{"id":42793,"date":"2018-01-23T13:30:10","date_gmt":"2018-01-23T12:30:10","guid":{"rendered":"http:\/\/artevarese.com\/?p=42793"},"modified":"2018-01-23T15:16:37","modified_gmt":"2018-01-23T14:16:37","slug":"vivian-maier-la-fotografa-statunitense-presentata-dal-foto-club-varese","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/vivian-maier-la-fotografa-statunitense-presentata-dal-foto-club-varese\/","title":{"rendered":"Vivian Maier: la fotografa statunitense presentata dal Foto Club Varese"},"content":{"rendered":"
Vivian Maier<\/strong> era una donna alta, sempre vestita di grigio. Faceva la tata<\/strong>: passava le sue giornate accudendo i bambini delle famiglie benestanti delle maggiori citt\u00e0 americane, tra cui Chicago, Los Angeles, News York. E, quando finiva di lavorare, usciva e fotografava la vita sulle strade<\/strong>. Fissava volti, mani intrecciate, sguardi, la sua stessa ombra o il suo riflesso sulle vetrine. Ritraeva momenti felici o lo sguardo sconsolato di una bimba, un uomo accasciato sul marciapiede o un gruppo di ragazzini che giocava.<\/p>\n <\/p>\n Vivian Meier \u00e8 uno dei talenti pi\u00f9 sorprendenti della street-photography del Novecento<\/strong>. Nata nel 1926 e scomparsa nel 2009, la sua incredibile raccolta di immagini \u00e8 stata scoperta per caso, in un modo affascinante. E\u2019 stato, quindi, John Maloof a farci scoprire la doppia vita di tata Vivian. Il suo \u00e8 un tesoro fotografico composto di fotografie in bianco e nero e a colori, pellicole non sviluppate, stampe e filmini. Nel 2007 Vivian Maier – povera, sola, malata e anziana, non aveva potuto conservare i suoi beni, neppure le sue foto di cui, pure, era gelosissima. Poco dopo la donna ebbe un incidente: cadde per strada e, battendo la testa, perse per sempre la lucidit\u00e0. Maloof non riusc\u00ec mai a farle sapere che aveva le sue foto e che era disposto a organizzarle un archivio, delle mostre, a far conoscere al mondo i suoi incredbili lavori (http:\/\/www.vivianmaier.com\/<\/a>).<\/p>\n Diego Boldini<\/strong>, socio e consigliere del Foto Club Varese, gi\u00e0 fotografo e presidente di Fotofficina, all’interno delle Officine Creative di Barasso, racconta la figura di questa incredibile artista.
\nNel 2007 lo scrittore e giornalista americano John Maloof decide di fare una ricerca storica sulla citt\u00e0 di Chicago per un suo libro. Cerca del materiale inedito, gli servono delle immagini. Decide di tentare la sorte e compra il contenuto di uno spazio che era stato dato in affitto a una donna che aveva smesso di pagare. Il box di cui entra in possesso per 380 dollari contiene un po\u2019 di tutto: cappelli, vestiti, carte di ogni genere e, in una cassa, centinaia di negativi e rullini ancora da sviluppare.<\/p>\n
\n\u201cLa particolarit\u00e0 di Vivian Meier \u00e8 che, a differenza dei grandi fotografi noti nell\u2019ambito della storia della fotografia, \u00e8 un\u2019artista che conosciamo attraverso il suo lavoro fatto e mai pubblicato<\/strong>. Abbiamo in mano un incredibile numero di fotografie che aveva scattato, che nessuno ha potuto vedere quando lei era ancora in vita, non abbiamo quindi potuto ammirarle prendendo in considerazione il suo vissuto come fotografa. Lei non si considerava una fotografa, ma una bambinaia. La cosa affascinante di questo personaggio \u00e8, quindi, che non possiamo scoprirla attraverso critici che l\u2019hanno vista all\u2019opera o l\u2019hanno vista lavorare su commissione. La scopriamo attraverso le sue fotografie, che prendono vita molti anni dopo essere state scattate.<\/strong> E\u2019 quindi molto interessante poter ricostruire un personaggio attraverso le immagini ritratte. E\u2019 un bellissimo percorso di scoperta\u201d.<\/p>\n