{"id":49428,"date":"2019-02-27T14:00:34","date_gmt":"2019-02-27T13:00:34","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=49428"},"modified":"2019-02-26T17:10:49","modified_gmt":"2019-02-26T16:10:49","slug":"che-bello-questo-antonello","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/che-bello-questo-antonello\/","title":{"rendered":"Che bello questo Antonello!"},"content":{"rendered":"
Milano – Diciannove opere di Antonello da Messina al Palazzo Reale<\/b>, lo stesso numero di quelle, sempre del maestro siciliano, sistemate da Carlo Scarpa fra stoffe di color chiaro nel Palazzo Comunale di Messina in occasione della mostra che nel 1953 riaccese l\u2019interesse verso questo arcano, straordinario maestro. Certo diciannove opere non sono tutte e, forse, nemmeno tante, eppure con il loro incanto bastano a far intendere la grandezza di questo artista capace di fondere in maniera esemplare e assoluta la purezza astratta dei pittori italiani a lui contemporanei e la resa del dettaglio dei maestri fiamminghi<\/b> portata fino all\u2019estremo.<\/p>\n
S\u2019era formato bene Antonello (Messina 1430-1479), a bottega da Colantonio, nella Napoli di Alfonso d\u2019Aragona<\/b>, tutta presa da un gran fervore di cultura, ovviamente, e massimamente, anche artistica, con l\u2019arrivo incessante di pittori e di opere dalla Catalogna, dalla Provenza, dalla Borgogna e dalle Fiandre. Quest\u2019ultima una terra dove tante erano le novit\u00e0, non solo formali ma anche tecniche, da conoscere e approfondire al punto che Antonello vi s\u00ec rec\u00f2, almeno a leggere il Vasari: \u201cfece molti quadri ad olio, secondo che in Fiandra aveva imparato\u2026\u201d.<\/b> E, se non vi and\u00f2, certamente trov\u00f2 nelle opere di Jan Van Eyck<\/b> e di altri artisti di quella terra stimoli proficui per dar nuova aria e vita alla pittura non solo della sua terra, dove ancora i fondi oro erano i prediletti, ma anche di altre parti d\u2019Italia. Tuttavia l\u2019irrequietezza di Antonello e le sue curiosit\u00e0 non gli fecero disdegnare, anzi!, quanto veniva producendosi anche nei centri del nostro Rinascimento: innegabile l\u2019approfondimento delle proposte formali e prospettiche di Piero della Francesca<\/b> e poi, pi\u00f9 avanti, del lavorio di luce, colore e spazio di Giovanni Bellini<\/b>, anche lui ritrattista \u201calla fiamminga\u201d, proprio come Antonello.<\/p>\n