{"id":55455,"date":"2020-04-29T12:30:25","date_gmt":"2020-04-29T10:30:25","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=55455"},"modified":"2020-04-28T20:59:02","modified_gmt":"2020-04-28T18:59:02","slug":"storia-di-una-villa-sfortunata-e-dei-suoi-proprietari","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/storia-di-una-villa-sfortunata-e-dei-suoi-proprietari\/","title":{"rendered":"Storia di una villa sfortunata e dei suoi proprietari"},"content":{"rendered":"
Busto A. – Tutti la chiamano Villa Gabardi quando, in momenti di \u201camarcord\u201d, rimpiangono la sua demolizione e di non poterla pi\u00f9 vedere in via Mameli nella sua imponente eleganza. Pochi per\u00f2 conoscono la sua storia, neanche tanto lunga eppure meritevole di essere conosciuta. Incominciando prima di tutto da chi la fece costruire: il cavalier Carlo Bossi, persona eminente in citt\u00e0 nei primi anni del secolo scorso, vice presidente della Banca del Piccolo Credito Bustese, consigliere di riferimento in numerose societ\u00e0 fra cui la \u201cAnonima del Gaz\u201d e fondatore nel 1902 con altri soci della \u201cBettini, Marcora & C.\u201d, una ditta specializzata nella \u201cfabbricazione della calzatura a macchina e delle tele da cappotto per automobili\u201d. La ricchezza non doveva certo mancargli tanto che nel 1925 decise di far costruire per s\u00e9 e la sua famiglia una dimora giusto per evidenziare l\u2019ascesa sociale e il prestigio acquisito. Invece di affidarsi a professionisti locali diede l\u2019incarico della progettazione all\u2019architetto di Venezia Duilio Torres, una figura di riferimento, apprezzatissima dalle famiglie della \u201chaute\u201d che volevano una casa da villeggiatura al Lido, decantato in quegli anni come \u201cla stazione climatico-balneare pi\u00f9 elegante d\u2019Italia\u201d, addirittura con \u201cla spiaggia pi\u00f9 bella del mondo\u201d.
\nTorres, pensando a Busto, non propose giustamente un palazzo in stile veneziano e nemmeno pens\u00f2 al Liberty, nel 1925 ormai passato di moda, o al D\u00e9co che da Parigi veniva imponendosi anche in Italia. Assecondando i gusti- credo – del cavalier Bossi prospett\u00f2 un edificio ancora di gusto eclettico, quindi senza nessuna modernit\u00e0, piuttosto di tono rassicurante e tradizionalista nella variata monumentalit\u00e0 neobarocca. A costruirla scrupolosamente, seguendo i disegni di Torres e le sue indicazioni circa i materiali che per la facciata erano indicati come \u201cbugnato e cementi decorativi\u201d, fu poi l\u2019impresa fondata nel 1924 dell\u2019ingegner Piero Tosi, diventata l\u2019eccellenza nel campo a Busto Arsizio, che si impegn\u00f2 a ultimare la villa in un tempo relativamente breve, pur mancando la data del 21 giugno 1927 quando Vittorio Emanuele III pass\u00f2 lungo via Mameli per andare a inaugurare il monumento ai Caduti.
\nChi dalla nuova stazione raggiungeva piazza Garibaldi e il centro della citt\u00e0 non poteva non indugiare almeno un poco a dare un\u2019occhiata al palazzo e all\u2019atrio grandioso che lasciava intravvedere il curatissimo giardino alle spalle, fermandosi anche ad ammirare la facciata nel suo fluido alternarsi di concavo e convesso, gli estrosi pinnacoli sul coronamento e poi le inferriate e i cancelli (uno rimane ancora, anche se un po\u2019 malandato) dal disegno elegantemente elaborato. Bella da vedersi villa Bossi anche mano a mano che si percorreva l\u2019aristocratica via IV novembre di cui diventava un superbo fondale scenografico.
\nPeccato che quando il cantiere del palazzo fu ultimato, circa il 1928, il cavalier Bossi non pot\u00e8 godersi questa bellezza cos\u00ec tenacemente voluta perch\u00e9 venne a mancare l\u2019anno successivo e la sua famiglia di l\u00ec a poco vendette la propriet\u00e0 a Edoardo Gabardi, titolare di uno storico cascamificio della citt\u00e0 con sede in piazza Trento e Trieste. Avesse avuto solo questo il commendator Gabardi! Il distinto signore, quale appare in un ritratto del pittore Carlo Bonomi nella Quadreria dei benefattori dell\u2019Ospedale, era infatti anche comproprietario del cotonificio Ponte San Marco, della Filatura di Cossato e del Tubettificio Intrese. Ma non era solo alle industrie che il commendatore riservava le sue attenzioni; era anche lui consigliere di quasi tutte le associazioni esistenti in citt\u00e0, da quelle assistenziali a quelle culturali e sportive. E, venuto il momento, non manc\u00f2 di essere generosissimo oblatore per la Colonia Elioterapica e la chiesa di Sant\u2019Edoardo allora in costruzione.
\nNella villa, o palazzo che dir si voglia, ricevimenti, pranzi e feste, anche dei nipotini, soprattutto per il Natale quando in una sala veniva allestito un meraviglioso presepio, erano una consuetudine ed essere invitati in quelle occasioni era davvero importante. Erano gli anni ruggenti di Busto, destinati purtroppo a non durare a lungo giacch\u00e8 giunsero prima la guerra e poi la crisi dell\u2019industria tessile che misero fine a questo mondo. Edoardo Gabardi, nel frattempo nominato Cavaliere del Lavoro, continu\u00f2 comunque ad essere operoso, pur se gli anni erano sempre pi\u00f9 tanti \u2013 era nato nel 1871 – e a vivere nella sua villa, nel frattempo diventata pi\u00f9 silenziosa e vuota, fino alla scomparsa avvenuta nel 1962. In tempo per non vederla brutalmente demolire portandosi dietro anche una Busto che doveva esser stata bella.<\/p>\n
Giuseppe Pacciarotti<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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