{"id":42998,"date":"2018-02-02T13:30:40","date_gmt":"2018-02-02T12:30:40","guid":{"rendered":"http:\/\/artevarese.com\/?p=42998"},"modified":"2018-02-06T10:21:21","modified_gmt":"2018-02-06T09:21:21","slug":"yellow-vera-portatadino-suo-amore-la-pittura-contemporanea","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/yellow-vera-portatadino-suo-amore-la-pittura-contemporanea\/","title":{"rendered":"Yellow: Vera Portatadino e il suo amore per la pittura contemporanea"},"content":{"rendered":"
Vera Portatadino<\/strong> ha studiato Arte in Inghilterra. Poi \u00e8 tornata a Varese e ha creato un luogo aperto al pubblico, dove artisti locali, italiani, europei e del mondo possono incontrarsi e confrontarsi<\/strong>. Il nome di questo spazio? Yellow<\/strong>, perch\u00e9 ci sono tanti elementi gialli – come i tubi – perch\u00e9 il giallo ha delle vibrazioni positive e perch\u00e9 \u201c\u00e8 una parola internazionale, che crea un collegamento con Londra, dove ho vissuto – spiega Vera \u2013 mi permette anche di mantenere dei contatti con l’estero e di fare da ponte tra Italia e altre comunit\u00e0 di artisti, diverse esperienze artistiche e sperimentazioni estere. Come ha preso il via quest\u2019esperienza?<\/strong> “Cos\u00ec \u00e8 nato Zentrum<\/strong>, che unisce tre Artist-run Spaces e un’Anonima Kunsthalle<\/strong>. Gli Artist-run Spaces<\/strong> sono degli spazi indipendenti fondati e gestiti da artisti, quindi svincolati dalle logiche commerciali. Sono luoghi per dei progetti che possono avvenire all’interno dello studio di un artista o in una sede dedicata o in uno spazio preso in affitto”.<\/p>\n <\/strong><\/p>\n “Qui gli artisti decidono di invitare altri artisti a proporre il loro lavoro. Senza limiti di tipo commerciale c\u2019\u00e8 una totale libert\u00e0 nella scelta dei contenuti. Per questo sono spazi di grande sperimentazione e variet\u00e0<\/strong>. E\u2019\u00a0 anche un opportunit\u00e0 per ritorvare dei focus critici sulla pittura<\/strong> e per offrire delle opportunit\u00e0 espositive a giovani pittori italiani emergenti<\/strong>. Yellow collabora anche con le istituzioni ed \u00e8 presente in importanti eventi varesini \u2013 pensiamo all\u2019ultima edizione di \u2018Microcosmi\u2019 o a eventi al Sacro Monte \u2013 e milanesi. In questi tre anni sono state organizzate tra le 25 e le 30 mostre, invitando oltre 70 artisti.<\/p>\n \u201cE\u2019 stata ora allestita una mostra curata da Michael Lawton<\/strong>, un artista inglese che vive a Barcellona ed \u00e8 autore di ‘The Polycephalus<\/strong>‘, testo di accompagnamento alla mostra e rappresentativo della sua ricerca. Lawton<\/strong>, infatti, ipotizza che la migliore scrittura per accompagnare un\u2019opera sia la narrativa<\/strong> e sta frequentando proprio in questi mesi un Ph.D. nel quale si indagano le dinamiche di scrittura a partire da un quadro e di pittura a partire da un testo. I racconti di Polycephalus esistono nel mondo in cui lo spettatore entra quando incontra il quadro \u2013 spiega la Portatadino – testi scritti per i dipinti pi\u00f9 che su di essi. Il mondo di queste particolari narrazioni \u00e8 stato ispirato dalle interviste realizzate dal curatore con gli altri cinque artisti che ha coinvolto in questa esperienza: vivono tutti in Europa, ma sono di diverse origini e trasmettono un\u2019idea di internazionalit\u00e0<\/strong>“.<\/p>\n La mostra, visitabile su prenotazione, proseguir\u00e0 fino al 4 marzo. Ha un titolo interessante, una citazione tratta dal romanzo di J.C.Ballard \u2018Crash\u2019: \u2018As I took her arm she stared through my face at the dark branches of the trees over my head<\/strong>\u2019, che possiamo tradurre \u2018Quando afferrai il suo braccio, guard\u00f2 attraverso il mio volto i rami scuri degli alberi sopra la mia tresta\u2019. Una successione grafica che testimonia il fascino esercitato dalle parole su Lawton.