Substrato<\/strong><\/a> riapre i battenti in via Robbioni. E lo fa in grande stile, presentando un’opera maxi di Andrea Ravo Mattoni, l’artista varesino<\/b> che negli ultimi due anni sta conquistando il mondo grazie al suo nuovo progetto di democratizzazione dell’arte.\u00a0<\/span><\/p>\n <\/span><\/p>\nAndrea Ravo Mattoni collabora infatti con il Museo del Louvre<\/b>, con enti pubblici, privati e citt\u00e0 in Italia e ormai in tutto il mondo. Nei prossimi giorni sar\u00e0 a Parigi per realizzare un nuovo grosso lavoro, poi in Normandia, a Londra, a San Pietroburgo, Mosca, a Miami, e di ritorno a Novara, Varallo Sesia, Covo.<\/span><\/p>\n <\/p>\n
\u201cQuest’opera a Substrato<\/strong> \u00e8 un omaggio a quello che \u00e8 stato l’inizio del mio progetto \u201cRecupero del classicismo nel contemporaneo\u201d<\/b> che ha avuto inizio con il Caravaggio <\/b>al sottopassaggio dell’Iper alla fine di viale Belforte\u201d (\u201cLa cattura di Cristo\u201d<\/b>) \u2013 racconta Andrea Ravo Mattoni. Da l\u00ec \u00e8 iniziato tutto, nel 2016<\/b>.<\/span><\/p>\n <\/p>\n
Nello spazio di Substrato in via Robbioni a Varese Ravo ha appena realizzato in grande scala The happy violinist di Gerrit van Honthorst<\/b>, olio su tela del 1624 dalle dimensioni originali di 83 x 68 cm, oggi conservato nel Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid. Nessuna aggiunta, nessuna \u201ccreazione\u201d, nessuna nuova immagine. L’artista si definisce pi\u00f9 un direttore d’orchestra che un compositore.<\/span><\/p>\n <\/p>\n
\u201cQuesta idea di omaggiare l’arte classica attraverso l’utilizzo delle bombolette, <\/b>creando un ponte tra la strada e le istituzioni museali<\/b> con una sorta di riculturalizzazione dal basso<\/em><\/strong> \u00e8 sempre stato il mio obiettivo. I musei si sono accorti di questo e infatti adesso sto lavorando con il direttore del Louvre, che venne a trovarmi nell’agosto 2017. Dopo Roma, Milano, Messina, anche Brebbia, Leggiuno, Busto Arsizio e molte altre citt\u00e0 mi propongono muri<\/strong>. Mi interessano le grandi aree urbane ma anche moltissimo i piccoli centri che custodiscono tesori inimmaginabili, come Varese<\/strong> con il Morazzone<\/strong> e Bernardino Luini<\/strong>, Varallo Sesia<\/strong> con Tanzio da Varallo e Gaudenzio Ferraris<\/strong>. L\u2019intenzione \u00e8 quella di riportare all\u2019attenzione sui dipinti che hanno fatto la storia dell\u2019arte, per riscoprire il classicismo in tutte le sue espressioni. Ogni opera ha un legame con il territorio in cui viene riprodotta.”<\/strong><\/span><\/p>\n <\/p>\n
Andrea Ravo Mattoni ama mettere in luce quadri classici dal Quattrocento all’Ottocento attraverso un sapiente uso della bomboletta<\/strong>, che utilizza come un artista allo stesso tempo antico e contemporaneo, realizzando il fondo color mattone e sovrapponendo in seguito i pigmenti necessari. \u201cQuesto lavoro si affaccia in una prospettiva di arte sociale, il contatto con la gente \u00e8 importantissimo\u201d, spiega Ravo, \u201cingigantendo i capolavori dell’arte italiana sono le opere ad andare dalle persone. In un’epoca cos\u00ec frenetica questo pu\u00f2 fermare il tempo per un attimo.<\/strong>\u201d<\/span><\/p>\n\u201cHo iniziato nel 1995. Facevo graffiti in cui scrivevo il nome che mi ero dato,\u201cRavo\u201d.\u00a0<\/span>Il writing nacque nel 68 a New York<\/strong> dove dei ragazzi del Bronx iniziarono a scrivere il proprio nome sulla metropolitana per farlo arrivare a Manhattan, come gesto di ribellione e di protesta nei confronti della societ\u00e0. Io feci la stessa cosa a Varese<\/strong> sui treni che andavano a Milano con il nome Ravo.\u00a0<\/span><\/p>\n <\/span><\/p>\nVissuto in una famiglia di artisti (padre artista comportamentale e concettuale e illustratore, nonno pittore e zio illustratore) che lo ha sempre incoraggiato a trovare nuove strade, Andrea Ravo Mattoni si \u00e8 poi iscritto all’Accademia d’Arte di Brera, dove si \u00e8 poi appassionato al figurativo. \u201cTornai al muro con una presa di visione differente. L’utilizzo della bomboletta venne trasformato<\/strong>.\u201d E cos\u00ec, dopo un percorso di ricerca artistica in cui il lavoro in strada \u00e8 stato frammentato in favore di un approfondimento in studio, capace di evidenziare la capacit\u00e0 ritrattiva e di disegno (\u201cVeri Nobili\u201d), Ravo torna alla storia dell’arte ma con una visione nuova, quella urbana, che si trasforma poi nell’attuale progetto \u201cRecupero del classicismo nel contemporaneo\u201d. <\/b><\/span><\/p>\n Prima opera di questa svolt\u00e0 \u00e8 proprio il Caravaggio alla fine di viale Belforte a Varese del 2016, <\/b>nato grazie al progetto Urban Canvas<\/strong>, promosso dall\u2019associazione Wg Art animata dalla brillantissima e irrefrenabile Ileana Moretti, promotrice anche della riapertura di Substrato. <\/strong><\/span><\/p>\n\u201cSe si insegnasse la bellezza alla gente<\/strong>, la si fornirebbe di un\u2019arma contro la rassegnazione, la paura e l\u2019omert\u00e0. All\u2019esistenza di orrendi palazzi sorti all\u2019improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilit\u00e0, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che \u00e8 cos\u00ec, pare dover essere cos\u00ec da sempre e per sempre.<\/span><\/em> \n<\/span>\u00c8 per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perch\u00e9 in uomini e donne non si insinui pi\u00f9 l\u2019abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosit\u00e0 e lo stupore\u201d<\/strong> (Peppino<\/span><\/em> Impastato) Una frase, questa, molto cara ad Andrea Ravo Mattoni, che ne orienta gli sforzi e che riporta anche sul suo sito internet.<\/span><\/p>\n <\/p>\n
Alessia Zaccari<\/p>\n
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Con Andrea Ravo Mattoni a Varese riapre Substrato - ArteVarese.com<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n