{"id":43428,"date":"2018-02-28T13:30:26","date_gmt":"2018-02-28T12:30:26","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=43428"},"modified":"2018-02-28T19:50:34","modified_gmt":"2018-02-28T18:50:34","slug":"la-fotografia-scoprire-la-cultura-gitana","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-fotografia-scoprire-la-cultura-gitana\/","title":{"rendered":"La fotografia per scoprire la Cultura Gitana"},"content":{"rendered":"

I Gitani sono un popolo antico<\/strong>, le cui origini si perdono nel passato, nel territorio tra l\u2019India e il Pakistan. Lo dimostrano i tratti somatici, la lingua e anche alcuni testi antichi.
\nFanno parte di un preciso gruppo etnico: i Roman\u00ec<\/strong>. Non si sa perch\u00e9, a partire dall\u2019anno mille, lasciarono la loro terra d\u2019origine per raggiungere prima la Persia, quindi l\u2019Armenia e la Turchia, per fermarsi poi nei Balcani. Solo tra il XIV e il XV secolo arrivarono in Europa<\/strong> e, a quel punto, si erano uniti a loro molti esuli provenienti da Croazia, Serbia, Albania e Grecia, facendone un popolo di molte etnie – le due principali sono i Rom e i Sinti<\/strong> – accomunato dall\u2019uso della lingua roman\u00ec<\/strong>. Nel corso della storia hanno subito molte persecuzioni, come quella nazista. Con il passare del tempo da nomadi sono diventati stanziali<\/strong>, prendendo la cittadinanza del paese di residenza, ma perdendo molta della tradizione che li accomunava. Secondo le stime del Consiglio d’Europa in Europa vivono 10-12 milioni di roman\u00ed.<\/p>\n

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Il gruppo roman\u00ec divenuto quasi stanziale in Francia sono i Gitani<\/strong>. Vivono nella regione umida a sud di Arles, affacciata sul Mediterraneo: la Camargue<\/strong>.
\nQui il piccolo paese di Saintes Maries de la Mer<\/strong> ci racconta una storia affascinante. Prende il nome da due Marie: Maria Salom\u00e8 e Maria Jacob\u00e8<\/strong> che, secondo alcune leggende, furono perseguitate in Palestina, arrestate e abbandonate su una barca in mezzo al mare insieme alla serva Sara<\/strong>. Le donne, portate dalla corrente, approdarono sulla spiaggia francese.
\nLe due Marie divennero patrone del paese<\/strong> vicino e le loro statue sono collocate all\u2019interno della chiesa \u00a0mentre\u00a0 Sara, detta la Nera, divent\u00f2 la protettrice degli zingari<\/strong> e la sua statua \u00e8 posta nella cripta.<\/p>\n

Ogni anno \u00a0il 24 e 25 maggio, viene portata in processione lungo la spiaggia, in una festa piena di colori, canti e danze<\/strong>. In questi due giorni carovane di zingari provenienti da tutta Europa invadono il paese ritrovando quella unit\u00e0 di cui secoli di diaspora li hanno privati.<\/p>\n

Il mondo dei Gitani ha conquistato la fotografa Isella Bellotti<\/strong>, che \u00e8 autrice degli scatti raccolti nel Battistero di Velate nella mostra \u201cGitani e altre storie di Camargue<\/strong>\u201d, che prosegue fino al 18 marzo ed \u00e8 curata da Carla Tocchetti<\/strong>.<\/p>\n

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La Tocchetti<\/strong> sottolinea che \u201cla mostra \u00e8 un omaggio alla spiritualit\u00e0 del mondo gitano<\/strong>, popolato di persone che vivono completamente immerse nell\u2019ambiente naturale originario. Questa loro essenza li pone in comunione perfetta con con la natura e con gli animali. Soprattutto con il cavallo bianco camarguese<\/strong>, che \u00e8 al centro di una leggenda secondo la quale sarebbe nato dalla spuma del mare.
\nIl loro modo di vivere, la loro quotidianit\u00e0 sulle coste \u00e8 davvero una dimensione magica che noi oggi riscopriamo attraverso l’obiettivo di Isella Bellotti<\/strong>. Un obiettivo che si avvicina in punta di piedi e sa cogliere l’istante grazie alla grande empatia sviluppata con questo popolo\u201d.<\/p>\n

E, infatti, la Bellotti<\/strong> racconta: \u201cI Gitani mi hanno sempre attirato<\/strong>. Volevo scoprire qualcosa di pi\u00f9 sulla loro cultura e sulle loro tradizioni. Sono spesso\u00a0 persone colte, con un\u2019ottima padronanza della lingua francese: com\u2019\u00e8 possibile che scelgano di essere nomadi per tutta la vita?<\/strong> Eppure loro sono felici e respirano la libert\u00e0<\/strong>. Ho deciso di fotografarli per spiegare la fusione tra sacro e profano che caratterizza la loro\u00a0 vita\u201d.<\/p>\n

\u201cSono partita per la Camargue e li ho avvicinati con attenzione, – continua la fotografa – senza mostrare la macchina fotografica. Ti devono vedere per due, tre volte: quando entri in sintonia ti accettano”.<\/p>\n

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“Avevo sentito narrare la meraviglia della festa in onore di Sara la Nera<\/strong> e, quando ho saputo che ricorreva il 24 maggio, sono riuscita a entrare in chiesa: ho visto che agghindavano la statua con abiti e veli colorati. Poi accompagnano la processione lungo la spiaggia con la preghiera \u2018Sara, Sara, je te suppli\u2019, \u2018ti supplico\u2019 e chiedono alla loro santa le cose pi\u00f9 disparate: tre cavalli o un aquirente per un cesto di vimini. Quella dei gitani \u00e8 una religione molto primitiva, devota a una donna umile, a una serva<\/strong>. A una degli \u2018ultimi\u2019”.<\/p>\n

“C\u2019erano anche due preti<\/strong> che li accompagnavano sorridendo e che, alla fine della processione, hanno benedetto<\/strong> prima i loro cavalli bianchi<\/strong>, poi le cose pi\u00f9 strane: i capelli del latin lover e dello sciamano, una pentola rotta e anche la lavatrice che sta sulla strada. Loro credono veramente che questo tipo di preghiera funzioni. Quando inizia la processione sono tutti vestiti di nero e hanno gli occhi lucidi. E\u2019 un momento emozionante”.<\/p>\n

\"\"“Per me \u00e8 stata un\u2019esperienza fantastica, l\u2019unico modo per non vedere il lato turistico del gitano. Il gitano non \u00e8 solo refrattario alle regole e al potere. Ha una sua tradizione e una sua primitiva forma di religione che \u00e8 riuscita in qualche modo a coinvolgere la Chiesa Cattolica \u2013 conclude la Bellotti. – Non \u00e8 poco\u201d.<\/p>\n

Chiara Ambrosioni<\/p>\n

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