{"id":53415,"date":"2019-11-04T12:00:46","date_gmt":"2019-11-04T11:00:46","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=53415"},"modified":"2019-11-15T12:50:31","modified_gmt":"2019-11-15T11:50:31","slug":"il-sottile-fascino-dellindia-antica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-sottile-fascino-dellindia-antica\/","title":{"rendered":"Il sottile fascino dell\u2019India antica"},"content":{"rendered":"
Mendrisio – \u00c8 sempre bello, lasciati alle spalle casin\u00f2 e sfacciati centri commerciali, arrivare nel cuore di Mendrisio e a quello che fu il convento dei Serviti<\/strong>, oggi sede discreta e opportuna del Museo d\u2019arte<\/strong>. Museo dove si continuano a organizzare mostre su temi o artisti non consueti, scansando saggiamente famosi impressionisti e post che, riprendendo il \u201cCos\u00ec fan tutte<\/strong>\u201d di Mozart<\/strong>, sono diventati ormai \u201ccose note, cose note\u201d.<\/p>\n Per quest\u2019autunno, e fino al 26 gennaio 2020,<\/strong> \u00e8 stata predisposta ad esempio una raffinata mostra che intende rivelare i capolavori dell\u2019\u201cIndia antica<\/strong>\u201d conservati in segrete raccolte sparse fra i cantoni della Svizzera. Giuseppe Pacciarotti<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Mendrisio – \u00c8 sempre bello, lasciati alle spalle casin\u00f2 e sfacciati centri commerciali, arrivare nel cuore di Mendrisio e a quello che fu il convento dei Serviti, oggi sede discreta e opportuna del Museo d\u2019arte. Museo dove si continuano a organizzare mostre su temi o artisti non consueti, scansando saggiamente famosi impressionisti e post che, […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":53416,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,41,417,64,17],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nNon \u00e8 necessario essere esperti dell\u2019arte indiana per rendersi conto, subito, della qualit\u00e0 molto alta delle opere scelte ed esposte: sessantasette, dal II secolo a. C. al XII d. C. Certo, occorrerebbe un po\u2019 pi\u00f9 di conoscenza da parte nostra dell\u2019arte di queste lontane regioni per potersi cos\u00ec addentrare in un mondo estremamente fertile di storie e di leggende scaturite da tre religioni diverse \u2013 induismo, buddismo, giainismo \u2013 e per cogliere, se non in tutto almeno in parte, il loro arcano significato.
\nQueste sculture<\/strong>, create in materiali che a noi occidentali sembrano poveri (terracotta, arenaria, stucco, scisto, pietra grigia; il bronzo solo tardi) hanno un profondo legame con la religione a cui si uniscono in modi inscindibili. L\u2019artista indiano, quasi un saggio o un mistico, prima di creare doveva meditare a fondo e solo quando l\u2019ispirazione lo aveva preso poteva esprimere il mondo superiore degli dei e di chi sta loro vicino, diventando testimone dell\u2019essenza degli eventi miracolosi e memorabili della vita di Siddartha, il futuro Budda, o di Visn\u00f9, venerata divinit\u00e0 del pantheon induista<\/strong>. Allora l\u2019artista riusciva a modellare e creare monumentali figure di dei, serene e distanti, quasi impersonali, eppure cariche di sublime energia, o, espresso su pilastri o balaustre a recinzione dei templi, un profluvio di immagini che si susseguono ed entrano una nell\u2019altra in una fluente sinfonia dove comunque mai la decorazione \u00e8 fine a se stessa.
\nLe opere riunite a Mendrisio da un profondo conoscitore dell\u2019arte indiana quale \u00e8 Christian Luczanits<\/strong>, a noi sono giunte solo come frammenti mentre occorrerebbe pensarle parte di contesti monumentali \u2013 templi, santuari, monasteri \u2013 di ardua complessit\u00e0 architettonica, posti su roccioni isolati e slanciati verso il cielo, costruzioni che intravvediamo trasfigurate nei quadri carichi di simboli e allusioni dipinti da Gustave Moreau<\/strong> che in India non and\u00f2 mai, ma pot\u00e9 conoscere l\u2019arte di quella vastissima regione visitando le sale del Mus\u00e9e Guimet a Parigi. Oggi a quest\u2019arte non ci si pu\u00f2 certo avvicinare con lo spirito di evasione di codesto pittore; qualcosa di pi\u00f9, e di pi\u00f9 profondo, sappiamo della spiritualit\u00e0 e della filosofia di quelle genti e la poesia del bengalese Tagore<\/strong> o anche la musica di Ravi Shankar<\/strong> ci hanno fatto intendere il suo senso distante dalla soggettivit\u00e0 e la sua tensione bramosa di avvicinarsi alla bellezza propria delle divinit\u00e0. Ammirando le sculture disposte molto bene nelle spoglie e silenziose sale del Museo di Mendrisio<\/strong> noi non possiamo non accorgerci di tutta questa ricerca e ci emozioniamo appagandoci dell\u2019armonia silente e vitale che esse sprigionano.<\/p>\n