{"id":42638,"date":"2018-01-16T13:00:44","date_gmt":"2018-01-16T12:00:44","guid":{"rendered":"http:\/\/artevarese.com\/?p=42638"},"modified":"2018-01-16T12:05:07","modified_gmt":"2018-01-16T11:05:07","slug":"forbici-welcome-to-the-final-show","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/forbici-welcome-to-the-final-show\/","title":{"rendered":"FORBICI: WELCOME TO THE FINAL SHOW"},"content":{"rendered":"
\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0E\u2019 la quarta personale delle opere dell\u2019artista realizzata negli spazi varesini di Sofia Macchi, la gallerista che, sin dal 2011, ha creduto nella forza e nella profondit\u00e0 delle immagini di Forbici e, da allora, segue il suo percorso artistico.<\/strong><\/p>\n Jernej Forbici \u00e8 cresciuto in un angolo della Slovenia devastato dall\u2019inquinamento<\/strong>, sfregiato dalle miniere di estrazione della bauxite, costellato di industrie per la produzione di alluminio e invaso dalle discariche. Con i suoi dipinti e installazioni ritrae la Natura: vuole fissare nel tempo ci\u00f2 che avevamo, ci\u00f2 che abbiamo oggi e il poco che potrebbe restarci – un Herbarium conservato nella resina – se l\u2019Uomo non sar\u00e0 capace di preservare il mondo che gli \u00e8 stato dato<\/strong>. <\/em>L\u2019Arte di Forbici ha una missione importante: quella di risvegliare l\u2019attenzione di chi guarda i suoi quadri, dimostrando che qualcosa si pu\u00f2 ancora fare e che l\u2019Arte, con la sua inaspettata Bellezza, pu\u00f2 essere una denuncia.<\/p>\n Jernej Forbici, per parlare della sua opera,\u00a0<\/strong>bisogna tornare alla sua terra di origine con le sue difficolt\u00e0: com\u2019\u00e8 nato il desiderio di ritrarre la natura che la circondava in un modo cos\u00ec unico? <\/strong>Il mio lavoro \u00e8, in un certo senso, autobiografico. Sono cresciuto in un piccolo paese di una sessantina di case, circondato da ben tre discariche di rifiuti industriali e vicino a una grande fabbrica. Noi bambini giocavamo in queste vaste aree industriali. Ma i miei genitori mi hanno insegnato ad amare la natura, portandomi a camminare. Per questo, quando sono diventato pittore, ho deciso di ritrarre i paesaggi.<\/p>\n Quando ha deciso di dipingere? <\/strong>E\u2019 stato dopo il liceo: prima pensavo che avrei voluto dedicarmi all\u2019architettura, poi ho deciso di dipingere e di iscrivermi all\u2019Accademia: prima sono stato un anno a Lubiana e poi all\u2019Accademia di Venezia dove mi sono laureato.<\/p>\n Ha viaggiato e appreso in \u00a0Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada… Come riesce a unire e rileggere tutti questi stimoli pittorici nella sua arte? Quali sono i suoi modelli di riferimento? <\/strong>L\u2019idea originaria sono la fabbrica e la discarica del mio paese. Viaggiando, per\u00f2, mi sono reso conto che \u2018crimini contro la natura\u2019 si incontrano dappertutto, anche in Italia, dove vivo da tempo. Il paesaggio \u00e8 un genere pittorico che ha secoli di storia: mi piace l\u2019idea di poter vedere, grazie ai pittori del passato, com\u2019\u00e8 cambiato l\u2019ambiente che ci circonda. E\u2019 un tipo di ricerca che mi affascina. Nel periodo in cui ho studiato in Inghilterra, ho compiuto una sorta di indagine: andavo a vedere come sono diventati oggi i posti che i grandi artisti avevano dipinto<\/strong>. Tra i pittori che pi\u00f9 ammiro ci sono i paesaggisti inglesi John Constable<\/strong> e William Turner<\/strong> e anche artisti contemporanei come il pittore e scultore tedesco Anselm Kiefer<\/strong> e il pittore Gherard Richter<\/strong>.<\/p>\n Come nasce e come cresce un suo quadro? <\/strong>Non faccio schizzi, n\u00e9 grandi studi. Lascio che il quadro stesso mi guidi. Scatto anche molte fotografie per fissare un\u2019immagine nella mia mente. Ma le fotografie sono un mezzo documentario, che mi permette di seguire i cambiamenti di un luogo: non le uso mai mentre dipingo. Da anni colleziono anche disegni, schizzi, video\u2026, oltrech\u00e9 piante, fiori, insetti, cenere, terra\u2026. Li documento e poi li utilizzo per le mie mostre. Quando dipingo ho in testa quello che voglio trasmettere e quando sento di aver raggiunto il giusto equilibrio, quando il quadro comunica il sentimento che voglio esprimere, allora mi fermo<\/strong>.