{"id":55177,"date":"2020-04-10T09:00:33","date_gmt":"2020-04-10T07:00:33","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=55177"},"modified":"2020-04-10T11:15:09","modified_gmt":"2020-04-10T09:15:09","slug":"diff-ondere-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/diff-ondere-2\/","title":{"rendered":"Diff.ONDEre (seconda parte)"},"content":{"rendered":"
Mi ritrovo scaraventato ancora nella stanza azzurra e sono consapevole del fatto che mi rimane soltanto una porta da aprire. E\u2019 molto antica, di un legno che, di certo, ne ha viste tante. Noto dei segni che compongono una lunga iscrizione. Cerco di renderli leggibili, togliendo con le mani gli strati del tempo e a poco a poco compare la frase \u201cNon ti chiedo miracoli, ma la forza di affrontare il quotidiano, [\u2026] non darmi ci\u00f2 che desidero ma ci\u00f2 di cui ho bisogno, insegnami l\u2019arte dei piccoli passi. [\u2026]. Le stelle sono illuminate perch\u00e9 ognuno, un giorno, possa trovare la sua1<\/sup>.\u201d 1<\/sup> Antoine de Saint-Exup\u00e9ry, Le Petit Prince, 1943<\/em> Ivo Stelluti, Il Viaggiator Curioso. Mi ritrovo scaraventato ancora nella stanza azzurra e sono consapevole del fatto che mi rimane soltanto una porta da aprire. E\u2019 molto antica, di un legno che, di certo, ne ha viste tante. Noto dei segni che compongono una lunga iscrizione. Cerco di renderli leggibili, togliendo con le mani gli strati del tempo e a […]<\/p>\n","protected":false},"author":6,"featured_media":55182,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[778],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nE pi\u00f9 sotto, in piccolo \u201csegui le L delle stelle!\u201d.
\nCapisco. Traccio una linea immaginaria che parte dalle due lettere \u201cL\u201d della parola \u201cstelle\u201d ed arriva al pavimento. Trovo un buco nella porta, che sembra pi\u00f9 che altro la tana di un topo dei cartoni animati. Mi viene in mente solo un topo che pu\u00f2 avere un link con l\u2019Arte Contemporanea. Con molto timore infilo la mano dentro al foro cercando qualcosa, poi d\u2019istinto ruoto il palmo verso di me e tiro con forza. Il meccanismo dell\u2019apertura si sgancia.
\nQui, in effetti, accade qualcosa che non mi sarei mai aspettato in un \u201cviaggio di formazione\u201d: ritorno al punto di partenza.
\nAnzich\u00e9 giungere ad una nuova meta, un cambiamento, un\u2019evoluzione della situazione precedente, mi ritrovo catapultato ancora in Portobello Road. Cosa vuol dire? Non ha senso. Com\u2019\u00e8 mio solito, mi fermo a riflettere.
\nI luoghi che per me hanno rappresentato in passato delle inattese scoperte, in questa peregrinazione mi sono sembrati privi di slancio emozionale, in pratica non mi hanno detto pi\u00f9 nulla. Certo, significa che non bisogna mai sperare di avere le stesse suggestioni ritornando in un posto gi\u00e0 amato in precedenza. Saranno cambiati i nostri occhi, le nostre aspettative. E poi, avendo sperimentato altri lidi, il bagaglio di sensazioni gi\u00e0 provate sar\u00e0 senz\u2019altro colmo. La delusione \u00e8 quindi dietro l’angolo..
\nForse assaggeremo qualcosa di altrettanto intrigante ma certamente non dobbiamo aspettarci la medesima meraviglia della \u201cprima volta\u201d. E fin qui ci siamo.
\nOk, per\u00f2 andiamo oltre. Ero pronto ad una “terza via”, un\u2019ultima possibilit\u00e0 per emozionarmi e invece mi scopro ancora qui, su di un marciapiede gi\u00e0 percorso da tempo. Non pu\u00f2 finire cos\u00ec: sono io che non ho capito niente. Cerco un nuovo indizio, un particolare che non avevo ancora scovato.
\nOra che ci penso anche la posizione di Google-map non quadra molto: non mi trovo davanti al negozio delle campane tibetane ma sono stato catapultato circa cento metri prima. Alzo lo sguardo e leggo la scritta \u201cThe World Famous Gallery\u201d. Poco a destra \u00e8 dipinta la sagoma di una ben nota bambina alla quale \u00e8 appena scappato il suo palloncino rosso a forma di cuore. B.A.N.K.S.Y.
