{"id":49211,"date":"2019-02-15T08:52:45","date_gmt":"2019-02-15T07:52:45","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=49211"},"modified":"2019-02-13T09:13:35","modified_gmt":"2019-02-13T08:13:35","slug":"magritte-experience-a-milano-ceci-nest-pas-magritte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/magritte-experience-a-milano-ceci-nest-pas-magritte\/","title":{"rendered":"Magritte Experience a Milano: ceci n\u2019est pas Magritte"},"content":{"rendered":"
Milano, Fabbrica del Vapore<\/span><\/i>. Nel penultimo weekend di apertura di<\/span> Inside Magritte<\/i><\/b><\/a>, la mostra immersiva dedicata a Ren\u00e8 Magritte, ci siamo messi diligentemente in coda. Ma \u00e8 valsa la pena attendere? Ci siamo realmente immersi nel mondo dell\u2019artista surrealista? Rispondiamo con un secco no.<\/span><\/p>\n <\/span><\/i><\/p>\n La mostra \u00e8 risultata essere un\u2019occasione sprecata. Quello che manca \u00e8 proprio l\u2019experience tanto decantata. Andiamo con ordine. Una volta che si fa il proprio ingresso nello spazio espositivo, si viene accolti in una <\/span>prima sala <\/b>dove \u00e8 ricostruita <\/span>la vita dell\u2019artista:<\/b> sulla parete di fondo alcuni pannelli rendono illeggibili le tappe del percorso di Magritte, discutibile infatti il colore scelto per il font. Troppo fitta anche la descrizione, aggiungiamo.<\/span><\/p>\n <\/span><\/i><\/p>\n Nella seconda sala una serie di <\/span>schermi e pannelli<\/b> raccontano pi\u00f9 nel dettaglio la formazione dell\u2019artista. Didascalico, ma nulla di pi\u00f9. Ma c\u2019\u00e8 qualcosa di <\/span>apprezzabile<\/b> in questa stanza? S\u00ec la <\/span>musica<\/b> scelta per avvolgere il visitatore. Davvero clamorosa, a tratti commovente. Stiamo parlando non a caso di <\/span>Erik Satie, Gabriel Faur\u00e8, Calude Debussy e Maurice Ravel<\/b>, per citarne solo alcuni.<\/span><\/p>\n La musica non basta per\u00f2 a salvare <\/span>Inside Magritte<\/i><\/b>; alcune esposizioni degli ultimi anni hanno permesso esperienze molto pi\u00f9 immersive. Due esempi su tutti: l\u2019esposizione dedicata ad <\/span>Escher<\/b>, organizzata a <\/span>Palazzo Reale<\/b> e la <\/span>monografica sulla fotografa Sarah Moon all\u2019Armani Silos<\/b><\/a>. Nel primo caso, il visitatore veniva coinvolto attivamente nel percorso espositivo, nel secondo veniva totalmente catturato dal mondo della fotografa\u00a0<\/span>francese.<\/p>\n Invece alla Fabbrica del Vapore si rimane fuori dall\u2019universo artistico di Magritte. La visione completa dell\u2019opera dell\u2019artista tanto decantata si riduce alla <\/span>proiezione delle opere sui maxi schermi<\/b>, anche se il senso sembra sfuggire. Quello che rimane \u00e8 il ricordo di <\/span>immagini fluttuanti<\/b>, ma questo percorso espositivo multimediale sembra rimanere quasi grezzo, come se potesse essere sviluppato meglio. <\/span><\/p>\n Forse semplicemente le mostre experience hanno fatto il loro tempo e non \u00e8 pi\u00f9 sufficiente cercare di far leva sulle emozioni di chi guarda bombardandolo di immagini. D\u2019altro canto pare che <\/span>Inside Magritte<\/i><\/b> abbia ottenuto un buon successo di pubblico. Cosa ha attirato i visitatori? Probabilmente la grandezza di Ren\u00e9 richiama l\u2019attenzione di suo e d\u2019altra parte le esposizioni immersive suscitano sempre interesse. Pensiamo anche che Magritte \u00e8 talmente entrato nell\u2019immaginario collettivo che esiste un bar a Milano, di cui non facciamo il nome, che ha nell\u2019insegna la scritta: \u201cQuesto non \u00e8 un bar\u201d. Ma questa \u00e8 un\u2019altra storia. E probabilmente a Magritte interesserebbe. <\/span><\/p>\n Eleonora Manzo<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Milano, Fabbrica del Vapore. Nel penultimo weekend di apertura di Inside Magritte, la mostra immersiva dedicata a Ren\u00e8 Magritte, ci siamo messi diligentemente in coda. Ma \u00e8 valsa la pena attendere? Ci siamo realmente immersi nel mondo dell\u2019artista surrealista? Rispondiamo con un secco no. La mostra \u00e8 risultata essere un\u2019occasione sprecata. Quello che manca \u00e8 […]<\/p>\n","protected":false},"author":5,"featured_media":49214,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[64],"tags":[],"yoast_head":"\n
\n<\/span>Il pezzo forte dovrebbe essere la <\/span>experience-room<\/i><\/b>, che<\/span>\u00a0permetterebbe al visitatore di immergersi totalmente nella produzione del surrealista belga per 50 minuti. Quello che ci si trova davanti entrando \u00e8 una sala ricreativa, con instagrammers in azione e immagini multimediali ripetute sulle varie pareti. Forse lo spazio sarebbe potuto essere pi\u00f9 coinvolgente se ci fosse stata una copertura. Anche il cubo posto al centro del locale con gli effetti che genera sa di gi\u00e0 visto.<\/p>\n