{"id":43577,"date":"2018-03-10T13:30:45","date_gmt":"2018-03-10T12:30:45","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=43577"},"modified":"2018-03-10T11:57:03","modified_gmt":"2018-03-10T10:57:03","slug":"frida-kahlo-suo-universo-mostra","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/frida-kahlo-suo-universo-mostra\/","title":{"rendered":"Frida Kahlo, il suo universo in mostra"},"content":{"rendered":"

\u201cDipingo i fiori per non farli morire.\u201d<\/em><\/p>\n

Occhi neri come la pece, capelli lunghi e scuri, spesso raccolti sulla nuca, sopracciglia che formano un’unica linea e che sembrano voler nascondere lo sguardo, i pensieri.<\/strong><\/p>\n

\"\"<\/p>\n

E’ Frida Kahlo, fiera \u2013 determinata \u2013 orgogliosa del suo corpo, delle sue cicatrici, dei suoi difetti.<\/strong> Nata nel 1907 affetta da spina bifida<\/em>, erroneamente scambiata per poliomielite, a diciotto anni subisce un grave incidente stradale che le causa la frattura della colonna vertebrale e che la obbliga prima a letto, e poi ad indossare un busto contenitivo.\u00a0 Una vita di dolore, di sofferenza. Ma non solo. Quella di Frida \u00e8 soprattutto una vita di contraddizioni, di cui va fiera, tanto da farne tratto distintivo della sua identit\u00e0.<\/p>\n

Pi\u00f9 il suo corpo l’abbandona, e pi\u00f9 Frida trova la forza per far correre la mente, la fantasia<\/strong>. Con un cavalletto montato sul letto, dipinge anche quando il male fisico la obbliga a stare sdraiata. Niente riesce a fermare la sua mano, la sua determinazione, la sua energia.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Indossa abiti sgargianti e sceglie sempre colori accesi, che vogliono contrastare la morte, a cui inesorabilmente la malattia la conduce (si spegne nel 1954, a soli 47 anni). <\/strong><\/p>\n

Frida vuole vivere, fino all’ultimo secondo. Vuole trasmettere vitalit\u00e0, attraverso le sue opere e le sue parole.
\n\u201cDipingo fiori per non farli morire\u201d,<\/em> dice. E uno di quei fiori \u00e8 proprio lei:\u00a0 protagonista di molte delle sue opere, Frida si raffigura VIVA, COLORATA, PRONTA A COMBATTERE.\u00a0 Oltre ogni sofferenza.<\/p>\n

\u201cHanno pensato che fossi una surrealista, ma non lo ero. Non ho mai dipinto sogni. Ho dipinto la mia realt\u00e0<\/strong>.\u201d<\/em><\/p>\n

Fino al 3 giugno il MUDEC, Museo delle culture di Milano, celebra Frida Kahlo con una grande retrospettiva<\/strong>. Pi\u00f9 di cento opere, tra quadri \u2013 fotografie e disegni. Molti dei quali per la prima volta esposti in Italia.<\/p>\n

Ma l’aspetto pi\u00f9 rilevante dell’esposizione, \u00e8 la nuova chiave di lettura dell’opera di Frida. \u201cNel migliore dei casi\u201d<\/em> – spiega il curatore della mostra Diego Sileo – \u201cla pittura dell’artista \u00e8 stata interpretata come un semplice riflesso delle sue vicissitudini personali o, nell\u2019ambito di una sorta di psicoanalisi amatoriale, come un sintomo dei suoi conflitti e disequilibri interni. L\u2019opera si \u00e8 vista quindi radicalmente rimpiazzata dalla vita e l\u2019artista irrimediabilmente ingoiata dal suo personaggio<\/em>. Questa mostra<\/strong>, invece, desidera condurre il visitatore OLTRE IL MITO<\/strong>, come il titolo stesso dice\u201d. <\/em><\/p>\n

L’esposizione \u00e8 divisa in quattro aree tematiche che sintetizzano i grandi temi delle opere di Frida: Donna, Terra, Politica e Dolor<\/strong>e. <\/strong><\/p>\n

\u201cL\u2019amore? Non so. Se include tutto, anche le contraddizioni e i superamenti di se stessi, le aberrazioni e l\u2019indicibile, allora s\u00ec, vada per l\u2019amore.
\nAltrimenti, no.\u201d<\/em><\/p>\n

La fisicit\u00e0 tormentata di Frida non le permette di diventare madre. Per ben tre volte subisce un aborto. <\/strong><\/p>\n

Nei suoi quadri l’artista racconta la maternit\u00e0 negata, il dolore, la sofferenza. Fisica e psicologica.<\/strong> Nelle sue opere vediamo sangue, lacerazioni del corpo, malattia, ma anche quella tenacia che ha sempre spinto Frida a riprovarci. Ancora e ancora. Ad essere felice, ad essere amata.
\nTravagliata anche la sua storia con Diego Rivera, per lei inafferrabile, e che mai \u00e8 riuscita a sentire completamente suo. Tra tradimenti e lacrime, Frida ama quell’uomo in modo totalizzante, con il corpo e con la mente.<\/p>\n