\nMa certo! Il topo pi\u00f9 famoso dell’Arte mi ha condotto qui!
\nLa traccia che cercavo era gi\u00e0 davanti ai miei occhi. Ma io non ci avevo fatto caso. Prima dovevo compiere il giro della citt\u00e0. Metabolizzare il mio passato.
\nConosco questo enigmatico artista: avevo gi\u00e0 adocchiato i suoi lavori a Betlemme, nel 2014, sul muro che divide Israele dai territori palestinesi.
\nUtilizzare un confine come lavagna per i propri pensieri mi era sembrata un’idea quantomeno coraggiosa.
\nProvvisoriet\u00e0 [si spera] del supporto per parlare di un concetto enorme, proprio nel luogo in cui non si pu\u00f2 nemmeno pronunciare la parola PACE. Fugace, audace, efficace.
\nL\u2019innovazione dell\u2019Arte sta dalla parte della comunicazione. L\u2019opera contemporanea non deve pi\u00f9 essere per forza esteticamente piacevole ma il suo compito ora \u00e8 quello di regalarci un messaggio. Chiaro, rettilineo, inequivocabile. Anche ironico o sarcastico. Caustico, se necessario. Ma gratuito. Per tutti.
\nBasta una piccola frase, un disegno, una parola: potremmo chiamarla \u201cScrittura comunicativa\u201d, perch\u00e9 di fatto buona parte della scrittura alla quale siamo abituati di comunicativo ha ben poco.
\nBanksy ci getta addosso all\u2019improvviso – come una secchiata di vernice – un fulgore, un suggerimento, un sorriso, una smorfia di orrore, il coraggio di scrivere su di una parete quello che tutti avremmo voluto sostenere. Illegale? Certo. Perch\u00e9 la spazzatura abbandonata nei parchi non lo \u00e8? E la deforestazione incontrollata? La guerra? La “contabilit\u00e0 creativa2<\/sup>“? Se \u00e8 vero che l\u2019espressione artistica \u00e8 generata dall\u2019insoddisfazione, il nostro essere ostinatamente occidentali produce vagonate di inutilit\u00e0. Invece l\u2019enigmatico autore ci mostra con ironia proprio le brutture generate dalla societ\u00e0 di cui andiamo tanto fieri, seminandole gratis perch\u00e9 tutti dobbiamo avere la possibilit\u00e0 di essere disturbati, di aprire gli occhi. Tanto poi qualsiasi colpo di scena controcorrente diventa pop e finiamo per comprare i suoi gadgets, cos\u00ec lui (o loro) guadagna(no) lo stesso.
\nAlla fine scopro che Banksy produce addirittura un film, “Exit Through the Gift Shop”, in cui sforna la chiave di lettura del proprio operato, mostrando che i suoi lavori sarebbero ridicoli se privati di quel collante indispensabile che \u00e8 il significato. A questo punto della Storia dell\u2019Arte chiunque pu\u00f2 fare l\u2019opera ma solo l\u2019Artista sa distillarne il senso. L\u2019unico atto creativo possibile, in un mondo dove tutto \u00e8 copiato e taggato \u00e8 diffondere la verita’, meglio se scomoda.
\nOra s\u00ec, posso prendere la via di casa, con nuovi spunti creativi. Prima per\u00f2 decido di rientrare nel negozio tibetano.
\nCon un sonoro “Good Morning” provo a ridestare il commesso che \u00e8 ancora l\u00ec, ipnotizzato dal suo cellulare.
\n“Volevo avvisarla che diverse assi del pavimento sono staccate. Qualcuno sovrappensiero potrebbe inciampare!”. Lui sorride e si scusa: “E\u2019 vero: Bisogna sempre sapere dove si cammina\u2026” E torna a messaggiare.
\nGrazie, Londra. Ancora una volta sei stata premurosa nel diffondere le tue buone onde e mi hai rivelato di nuovo la strada, inattesa, da seguire.<\/p>\n
\n2<\/sup> Evasione Fiscale<\/em><\/p>\n
\nNotting Hill, Londra, 8 giugno 2019<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"