<\/p>\n Quali sono i colori che utilizza di pi\u00f9? <\/strong>Uso i colori della Natura:\u00a0 normalmente tanto <\/strong>verde, ma in quasi tutti i quadri c\u2019\u00e8 anche il rosso. Il rosso che uso \u00e8 il colore di un rifiuto generato dalla produzione industriale dell’alluminio<\/strong>. Intorno alle discariche della mia terra c\u2019\u00e8 proprio questo fango rosso, che a volte esplodeva mentre veniva trasportato tra i tubi della discarica. Accadeva anche dietro casa mia e i boschi diventavano rossi, tutto il paesaggio cambiava colore. Dopo pulivano, ma in molti punti il colore \u00e8 rimasto, come sui tronchi della betulle: sono immagini bellissime da vedere, ma profondamente inquinate. In questi 20 anni di impegno il mio rosso \u00e8 diventato, simbolicamente, altre cose, come il sangue della terra. Uso molti colori non naturali, soprattutto nella parte inferiore delle tele. Sono colori sbagliati. Infatti chi guarda i quadri pensa: \u2018c\u2019\u00e8 qualcosa che non va\u2019. Sono proprio quei colori che non vanno: gli elementi chimici che noi buttiamo nella terra inquinandola<\/strong>.<\/p>\n Parlando dell\u2019opera di Jernej Forbici si parla anche di attivismo pittorico: in che modo mette in atto la sua protesta e che reazione vuole provocare in chi guarda i suoi quadri? <\/strong>Dipingo cantieri e paesaggi distrutti e li metto davanti agli occhi dello spettatore, anche in formato molto grande. Credo che ogni mio quadro abbia fatto pensare chi l\u2019ha guardato<\/strong>. L\u2019Arte esiste per far pensare, \u00e8 proprio uno dei suoi obiettivi. Tanti mi dicono \u2018i tuoi quadri sono bellissimi, per\u00f2 c\u2019\u00e8 qualcosa che non va…\u2019. Il messaggio \u00e8 bellissimo, la natura \u00e8 bellissima: il qualcosa che non va e che deve cambiare siamo noi! Chi guarda le tele e le installazioni deve pensare, si deve sentire piccolo. Noi siamo piccoli rispetto alla Natura. Ho voluto realizzare un Herbarium con ceneri, piante essiccate e insetti, \u00a0spesso presi dalle discariche e dai posti abbandonati\u00a0 e poi icorporati nella resina.<\/p>\n Ho cercato di realizzare un museo futuristico<\/strong>, che permetta \u2013 un giorno \u2013 di mostrare ai nostri figli com\u2019era la Natura. Perch\u00e9 le cose cambieranno ancora con il riscaldamento globale, le piante scompariranno del tutto. Non so in quanti anni accadr\u00e0, ma sta gi\u00e0 succedendo. E\u2019 questo il mio modo di fare attivismo. Cos\u00ec supporto le azioni degli attivisti, di quelli che oggi sono schedati come \u201ceco-terroristi\u201d e, spesso, sono chiusi nelle stesse prigioni degli altri terroristi perch\u00e9 compiono azioni forti, come mettere 200 taniche di benzina in fila, tutte collegate, pronte per esplodere. Vogliono distruggere le fabbriche o bloccare la costruzione dei cantieri che nascono nelle zone incontaminate, in mezzo alle montagne, prima che inizino a fare danni.<\/p>\n <\/strong>L\u2019inquinamento dilaga ovunque, anche qui in Italia. Io vivo a Vicenza, che \u00e8 una delle zone italiane maggiormente inquinate, anche se non si vede niente. Ci si guarda intorno, sembra tutto bello e verde. Ma se si leggono le statistiche, la verit\u00e0 \u00e8 un\u2019altra.<\/p>\n Sappiamo che \u00e8 il capitale che guida le scelte. Si continua a produrre finch\u00e9 un luogo \u00e8 esaurito e poi si va via, si va a sfruttare e a inquinare da un\u2019altra parte. Credo che ci si debba comportare in modo diverso: se guadagni 10 milioni, devi sapere che 3 di questi milioni andranno a coprire il danno che hai fatto. E\u2019 una consapevolezza che da noi ancora manca, mentre in certi paesi, come nel Nord Europa, l\u2019hanno capito. Io temo ci voglia una tragedia, ma forse allora sar\u00e0 troppo tardi.<\/p>\n Jernej Forbici. Welcome to the Final Show Chiara Ambrosioni<\/p>\n
\n<\/strong>fino al 17 febbraio 2018
\nPUNTO SULL\u2019ARTE\u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 \u00a0 Viale Sant\u2019Antonio 59\/61, Varese
\nCatalogo a cura di Ermanno Tedeschi
\nInfo: +39 0332 320990\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0 info@puntosullarte.it\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0 www.puntosullarte.it<\/a><\/p>\n