 <\/p>\n

Nel suo quadro IL LETTO VOLANTE<\/em>, l’artista si ritrae dopo un aborto<\/strong>, distesa sul letto di un ospedale, nuda, sanguinante e sola. Il suo ventre \u00e8 ancora rigonfio e ovunque sono presenti rivoli di sangue che portano l’occhio dell’osservatore ad altri oggetti dipinti, volti a raccontare il suo dramma: il feto perduto, la debole struttura ossea del suo bacino, un\u00a0 fiore (a lei donato da Diego) e la lumaca, che allude a un ciclo di fertilit\u00e0 ormai terminato.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

L\u2019opera trasmette solitudine, dolore, sconforto. L\u2019aborto –\u00a0 argomento non facile da affrontare in quegli anni – rende Frida ancora pi\u00f9 coraggiosa, tanto da superare ogni vergogna, tanto da raccontare, con i suoi pennelli, una delle esperienze pi\u00f9<\/strong> traumatiche della sua vita.<\/p>\n

\u201cIo ti consegno il mio universo.\u201d <\/em><\/p>\n

Nelle sue tele Frida si racconta. Parla, prima di tutto, delle sue origini.<\/strong> I colori utilizzati, i suoi abiti, la natura che circonda i soggetti delle sue opere, sono tutti elementi tipici del suo Messico. Sono quelli che ripetutamente ritrae, anche quando – immobile in un letto di ospedale o a casa – non riesce a vedere, ma che continua ininterrottamente a sognare. Frida racconta la storia del suo popolo, le sue tradizioni, i profumi e le leggende di una terra tormentata, proprio come lei, e per cui decide di battersi, in prima linea, iscrivendosi al Partito Comunista.<\/p>\n

\u201c<\/em><\/strong>Devo lottare con tutte le mie energie affinch\u00e9 quel poco di positivo che la salute mi consente di fare sia nella direzione di contribuire alla Rivoluzione. La sola vera ragione per vivere.\u201d<\/strong><\/em><\/p>\n

Frida condivide fin dalla pi\u00f9 giovane et\u00e0 gli ideali della rivoluzione socialista<\/strong>, volta a contrastare l’oppressione del capitalismo, vissuto in Messico anche sotto forma del giogo imperialista americano, profondamente radicato nel Paese. Il Messico della prima met\u00e0 del Novecento \u00e8 protagonista di aspri scontri di classe in cui i contadini tentano, durante la rivoluzione del 1910, di rovesciare la dittatura di Porfirio Diaz e di dare forma a una democrazia contadina basata sulla collettivizzazione delle terre. Il paese – diviso tra ricchi proprietari terrieri e una grossa fetta di poveri contadini e braccianti agricoli indigeni – \u00e8 percorso dalle manie di espansione dei latifondisti, proprietari delle hacienda<\/em>. In questo clima, la sete di giustizia sociale si fa sempre pi\u00f9 forte e incontenibile.<\/p>\n

Nata nel 1907, Frida afferma per tutta la sua vita di aver visto la luce il 7 luglio 1910, nel fatidico giorno in cui Emiliano Zapata inizia la sua rivoluzione per liberare il Messico dalla dittatura del Generale Porfirio Diaz.<\/strong><\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Iscritta al\u00a0 Partito Comunista Messicano dal 1928, Frida partecipa attivamente alla vita politica, e proprio cos\u00ec conosce Diego Rivera, una delle pi\u00f9 importanti figure della scena politica e culturale del Messico post-rivoluzionario.<\/p>\n

\u201c<\/em><\/strong>Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo \u00e8 stato quando un tram mi ha travolto, il secondo \u00e8 stato Diego Rivera.\u201d<\/strong><\/em><\/p>\n

Eccola Frida, con la sua vita sofferta, il suo matrimonio infelice, con i suoi aborti, la maternit\u00e0 mancata, il suo amore per una terra devastata.
\n<\/strong><\/p>\n

Frida rivoluzionaria, tenace, anticonformista.
\nUna donna che, attraverso il dolore, ci insegna ad amare e soprattutto ad amarci, accettando ogni nostra debolezza, accettando persino il dolore.<\/p>\n

\u201c<\/em>Abbiamo bisogno di amare noi stessi al di sopra di tutto, <\/em>\u00a0dobbiamo dire basta alla nostra sofferenza, solo cos\u00ec riusciremo a coltivare la nostra essenza e a mostrare con orgoglio il nostro stile personale\u201d.<\/em><\/p>\n

Debora Banfi <\/em><\/p>\n

\u00a0<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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