 anni si sono avuti ritrovamenti eccezionali, come quello di Sant\u2019Albano Stura, \u00a0con oltre 800 tombe riportate alla luce, e ne \u00e8 scaturito un corposo volume, edito da Skira editore<\/b>, con i contributi dei curatori della Mostra, Gian Pietro Brogiolo, Federico Marazzi con la Direzione scientifica di Susanna Zatti.<\/p>\n
Piccola notazione storica <\/b><\/p>\n
Pavia, \u00a0fu capitale del regno dei Longobardi per due secoli, dopo che il re Alboino la espugn\u00f2 nel 572 e prima che Carlo Magno nel 774 la riconquistasse.<\/p>\n
Duecento anni di cui restano le testimonianze documentarie di Paolo Diacono, e le numerose tradizioni, nelle leggende locali, nei toponimi della zona ma di cui, sfortunatamente, non esistono reperti monumentali importanti, distrutti, dopo lo sviluppo del Romanico, ma anche \u201csommersi\u201d o inglobati da nuove architetture, come le famose cripte di Pavia. Ve ne sono tre visitabili in citt\u00e0.<\/p>\n
Chi erano i Longobardi?<\/b><\/p>\n
Oggi, dopo nuove campagne di scavo e ricerche, \u00e8 possibile riavvicinare questo periodo storico, riscoprendo il ruolo dei Longobardi visto non solo come un popolo \u201cinvasore e barbaro\u201d ma anche come un\u2019etnia capace di una cultura autonoma, in grado di contrastare le spinte di altri popoli come i Franchi e, in parte, gli arabi e mediare tra la civilt\u00e0 di Bisanzio, la Chiesa con l\u2019obiettivo, peraltro mancato, dell\u2019unit\u00e0 politica dell\u2019Italia, fungendo da ruolo di collegamento tra l\u2019Europa occidentale e le culture mediterranee.<\/p>\n
Certamente i Longobardi erano un popolo guerriero e pagano, sempre in bilico tra fede ariana e cristianesimo, ma con riti, sistemi sociali, architettura, artigianato, in grado di influenzare attraverso una nuova iconografia figurativa anche la miniatura, l\u2019oreficeria, la monetazione successive.<\/p>\n
Il percorso della mostra<\/b><\/p>\n
La Mostra \u00e8 suddivisa in 8 sezioni<\/b>. La prima riguarda la guerra greco gotica con l\u2019esposizione dei teschi delle tombe di Collegno, deformati secondo l\u2019usanza barbara, dovuta alla stretta fasciatura \u00a0fatta ai neonati, e i reliquiari, tra cui quelli preziosi provenienti dal Museo di Susa.<\/p>\n
Nella seconda sezione dedicata alla sepoltura e al rapporto con l\u2019Aldil\u00e0, spiccano le armi, i decori animalistici e il famoso sacrificio del cavallo e dei levrieri. Nella terza sezione dedicata all\u2019economia vengono esposti soprattutto reperti di monete, in oro, argento e rame, che non erano considerate solo merce di scambio ma simbolo di ricchezza vero e proprio. La quarta sezione espone il famoso editto di Rotari, il primo codice scritto di leggi desunte dalla tradizione orale longobarda.<\/p>\n
La scrittura e le epigrafi sono l\u2019oggetto della quinta sezione, arricchite da elementi decorativi bidimensionali, volute vegetali, nastri incrociati, e i plutei, cio\u00e8 le lastre tombali, con iscrizioni commemorative. Il passaggio dal papiro alla pergamena \u00e8 invece raccontato nella sezione sesta dove sono esposti i codici manoscritti con l\u2019invenzione della scrittura beneventana, molto minuta e spigolosa. Nella settima sezione vengono esposti arredi liturgici, epigrafi, gioielli, ritrovati nella Longobardia meridionale, cio\u00e8 a Capua, Salerno e Benevento. L\u2019ultima sezione \u00e8 dedicata alla terra dei Monasteri, Montecassino, San Vincenzo al Volturno e Santa Sofia di Benevento, luoghi di produzione artistica di altissimo livello.<\/p>\n
L\u2019allestimento della Mostra<\/b><\/p>\n
Un accenno particolare merita l\u2019allestimento particolarmente originale della mostra. E\u2019 stato realizzato da Angelo Figus, creativo e designer, con una esuberante esposizione di colori. Nei materiali tessili (un tappeto di oltre 1500 mq) e in altri spunti coloristici che guidano il visitatore nelle diverse sezioni: la \u00a0scelta cromatica ben si addice a un popolo che prediligeva le tinte forti (il rosso prima di tutto), contrastanti tra loro, simili al loro carattere duro e deciso, espressione della energia creatrice e generatrice che li animava.<\/p>\n
La mostra, che, come abbiamo visto, nasce da una triangolazione virtuosa tra tre istituzioni importanti, offre numerosi spunti di interesse. Proprio per la ricchezza dei contenuti non \u00e8 una mostra \u201cmordi e fuggi\u201d ma richiede attenzione, anche se sono molti gli strumenti messi a disposizione dei visitatori, piccoli e grandi, per favorire la comprensione di un popolo e di un\u2019epoca complessa come quella altomedioevale.<\/p>\n
Ugo Perugini<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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