{"id":51760,"date":"2019-07-17T10:00:50","date_gmt":"2019-07-17T08:00:50","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=51760"},"modified":"2019-07-15T18:04:55","modified_gmt":"2019-07-15T16:04:55","slug":"testori-a-busto-arsizio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/testori-a-busto-arsizio\/","title":{"rendered":"Testori a Busto Arsizio"},"content":{"rendered":"
Nella mia libreria, proprio a fianco della poltrona prediletta, spicca una lunga serie di volumi dal dorso blu. Un nome \u00e8 costante: Testori; mutano quelli delle citt\u00e0 accanto ad esso: Ivrea, Varallo, Novara, Varese\u2026, luoghi amati e frequentati da Giovanni Testori, passaggi della sua vita, \u201coccasioni, circostanze, date, amicizie, predilezioni, sbandate, scommesse vinte e perdute\u201d, come ebbe a scrivere Giovanni Agosti. Personalit\u00e0 complessa, di forti passioni, da una parte o dall\u2019altra, mai in mezzo, Testori ebbe lunghi ed assidui contatti anche con Busto e se l\u2019assessore alla Cultura trovasse uno sponsor di quelli che una volta c\u2019erano in citt\u00e0, si potrebbe anche qui organizzare, con l\u2019apporto dell\u2019Associazione a lui intitolata, una mostra su Testori a Busto Arsizio da aggiungere alle altre gi\u00e0 numerose.
\nMostra che potrebbe prendere avvio da Gaudenzio Ferrari e dal polittico dell\u2019Assunta in Santa Maria di cui Testori scrisse nel 1956 una succinta scheda in occasione della rassegna dedicata all\u2019artista valsesiano presso il Museo Borgogna di Vercelli. Un\u2019opera del \u201csuo\u201d Gaudenzio, non certo delle predilette, mentre invece dovette coinvolgerlo la tela del Tanzio da Varallo con San Benedetto tra i rovi della raccolta di Paolo Candiani, tornata ora visibile a Rivoli nella collezione Cerruti. Proprio questa figura di giovane \u201cdalla pelle tesa e prosciugata, dagli occhi freddi e fissi su chiss\u00e0 quale spavento\u201d la volle esporre prima alla \u201cMostra del Manierismo piemontese e lombardo del Seicento\u201d svoltasi nel 1956 fra Torino ed Ivrea e poi nella rassegna al Tanzio dedicata nel 1959 presso il Palazzo Madama di Torino.
\nDovette essere questo forte interesse per l\u2019antica pittura di Lombardia ad avvicinare Testori poco pi\u00f9 che trentenne ai collezionisti bustesi di allora: non solo all\u2019architetto Paolo Candiani, in quegli anni presidente dell\u2019Accademia di Brera, ma anche all\u2019industriale Stefano Ferrario che per la mostra di Torino-Ivrea gli prest\u00f2 una tela di Daniele Crespi con un San Gregorio Magno di forte indagine psicologica. Di questo artista, che si crede sia nato a Busto Arsizio, Testori cur\u00f2 poi nel 1988 una piccola mostra di quadri ben scelti che doveva supplire un\u2019altra, ben pi\u00f9 completa e articolata, fatta naufragare qualche anno prima dai nostri amministratori in dispetto a quelli di Varese. Allestita presso la Galleria Italiana Arte di Luisella Alloni Sottrici, essa riuniva opere solo di collezioni private e se non si pot\u00e9 rivedere il San Gregorio di propriet\u00e0 Ferrario (nel frattempo diventato Sant\u2019Agostino), le eredi di Paolo Candiani, disponibili come il padre, prestarono ben due opere: una Incredulit\u00e0 di San Tommaso e un Cristo morto, variante di qualit\u00e0 di quello visibile nel nostro San Giovanni. Testori scrisse per essa una prefazione, corrusca come sapeva scrivere lui, dove invitava bustesi e no a \u201cgoder della forza e della bellezza delle opere, ora fosche e crudeli, ora calme e possenti\u201d dipinte da Daniele Crespi imboccando una strada che fosse d\u2019uscita dalla stordente eloquenza figurativa dei suoi di poco predecessori Cerano o Morazzone.
\nNon fu tuttavia solo il Seicento lombardo a portare a Busto Testori: negli ultimi decenni del secolo trascorso, quando a Busto ferveva l\u2019attivit\u00e0 di gallerie d\u2019arte che contavano, non era difficile incontrarvi il critico di Novate. All\u2019Italiana Arte scendeva dagli amici Sottrici per le inaugurazioni, arrivando con l\u2019 \u201dincisora\u201d Federica Galli, Alain Tubas e quelli della Compagnia del Disegno per scriver poi recensioni sul \u201cCorriere\u201d delle mostre di de Pisis e Giacometti, tanto per citare. Con la Bambaia di Gianluigi Rebesco non vi furono solo recensioni di Francese, di Guccione e dello scultore Negri, ma anche l\u2019introduzione ad un \u201clibretto\u201d, prezioso come l\u2019oro, pubblicato nel 1978 a corredo di una mostra con una serie di tele riservate da Ennio Morlotti al tema dei Teschi. Testori ripresent\u00f2 per l\u2019occasione uno dei suoi scritti memorabili, \u201cL\u2019orafo fedele e disperato\u201d e lo accompagn\u00f2 con una sorta di lettera a Morlotti, ringraziandolo per aver fatto arrivare \u201cnel varesotto basso\u2026la monacale meditazione: laica certo, epper\u00f2 religiosissima\u201d sulla fine dell\u2019uomo, quasi un prosieguo dei pittori lombardi del Seicento \u201cdove i teschi gemono per ogni dove\u201d. E ancora, incentrandola sul sodale Morlotti, Testori dedic\u00f2 una lezione-conferenza agli studenti delle scuole superiori bustesi nel novembre del \u201878. Fortunatamente registrata, essa venne pubblicata nel 2002 dalle Edizioni Bambaia in un altro aureo libretto dal titolo Morlotti o la rivincita della pittura. Il dire di Testori, sempre tormentato e sofferto, per l\u2019occasione dell\u2019incontro con gli studenti s\u2019era fatto piano cos\u00ec da accompagnarli con amorevole lucidit\u00e0 nella pittura dell\u2019artista che con essa era riuscito a toccare \u201cil punto nevralgico della nostra esistenza e della nostra storia\u201d.
\nEcco, riunire gli scritti di Testori per Busto e accompagnarli con una breve rassegna di opere che in anni migliori dei nostri si poterono vedere in citt\u00e0 grazie a persone di acuto gusto e cultura sarebbe davvero un punto d\u2019onore a chi si occupa proprio di Cultura. Perch\u00e9 non tentare?<\/p>\n
Giuseppe Pacciarotti<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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