{"id":56366,"date":"2020-07-18T09:00:19","date_gmt":"2020-07-18T07:00:19","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=56366"},"modified":"2020-07-17T19:28:35","modified_gmt":"2020-07-17T17:28:35","slug":"rodolfo-crespi-il-conte-di-busto-arsizio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/rodolfo-crespi-il-conte-di-busto-arsizio\/","title":{"rendered":"Rodolfo Crespi, il conte di Busto Arsizio"},"content":{"rendered":"
Busto A. – Se ne era andato da Busto a diciannove anni con pochi soldi in tasca imbarcandosi tra il popolo di terza classe di una nave diretta in America del Sud; gi\u00e0 nel 1906 aveva uno stabilimento a San Paolo del Brasile con 650 operai che nel 1938 erano diventati 4.000. Bastano queste brevi indicazioni per riassumere la straordinaria vicenda di Rodolfo Crespi<\/b>\u00a0 nato in una vecchia e povera casa di via Solferino a Busto Arsizio nel 1874 e morto in una sontuosa villa della metropoli brasiliana nel 1939, l\u00ec diventato figura di spicco nel mondo industriale e finanziario e, in Italia, tenuto in grande considerazione tanto da essere nominato da Mussolini prima Cavaliere del Lavoro e poi Cavaliere di Gran Croce da Vittorio Emanuele III, nel 1928, conte<\/b>.<\/p>\n
Ci illumina sulla storia di questo importante personaggio rimasto per tanto tempo nel dimenticatoio e spesso erroneamente aggregato al ramo dei Crespi dell’omonimo complesso sull’Adda o del Corriere della Sera, Paolo Ferrario<\/b> autore di un aureo libretto<\/b> stampato in poche copie. In esso si legge con sorpreso interesse la parabola di questo intraprendente e lungimirante bustocco che lavorando per Enrico Dell’Acqua seppe conquistare la sua fiducia tanto da renderlo figura di riferimento nella sua filiale aperta in Brasile, a Sao Roque. Rodolfo Crespi aspirava per\u00f2 ad altro e, impalmando Marina Regoli, figlia del proprietario di un Grand Hotel a San Paolo, pot\u00e8 col suocero fondare una societ\u00e0 di importazione di prodotti italiani<\/b> (fin olio e vino!) e anche una fabbrica di tessuti di lana e cotone \u201ccon grande scelta di disegni\u201d e di \u201cqualit\u00e0 superiori\u201d<\/b>, come appunto si poteva leggere nelle pubblicit\u00e0 della Regoli, Crespi e C.<\/p>\n
Gli affari andarono a gonfie vele e la fabbrica venne sempre pi\u00f9 ingrandendosi tanto che intorno al 1920 furono costruiti un nuovo, grandioso stabilimento nel quartiere di Mooca – oggi sussiste ancora anche se trasformato in centro commerciale \u2013 e, intorno ad esso, seguendo la tradizione degli industriali bustocchi, case per i dipendenti, un asilo intitolato alla moglie\u00a0 e fin uno stadio per il \u201cCotonificio Rodolfo Crespi Futebol Clube\u201d<\/b>, in seguito rinominato \u201cClube Atl\u00e9tico Juventus\u201d. La creazione che pi\u00f9 stava a cuore al conte fu per\u00f2 l’Istituto Medio Italo-Brasiliano \u201cDante Alighieri\u201d <\/b>al quale profuse fino alla scomparsa energia e denaro, orgoglioso che i figli degli emigranti potessero apprendere la lingua e la cultura italiane.<\/p>\n
Paolo Ferrario con la sua usuale scrupolosit\u00e0 ci illumina anche sulla famiglia, allietata da quattro figli tutti accasati pi\u00f9 che bene, e su un delitto che la coinvolse nel 1929 quando l’autista personale della moglie del conte Dino, il figlio secondogenito, essendo stato licenziato, lo uccise a colpi di pistola<\/b>. Proprio per ricordarlo i conti Crespi proprio in quei giorni in Italia per incontrare figure di primo piano del mondo politico e industriale di allora, in una visita di cortesia a Busto Arsizio, offrirono all’Ospedale, allora autorevolmente diretto dal professor Solaro, \u201ctitoli del Littorio per il valore di un milione di lire\u201d<\/b> da assegnare come premio \u201cal miglior lavoro scientifico opera di un medico bustese\u201d e per istituire una biblioteca specializzata, tuttora intitolata alla memoria del conte Dino.<\/p>\n
L’indagine di Paolo Ferrario ci informa anche della chiusura, dopo la seconda guerra, dell’azienda e dell’epilogo di questa famiglia, oggi ormai estinta. Di uno dei figli di Dino, che prese il nome dal nonno, Paolo Ferrario fa solo, e giustamente, un cenno, ma per chi \u00e8 curioso, come il sottoscritto, dei \u201cgossip\u201d degli anni della Dolce Vita, si pu\u00f2 offri<\/b>re qualche notizia in pi\u00f9. Rodolfo Crespi, noto nel jet set internazionale come Rudy e come il conte Bubi della Baggina in \u201cL’imperatore di Capri\u201d <\/b>di Tot\u00f2, lasciato il Brasile nel 1946, seppe animare, bello, raffinato e charmant, le cronache mondane degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso insieme alla moglie, Consuelo O’ Connor, bellissima, elegantissima e ammiratissima<\/b>. Organizzarono feste e balli memorabili e si occuparono di pubbliche relazioni nel mondo della moda, divulgando lo chic e l’originalit\u00e0 dei sarti italiani. Sui rotocalchi di allora era tutto un vederli fotografati, sempre perfetti, mai un capello fuori posto, accanto agli Agnelli, ai Kennedy e ai Getty<\/b> che ricevevano nelle loro case stupende di New York, Roma, Capri e Sabaudia.<\/p>\n
Chiss\u00e0 se nonno Rodolfo, partito solo con la valigia di cartone dalla modestissima casa di via Solferino ma con tanta voglia di fare, avrebbe approvato le svagatezze mondane e il lusso esibito con cui Rudy scelse di vivere.<\/p>\n
Giuseppe Pacciarotti<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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