{"id":43013,"date":"2018-02-03T13:30:00","date_gmt":"2018-02-03T12:30:00","guid":{"rendered":"http:\/\/artevarese.com\/?p=43013"},"modified":"2021-01-25T11:02:38","modified_gmt":"2021-01-25T10:02:38","slug":"la-voglia-cambiare-mondo-revolution","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-voglia-cambiare-mondo-revolution\/","title":{"rendered":"La voglia di cambiare il mondo. Revolution"},"content":{"rendered":"
Mitici, eccezionali, formidabili. Gli aggettivi evocativi che si usano per definire gli anni Sessanta si sprecano<\/strong>. Ma fu davvero un periodo cos\u00ec straordinario? In realt\u00e0, s\u00ec. Soprattutto per chi ha avuto la fortuna di viverlo. Per i giovani di allora che oggi ne parlano con una punta di nostalgia o di \u201creducismo\u201d. Anche se molti di loro sono ormai rientrati nei ranghi, riassorbiti dal potere che allora si illudevano, pi\u00f9 o meno ipocritamente, di combattere, contrapponendovi la fantasia.<\/p>\n <\/p>\n Al di l\u00e0 di certe idee, rivelatesi purtroppo pura utopia, di quel periodo \u2013 soprattutto degli anni dal 1966 al 1970 \u2013 restano i grandi cambiamenti che coinvolsero la musica, la moda, il design<\/strong>, portati avanti dai giovani che, sotto la spinta di un idealismo ottimista, dovuto anche al cambiamento sociale ed economico del Paese, cercarono di rimettere tutto in discussione, cominciando da una certa mentalit\u00e0 borghese, poco incline alle novit\u00e0 e decisamente chiusa e repressiva.<\/p>\n Fu un periodo di grande fermento che fin\u00ec per incidere in modo molto significativo anche sul costume, portando una ventata di libert\u00e0, di creativit\u00e0, di emancipazione che coinvolse la musica, capace di liberarsi da certi schemi, cercando strade nuove,<\/strong> in particolar modo grazie alla generazione Beat e ai suoi demiurghi (Beatles e Rolling Stones); la moda, con la provocazione della \u201cminigonna\u201d, per opporsi al perbenismo borghese, i capelli lunghi dei ragazzi, per rifiutare la guerra (sono gli anni del Vietnam); i rapporti sessuali pi\u00f9 liberi. Tutto questo produsse un cambiamento di prospettiva, una \u201crivoluzione nella testa\u201d, ma anche un cambiamento permanente che costituisce la base del nostro vivere quotidiano di oggi.<\/strong><\/p>\n <\/p>\n Questo \u00e8 anche il pensiero, senz\u2019altro condivisibile, dei due curatori del libro, Victoria Broackes e Goeffrey Marsh<\/strong>, che hanno lavorato anche alla realizzazione della prima mostra sul tema che si \u00e8 tenuta a Londra<\/strong>. Il volume \u00e8 suddiviso in nove sezioni e corredato da diversi saggi che creano un ponte tra le due metropoli dove questi fenomeni furono pi\u00f9 evidenti<\/strong>: Londra<\/strong>, appunto, e San Francisco<\/strong>. La Mostra di Milano rispecchia fedelmente il libro e la mostra originaria londinese con qualche aggiunta che riguarda il nostro Paese, come la moda, con Missoni e Fiorucci, il costume, con le foto dei locali dei giovani, tra cui il Piper, e manifesti e titoli dei giornali italiani dell\u2019epoca<\/strong>. Da segnalare il grande tributo riservato dai curatori stranieri al grande regista Michelangelo Antonioni<\/strong>, al quale \u00e8 dedicato uno stand per il suo film \u201cBlow up<\/strong>\u201d.<\/p>\n <\/p>\n D\u2019altra parte, come noto, il film<\/strong> venne girato tutto a Londra (swinging London) e il regista<\/strong>, attraverso il protagonista che \u00e8 un fotografo, fu uno dei primi a cercare di cogliere e descrivere le mode giovanili, la musica, le contestazioni di quell\u2019epoca quasi sul nascere anche se indirettamente con il suo lavoro segnala la difficolt\u00e0 e l\u2019incapacit\u00e0 di comprendere appieno una realt\u00e0 in continua trasformazione.<\/p>\n Un libro interessante, ricchissimo di spunti, idee, sollecitazioni<\/strong>, da acquistare, leggere e sfogliare prima di andare alla Mostra<\/strong> che rester\u00e0 aperta fino al 4 aprile alla Fabbrica del Vapore<\/strong>, via Procaccini 4, ma anche dopo averla vista, per riflettere su un periodo storico al quale, in un modo o nell\u2019altro, nel bene e nel male, possiamo dirci debitori<\/strong>.<\/p>\n Revolution, Musica e ribelli 1966-1970, Dai Beatles a Woodstock<\/strong>, Skira\/V&A Publishing, 24 x 31 cm, 320 pag., 514 colori, cartonato, 49 euro.<\/p>\n Ugo Perugini<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Mitici, eccezionali, formidabili. Gli aggettivi evocativi che si usano per definire gli anni Sessanta si sprecano. Ma fu davvero un periodo cos\u00ec straordinario? In realt\u00e0, s\u00ec. Soprattutto per chi ha avuto la fortuna di viverlo. Per i giovani di allora che oggi ne parlano con una punta di nostalgia o di \u201creducismo\u201d. Anche se molti […]<\/p>\n","protected":false},"author":4,"featured_media":43069,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[13,45,64,327],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nMa il libro \u00e8 soprattutto ricco di immagini, fotografie, manifesti, fumetti, copertine di dischi, riproduzioni di vestiti, oggetti<\/strong>, un mix di grande effetto che consente di compiere un viaggio nel tempo e di cogliere lo spirito di quell\u2019epoca piena di entusiasmo, di passione, di speranze.<\/p>\n