{"id":52584,"date":"2019-09-17T12:05:00","date_gmt":"2019-09-17T10:05:00","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=52584"},"modified":"2019-09-17T12:31:37","modified_gmt":"2019-09-17T10:31:37","slug":"intervista-surbone","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/intervista-surbone\/","title":{"rendered":"Intervista al maestro degli “Incisi”"},"content":{"rendered":"
Treville – Per raggiungere Mario Surbone<\/strong>,\u00a0 lasciate le sponde del Ticino imbocchiamo l\u2019autostrada in direzione Genova con uscita prevista a Casale Sud e liberati dalle monotone cadenze del navigatore, il percorso si snoda in morbidi scenari declinanti colline tracciate da ricamati vigneti accanto ad alberi da frutta sino ad arrivare con meravigliata lentezza dove non \u00e8 possibile procedere oltre poich\u00e9 la strada compie la sua essenza nel comune di Treville<\/strong>, dove Mario Surbone, onorando il suo paese natale si rifugia durante i mesi estivi staccandosi temporaneamente da Torino, sua citt\u00e0 d\u2019adozione, dove sin dagli anni giovanili ha sede, oltre all\u2019abitazione, anche il suo studio. Lei in Accademia ha avuto come docente Felice Casorati<\/strong>, quanto tale incontro \u00e8 stato formativo e in seguito in che misura ha dovuto liberarsi di quell\u2019insegnamento al fine di intraprendere una propria autonoma ricerca? Lei in giovent\u00f9 \u00e8 stato per alcuni anni a Parigi e inoltre ha vissuto la Torino degli anni \u201960. Che ricordi ha di quei periodi? La prima personale \u00e8 come il primo amore, non si scorda mai, \u00e8 stata allestita alla galleria Il Canale<\/em> a Venezia \u00a0nel 1962. Osservando il suo periodo informale ho trovato i suoi lavori pervasi da liricit\u00e0 e raffinatezza formale convincendomi che se avesse protratto tale ricerca nel tempo avrebbe potuto raggiungere sviluppi ancora pi\u00f9 alti, ha l\u2019impressione di avere perduto una eventuale opportunit\u00e0? Lei ha eseguito anche acrilici su legno mettendo in atto un differente rapporto rispetto alla tela. Gli Incisi sono stati influenzati, se pur coi debiti distinguo dai tagli di Fontana? Muovere la superficie, in che misura \u00e8 stata una opportunit\u00e0 e in che misura una sfida? Pur non usando la matita, bens\u00ec il taglierino, di questa ne ha fatto percepire l\u2019idea di linea e di ombreggiatura. Si pu\u00f2 affermare che gli Incisi costituiscono un perfetto equilibrio tra conscio e inconscio? Prima di congedarci, Surbone ci invita a visitare la sua collezione privata<\/strong>, frutto di scambi con amici artisti di levatura nazionale e internazionale, in un percorso che occupa tutte le pareti dell\u2019abitazione. Mauro Bianchini<\/p>\n Mario Surbone \u00e8 nato a Treville Monferrato nel 1932. Compie la sua formazione artistica presso il Liceo Artistico di Torino e in seguito all\u2019Accademia Albertina dove \u00e8 allievo di Felice Casorati. Nel 1958 esordisce alla Mostra nazionale d\u2019Arte Giovanile a Roma, mentre la sua prima personale si svolge alla galleria Il Canale di Venezia nel 1962. Tra la fine degli anni \u201950 e gli inizi degli anni \u201860 trascorre un periodo di studi a Parigi. Treville – Per raggiungere Mario Surbone,\u00a0 lasciate le sponde del Ticino imbocchiamo l\u2019autostrada in direzione Genova con uscita prevista a Casale Sud e liberati dalle monotone cadenze del navigatore, il percorso si snoda in morbidi scenari declinanti colline tracciate da ricamati vigneti accanto ad alberi da frutta sino ad arrivare con meravigliata lentezza dove non […]<\/p>\n","protected":false},"author":9,"featured_media":52586,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,65,230,424],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nSulla terrazza panoramica, luogo dell\u2019appuntamento, lo sguardo si apre a 360 gradi su pi\u00f9 valli in un vero e proprio cinemascope.
\nCon cordiale garbo il Maestro ci invita a visitare la Collezione Permanente<\/strong> dedicata alle sue opere quale atto di riconoscente apprezzamento da parte del Comune nei confronti del suo illustre figlio e della sua ricerca artistica di levatura internazionale.
\nDal primo lavoro eseguito a soli 14 anni, a dimostrazione di precoce propensione per le arti figurative, l\u2019esposizione si snoda scandendo le tappe pi\u00f9 significative di una ricerca pittorica costantemente definita da un ben distinto rigore esecutivo e concettuale.
\nIl tragitto che porta dalla Collezione Permanente all\u2019abitazione offre di nuovo incantevoli scorci panoramici, dopodich\u00e9 ci accoglie l\u2019ombreggiata quiete di un ampio cortile quale spazio intermedio tra l\u2019abitazione dove Surbone \u00e8 nato nel 1932 e l\u2019ampio studio pulsante di opere finite accanto ad altre in attesa di risolutivo compimento.
