{"id":46004,"date":"2018-07-12T07:00:16","date_gmt":"2018-07-12T05:00:16","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=46004"},"modified":"2018-07-13T08:42:58","modified_gmt":"2018-07-13T06:42:58","slug":"idoli-e-luomo-scopri-lanima","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/idoli-e-luomo-scopri-lanima\/","title":{"rendered":"Idoli. E l\u2019uomo scopr\u00ec l\u2019anima"},"content":{"rendered":"
Giancarlo Ligabue<\/b> \u00e8 stato un imprenditore e un archeologo collezionista tra i pi\u00f9 importanti. Nato a Venezia, paleontologo, esploratore, ha partecipato a 130 spedizioni scientifiche in Africa e in Asia. A un anno dalla sua morte, nel 2016, \u00e8 stata costituita dal figlio Inti la<\/span> Fondazione<\/b> che porta il suo nome.<\/span><\/p>\n Il suo desiderio era quello di \u201c<\/span>conoscere e far conoscere<\/i><\/b>\u201d le antiche civilt\u00e0 umane, il loro spirito religioso, fin dall\u2019et\u00e0 paleolitica, attraverso le tracce di cultura figurativa che hanno lasciato, cogliendone gli aspetti comuni, che sono molti anche in territori tra loro lontanissimi.<\/span><\/p>\n Il figlio <\/span>Inti Ligabue<\/b> ha presentato in anteprima la terza mostra organizzata dalla Fondazione e intitolata \u201cIdoli. La Scoperta dell\u2019anima\u201d. Le precedenti due mostre, \u201cIl mondo che non c\u2019era\u201d sull\u2019arte precolombiana, e \u201cPrima dell\u2019Alfabeto. Viaggio alle origini della scrittura in Mesopotamia\u201d hanno riscosso un grande successo di pubblico.<\/span><\/p>\n Questa nuova mostra <\/span>che si aprir\u00e0 a Venezia dal 15 settembre prossimo a Palazzo Loredan, Campo Santo Stefano<\/b>, propone <\/span>100 opere<\/b> (solo 14 della Collezione Ligabue, per il resto si tratta di prestiti provenienti dai pi\u00f9 importanti musei archeologici europei e da privati) che risalgono all\u2019alba della civilt\u00e0, dal 4000 al 2000 avanti Cristo e provengono da territori molto lontani tra loro dalla penisola iberica alla valle dell\u2019Indo, dalle porte dell\u2019Atlantico ai confini coll\u2019Estremo Oriente.<\/span><\/p>\n Un\u2019idea della Mostra<\/b><\/p>\n Nel periodo della cosiddetta \u201crivoluzione neolitica\u201d si ha il passaggio da clan e trib\u00f9 a societ\u00e0 pi\u00f9 complesse, con l\u2019avvento di nuove tecniche di lavorazione dei metalli, le prime forme di scrittura, l\u2019avvio di reti commerciali e di traffici e scambi sempre pi\u00f9 fitti. Ci conferma questa teoria la diffusione di materiali provenienti da paesi diversi come l\u2019ossidiana, i lapislazzuli e l\u2019avorio.<\/span><\/p>\n In questo periodo, la figura umana viene rappresentata in graffiti, pitture ma anche sculture, statuette di diversi materiali con significato simbolico, religioso, o in funzione rituale. E\u2019 ancora un mistero il senso di queste realizzazioni, ma l\u2019archeologa, <\/span>Annie Caubet<\/b>, che ha curato l\u2019esposizione e il catalogo che uscir\u00e0 per i tipi di <\/span>Skira Editore,<\/b> segnala che una delle prime realizzazioni riguarda le \u201cDee Madri\u201d, rappresentate come donne molto grasse, con ampi seni e fianchi, simbolo dell\u2019opulenza, della ricchezza (figure steatopigie).<\/span><\/p>\n Con l\u2019avvento dell\u2019epoca urbana cambiano i canoni delle rappresentazioni e la donna lascia il posto da un lato a forme pi\u00f9 astratte, pi\u00f9 schematiche, con operazioni di sineddoche visiva (una parte per il tutto) come gli occhi, il triangolo pubico, i seni, o immagini femminili a forma di fallo, in una sorta di sincretismo androgino.<\/span><\/p>\n Dall\u2019altro lato, pi\u00f9 realistiche, anche se pi\u00f9 idealizzate, come statuette di nudi femminili, forse facenti parte di qualche culto domestico, o le statuette cicladiche in marmo, con le braccia incrociate a proteggere la pancia, in stato di gravidanza, in alcuni casi deposte sulle tombe in occasioni di rituali funebri.<\/span><\/p>\n La Mostra ci conduce poi a scoprire l\u2019Egitto, con le statuine di argilla dipinta fino alle prime immagini di uomini e dei, come l\u2019Uomo Toro, il Drago dell\u2019Oxus, ibridi tra uomo e animale, con indumenti, abiti, attributi che ne simboleggiano la forza.<\/span><\/p>\n Il fascino di questi lavori<\/b><\/p>\n Perch\u00e9 queste sculture realizzate da 4000 \u00a0a 2000 anni prima di Cristo, suscitano ancora tanta curiosit\u00e0 e affascinano profondamente le persone?<\/span><\/p>\n Perch\u00e9, anche senza avere alcuna conoscenza archeologica, \u00a0intuiamo che questi oggetti segnano il cammino dell\u2019uomo verso la civilt\u00e0. Quando l\u2019uomo scopre il suo corpo, lo riproduce in immagini, pitture, graffiti, o in rappresentazioni tridimensionali, infatti, significa che qualcosa \u00e8 cambiato dentro di lui. <\/span><\/p>\n <\/span><\/p>\n Diventa consapevole, cosciente del suo ruolo e cerca di scoprire nel corpo che riproduce, nella sua forma esterna, un senso, un fine ultimo, che va oltre la corporeit\u00e0, anche se ancora non lo sa definire \u201canima\u201d, e comincia a intuire quel vago concetto di religiosit\u00e0 che, in fondo, \u00e8 il suo incoercibile bisogno di speranza.<\/span><\/p>\n <\/p>\n Ugo Perugini<\/b><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Giancarlo Ligabue \u00e8 stato un imprenditore e un archeologo collezionista tra i pi\u00f9 importanti. Nato a Venezia, paleontologo, esploratore, ha partecipato a 130 spedizioni scientifiche in Africa e in Asia. A un anno dalla sua morte, nel 2016, \u00e8 stata costituita dal figlio Inti la Fondazione che porta il suo nome. 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