<\/p>\n \u201cLa lettura di questa frase, dalla sintassi complessa e \u2018fratturata\u2019 gli ha suggerito l\u2019immagine di un quadro\u201d aggiunge la Portatadino, ricordando come l\u2019artista abbia gi\u00e0 realizzato una personale a Yellow tre anni fa. \u201cSe allora si era concentrato sul formato \u201830×25\u2019<\/strong>, che era anche il titolo dell\u2019allestimento, ora si \u00e8 magnificato, scegliendo un formato che \u00e8 quasi il doppio: 61×50<\/strong>. Sono suoi quattro lavori. L\u2019artista parte sempre da un elemento della realt\u00e0, che viene poi completamente rielaborato in chiave pi\u00f9 astratta<\/strong>. In questi quadri ha preso spunto dal Romanesco incontrato in Catalogna, dove vive, e dal fascino per l’uso della pittura in sostituzione del testo\u201d. Interessante l\u2019inserimento della contemporaneit\u00e0 nelle opere<\/strong>, come quella dal titolo \u2018Dirrecio Muntanya\u2019, che si riferisce a un modo di orientarsi a Barcellona ed \u00e8 in catalano. L’opera \u00e8 stata realizzata poco dopo il referendum in Catalogna.<\/p>\n Gli altri artisti esposti sono Catherine Parsonage<\/strong>, che a Yellow cita l’Orlando di Virginia Wolf, che l\u2019ha conquistata con la densit\u00e0 e la poeticit\u00e0 del suo immaginario. Le opere di Olarn<\/strong> utilizzano astrazione e collage per composizioni generate ora dal caso ora da scelte consapevoli e calibrate, mentre quelle di Rasmus Nilausen <\/strong>interpretano la sua concezione del dipingere come qualcosa che si situi tra il parlare e lo scrivere. Christiane Bergelt<\/strong> espone alcune memorie che fanno parte della serie \u2018Frank Sulfur Insence\u2019, nate dopo un viaggio dell’artista in Islanda. Infine, le realizzazioni di Ross Taylor<\/strong> riflettono sulla nostra mutevole percezione dello spazio ed \u2018escono\u2019 dalla cornice del “foglio” per animarsi sugli spigoli e negli angoli meno prevedibili dell’ambiente che le ospita\u201d. \u2018As I took her arm she stared through my face at the dark branches of the trees over my head<\/strong>\u2019, a cura di Michael Lawton Chiara Ambrosioni<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Vera Portatadino ha studiato Arte in Inghilterra. Poi \u00e8 tornata a Varese e ha creato un luogo aperto al pubblico, dove artisti locali, italiani, europei e del mondo possono incontrarsi e confrontarsi. Il nome di questo spazio? 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\nYellow \u00e8 una parola conosciuta da tutti\u201d.<\/p>\n
\n\u201cQuando sono rientrata dall\u2019Inghilterra ho iniziato a confrontarmi con artisti\u00a0 che avessero una ricerca radicata nell’arte contemporanea<\/strong> e che fossero attivi. Ho incontrato Ermanno Cristini<\/strong> e Luca Scarabelli<\/strong>, con i quali dirigo lo spazio Zentrum. Entrambi avevano gi\u00e0 avviato un\u2019attivit\u00e0 di sperimentazione<\/strong>, in particolare Cristini, che ha aperto occasionalmente al pubblico il suo studio residenza con l\u2019esperienza de \u2018L\u2019ospite e l\u2019intruso<\/strong>\u2019, dove proponeva la visione di interventi di altri artisti contemporanei, italiani e non solo. Quando ha dovuto trasferire parte del suo studio e ha chiesto a qualche amico se ci fosse l’intenzione, il desiderio di condividere questo spazio, io mi sono fatta avanti e gli ho proposto un focus proprio sulla pittura contemporanea”.<\/p>\n
\nYellow vuole anche essere un energetico segnale di rinnovamento<\/strong>“.
\nDal 2014<\/strong>, quando \u00e8 nata Yellow, ho invitato artisti italiani, inglesi, europei e internazionali a proporre loro lavoro e dei progetti, anche di mostre, di particolare interesse\u201d.<\/p>\n
\nE per chiudere, una bella frase detta sorridendo da Vera: \u201cIo sono innamorata della pittura<\/strong>\u201d.<\/p>\n
\nfino al 4 marzo
\nYellow<\/strong>
\nViale San Pedrino 4, Varese
\n+39 3474283218
\nyellowartistrunspace@gmail.com
\nwww.yellowartspace.com<\/p>\n