{"id":49830,"date":"2019-03-22T12:00:07","date_gmt":"2019-03-22T11:00:07","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=49830"},"modified":"2019-03-21T19:31:18","modified_gmt":"2019-03-21T18:31:18","slug":"il-meraviglioso-mondo-della-natura","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-meraviglioso-mondo-della-natura\/","title":{"rendered":"Il meraviglioso mondo della natura"},"content":{"rendered":"

Milano – Si poteva fare soltanto una mostra dedicata al vasto ciclo pittorico esaltante il mondo naturale conservato in Palazzo Sormani, nella sala cosiddetta del Grechetto, nome del suo supposto autore, ma figuriamoci se <\/span>Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa<\/b> a fronte di questa proposta potessero accontentarsi di compiere solo un lavoro di serrata filologia. E cos\u00ec hanno inventato una mostra \u201csui generis\u201d, non solo attraente per tutte le meraviglie che presenta, ma anche di stimolo per far vedere, come scrive l\u2019assessore Filippo Del Corno, \u201c<\/span>la natura con occhi nuovi, per tornare a meravigliarsene<\/b> con stupefatta innocenza e per studiarne la perfezione, con cura e desiderio di conoscerne i segreti\u201d. \u00a0<\/span><\/p>\n

Intitolata <\/span>\u201c<\/span>Il meraviglioso mondo della natura. Una favola tra arte, mito e scienza<\/b>\u201d, l\u2019esposizione \u00e8 visibile fino al 14 luglio al piano nobile di Palazzo Reale entro un azzeccato allestime<\/span>nto di Margherita Palli. Essa trova una breve ma intensa \u201couverture\u201d in due fogli grafici: uno raffigura un gatto che, tutto soddisfatto, si gusta il pezzo di cacio rubato; l\u2019altro \u00e8 nientemeno che un <\/span>foglio del Codice Atlantico<\/b> dove <\/span>Leonardo<\/b> ha fissato un altro gatto intento alla sua toilette. Quest\u2019ultimo disegno proviene dalla Veneranda Biblioteca Ambrosia<\/span>\"\"<\/span>na, in questo frangente generosissima tanto da aver prestato anche l\u2019arcifamosa <\/span>\u201cCanestra\u201d del Caravaggio<\/b> cui fa da contraltare l\u2019altrettanto noto \u201cPiatto metallico con pesch<\/span>e e foglie di vite\u201d, opera virtuosistica di Giovan Ambrogio Figino.<\/span> \"\"<\/span><\/p>\n

In breve cammino si raggiunge poi la sala delle Cariatidi dove \u00e8 stato ricostruito il salone del palazzo milanese in contrada del Monte n. 872, per il quale venne creato il gra<\/span>ndioso complesso pittorico. In questo sono raffigurate entro il verde florido e vario della natura pi\u00f9 di <\/span>duecento specie di animali richiamati dalla musica di Orfeo<\/b> (ill. 1-2) a cui non rinunciano nemmeno Bacco bambino e le premurose ninfe del monte Nisa. A far dipingere tra il 1675 e il 1680 questa straordinaria sequenza di tele, \u201cforse ad oggetto di adombrare u<\/span>na collezione di storia naturale\u201d, secondo la Guida del cav. Luigi Bossi pubblicata nel 1818, fu il nobile <\/span>Alessandro Visconti, capocaccia di Ferdinand<\/b>o II<\/b> granduca di Toscana. Proprio nella citt\u00e0 medicea il nobile milanese trov\u00f2 gli artisti giusti per far dipingere la serie di tele che aveva nella mente: prima un giovane olandese di cui non \u00e8 stato tramandato il nome e poi <\/span>Pandolfo Reschi,<\/b> nativo di Danzica ma di stanza a Firenze e <\/span>Livio Mehus<\/b> che, fuggendo dalle Fiandre in seguito alla guerra dei Trent\u2019Anni, prima ancora di approdare in terra toscan<\/span>a, aveva sostato a Milano. A questi due pittori \u2013 il primo capace di rappresentare con sottile minuzia la natura, il secondo artefice delle figure di Orfeo e di Bacco bambino col suo seguito \u2013 toccarono dunque l\u2019onore e l\u2019onere di \u201carredare\u201d la sala in palazzoVisconti, palazzo passato poi ai Verri \u201cla cui famiglia \u00e8 celebre nella storia patria\u201d, con tanti salu<\/span>ti dunque al genovese Grechetto che d\u2019altra parte nemmeno vide le <\/span>pitture essendo scomparso prima della loro realizzazione.<\/span><\/p>\n

\"\"Sarebbe davvero auspicabile che queste tele, dopo l\u2019inderogabile restauro<\/span>, fossero sistemate <\/span>in un ambiente pi\u00f9 consono di quello in palazzo Sormani, cos\u00ec che si possa cogliere in modo coerente la sequenza di questo Eden dipinto che tuttora coinvolge tanto che non si finisce pi\u00f9 di guardarlo, scoprendo ad ogni occhiata un nuovo animale o un nuovo arbusto, tutti sempre impeccabilmente effigiati. Lo stupore non ha per\u00f2 conclusione in questa sala; continua infatti in un altro<\/span>\"\"<\/b> ambiente dove, complici il Museo di Storia Naturale di corso Venezia e la sapiente scenografia di Margherita Palli, quasi tutti <\/span>gli animali dipinti sembrano risvegliarsi alla musica divina di Orfeo e presentarsi belli e veri <\/b>(ill. 3-4) per la gioia e la meraviglia dei bambini che li additano alle mamme e alle nonne a cui luccicano gli occhi vedendo i loro pargoli contenti come una Pasqua. E anche noi visitatori di questa mostra un po\u2019 bizzarra ci aspetteremmo di assaporare, uscendo, i colori, i profumi e i suoni della natura. Pia illusione: fuori ci aspettano solo ingordi piccioni e poche spaesate palme. <\/span><\/p>\n

Giuseppe Pacciarotti<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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