\nSeduti all\u2019aperto\u00a0attorno ad un tavolo in ferro battuto che di quel luogo ne \u00e8 risonanza naturale, diamo inizio alla nostra conversazione.<\/p>\n
\n\u00ab\u00c8 stato un grande artista ed \u00e8 stato sicuramente formativo. Al mattino passava tra noi sette o otto allievi, allora si era in pochi, guardava i nostri lavori e dava un giudizio su quanto avevamo fatto, limitandosi in molte occasioni ad affermare \u201cNon c\u2019\u00e8 malaccio\u201d. Non sono mai stato casoratiano<\/strong>, mentre facilmente chi era stato suo allievo ha sentito forte la sua influenza\u00bb.<\/em><\/p>\n
\n\u00abDevo ammettere che a Parigi non ho sfruttato possibilit\u00e0 espositive, per\u00f2 ero molto amico di Licata<\/strong> con il quale ho condiviso formative esperienze intellettuali, inoltre ho dipinto<\/strong> molto, pi\u00f9 di cento quadri<\/strong> e sotto questo aspetto quel periodo \u00e8 stato positivo. Negli anni \u201860 Torino ha vissuto un notevole fervore culturale, tra artisti esistevano rapporti di amicizia, ci si frequentava con assiduit\u00e0, mentre ora ho l\u2019impressione che i giovani vivano singolarmente le loro esperienze artistiche\u00bb<\/strong><\/em>.<\/p>\n
\n\u00abSi era interessato Licata poich\u00e9 era veneziano, ricordo che ero molto emozionato\u00bb. <\/em>Liberando un sorriso prosegue \u00abRivista nel tempo la mostra era composta da una serie di lavori che forse era meglio buttare, ma allora ero giovane ed era difficile giudicare lucidamente<\/strong>. L\u2019aveva vista anche Peggy Guggenheim<\/strong>, era arrivata con la sua gondola, ha visto la mostra e se ne \u00e8 andata senza esprimere alcun giudizio<\/strong>\u00bb\u00a0<\/em>Afferma di nuovo sorridendo \u00abEra venuto anche Vedova<\/strong> e aveva apprezzato un quadro che conservo ancora\u00bb<\/em>.<\/p>\n
\n\u00abSono alcuni mesi che sto facendo l\u2019elenco dei miei errori<\/strong>\u201d <\/em>racconta divertito \u201cE non sono ancora arrivato alla fine. Uno di questi \u00e8 stato di non avere mai fatto calcoli su quello che facevo e sugli eventuali sviluppi futuri. Ho lavorato sempre e solo in funzione di quello che percepivo<\/strong>.<\/em>
\nI lavori che facevo erano il mio diario erano quello che sentivo dentro. Riguardo alla domanda specifica, non mi sono mai chiesto se quello che producevo in quel periodo avrebbe potuto avere nel tempo utili sviluppi, probabilmente ad un certo punto ho sentito la necessit\u00e0 di purificarmi e sono arrivato a concepire gli Incisi\u00bb<\/strong><\/em>.<\/p>\n
\n\u00abIl legno mi permetteva di non fare sentire la superficie sulla quale il colore veniva posato e inoltre mi dava la possibilit\u00e0 di tagliare le forme come volevo, cosa molto complicata e difficile con altri materiali\u00bb<\/em>.<\/p>\n
\n\u00abHo amato tantissimo Fontana, ma voglio chiarire come, pur usando a mia volta il taglierino, i miei Incisi non hanno nulla a che fare con Fontana<\/strong>, per due ragioni: la prima \u00e8 che lui era un gestuale, certo calcolato e non casuale, in secondo luogo io ho sempre progettato i miei lavori partendo da una struttura geometrica che disegnavo su carta\u00bb<\/strong><\/em>.<\/p>\n
\n\u00abNon ho mai pensato a questo, la superficie mossa aveva valore di bassorilievo\u00bb<\/em>.<\/p>\n
\n\u00abEffettivamente il segno l\u2019ho sempre ottenuto con il taglierino, facendo risultare la superficie animata da segni e ombre<\/strong>\u00bb<\/em>.<\/p>\n
\n\u00abSi, un artista dovrebbe essere cosciente di quello che fa, per\u00f2 nello stesso tempo esiste una componente quasi ingovernabile.<\/strong> Forse la mia parte inconscia \u00e8 maggiormente risultata nei lavori successivi, in una serie di schizzi eseguiti su carta, in quei casi \u00e8 emerso qualcosa che andava al di la della semplice percezione visiva\u00bb<\/em>.<\/p>\n
\nAccompagnandoci alla macchina per i saluti ci rivolge, con naturale signorilit\u00e0, un buon rientro e l\u2019invito a ritornare.<\/p>\n
\nIn quegli anni attua una definizione sempre pi\u00f9 rarefatta della figura umana passando, alla fine del 1960 all\u2019uso di materiali di differente natura. Esplora in seguito le possibilit\u00e0 espressive di superfici monocrome arrivando a concepire il ciclo degli Incisi. A conclusione di tale cicli a partire dagli anni \u201980 procede con interventi pittorici su supporti sagomati sconvolgendo la logica ordinata dello spazio. Le nuove opere indagano relazioni con la natura sia sotto l\u2019aspetto simbolico che verso quello significante. Surbone \u00e8 stato coinvolto in numerose e importanti personali e collettive in Italia e all\u2019estero con testi accompagnati da autorevoli critici e storici dell\u2019arte.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"