{"id":50535,"date":"2019-05-02T16:22:47","date_gmt":"2019-05-02T14:22:47","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=50535"},"modified":"2019-05-02T12:31:43","modified_gmt":"2019-05-02T10:31:43","slug":"sapessi-come-e-strano-vedere-la-pop-art-a-milano","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/sapessi-come-e-strano-vedere-la-pop-art-a-milano\/","title":{"rendered":"Sapessi come \u00e8 strano vedere la Pop Art a Milano"},"content":{"rendered":"
Milano –<\/span> Quando pensiamo alla <\/span>Pop Art<\/b><\/a> inevitabilmente la collochiamo negli Stati Uniti, dove si sviluppa nella seconda met\u00e0 degli anni Cinquanta del secolo scorso. E se ci riferiamo ai principali esponenti di questa corrente artistica i nomi che ci vengono in mente sono <\/span>Andy Warhol, Roy Lichtenstein, James Rosenquist e\u00a0Claes Thure Oldenburg<\/b>. <\/span><\/p>\n <\/p>\n Ma la Pop Art si diffuse con successo anche in Europa negli anni Sessanta. Infatti la mostra allestita a <\/span>Palazzo Lombardia<\/b><\/a> approfondisce un segmento di storia recente del nostro Paese, gli anni \u201960 e \u201970, attraverso una <\/span>cinquantina di lavori (in gran parte inediti)<\/b> dei principali <\/span>protagonisti milanesi della Pop Art<\/b>. Oltre ai rappresentanti del <\/span>contesto romano (Mimmo Rotella, Mario Schifano e <\/b>Giosetta Fioroni<\/b><\/a>)<\/b> l\u2019esposizione si concentra sull\u2019ambito milanese con opere di <\/span>Adami, Baj, Baratella, Bertini, De Filippi, Del Pezzo, Mariani, Pasotti, Sarri, Spadari, Stefanoni e Tadini<\/b>.<\/span><\/p>\n La curatrice della mostra \u00e8 <\/span>Elena Pontiggia<\/b><\/a>, docente di storia dell\u2019arte contemporanea presso l\u2019Accademia di Brera, che durante l\u2019inaugurazione ricorda come sia stato uno shock per molti artisti l\u2019<\/span>arrivo della Pop Art americana alla <\/b>Biennale di Venezia del 1964<\/b><\/a>. La storica dell\u2019arte specifica anche quanto sia stato importante il rapporto con la Pop Art inglese per gli artisti che hanno lavorato a Milano. In quegli anni infatti alcune mostre allestite allo\u00a0 <\/span>Studio Marconi<\/b> e alla <\/span>Galleria Milano<\/b> della compianta Carla Pellegrini furono dedicate alla <\/span>Pop Art britannica<\/b>. <\/span><\/p>\n <\/p>\n Come spiega Elena Pontiggia, in genere <\/span>la pop art degli artisti che gravitano su Milano in quel periodo \u00e8 colta<\/b>, pi\u00f9 aristocratica che plebea. <\/span>La pittura<\/b> che ne deriva \u00e8 molto <\/span>meditativa <\/b>e quasi anticipatrice del concettuale. Siamo all\u2019inizio degli anni \u201960, anni di crescita durante i quali vengono terminati il Grattacielo Pirelli e il Palalido (1961) e viene inaugurata la linea 1 della metropolitana (1964). <\/span>Milano \u00e8 s\u00ec una citt\u00e0 in espansione, ma con aspetti d\u2019ombra<\/b>, con criticit\u00e0 che sono registrate proprio dagli artisti della Pop Art milanese. <\/span><\/p>\n Ad emergere nell\u2019esposizione di Palazzo Lombardia \u00e8 il <\/span>tema degli oggetti<\/b>, caro a molti degli artisti esposti; un nome su tutti quello di <\/span>Umberto Mariani<\/b> (Milano 1936). I lavori in mostra, oltre a quelli di Mariani pensiamo alle opere di <\/span>Tino Stefanoni<\/b>, di <\/span>Emilio Tadini<\/b>, di <\/span>Silvio Passotti<\/b>, mettono in luce la <\/span>dittatura degli oggetti<\/b> che con il boom economico fanno il loro ingresso nelle case e si impadroniscono di noi. La vita quotidiana irrompe nell\u2019arte, come testimoniano ad esempio <\/span>le cravatte<\/b>, davvero poco conosciute, dipinte da <\/span>Enrico Baj<\/b>. <\/span><\/p>\n <\/p>\n