{"id":57926,"date":"2020-11-06T14:20:57","date_gmt":"2020-11-06T13:20:57","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=57926"},"modified":"2020-11-06T14:20:57","modified_gmt":"2020-11-06T13:20:57","slug":"la-magia-del-mondo-fluttuante-prima-parte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-magia-del-mondo-fluttuante-prima-parte\/","title":{"rendered":"La magia del mondo fluttuante \u2013 prima parte"},"content":{"rendered":"
Eccolo. La mia compagna di viaggi e io lo scorgiamo in fondo alla stradicciola che si arrampica fin sulla cima della collina di Koya. La sua sagoma quasi non si distingue dalle strisce di nebbia sottile che l\u2019avvolgono tutto. Ancora pochi pesanti passi siamo ora davanti al Daimon, la porta dell\u2019area sacra.<\/p>\n
In realt\u00e0 un Daimon, nella cultura occidentale \u00e8 un essere che si pone a met\u00e0 strada fra ci\u00f2 che \u00e8 celeste e ci\u00f2 che \u00e8 umano, con la funzione di intermediario tra queste due dimensioni. Socrate riferisce di un Daimon come guida divina che lo assiste in ogni sua decisione, una sorta di coscienza morale che si rivela sotto forma di ispirazione, una voce che rappresenta l’autentica natura dell’anima umana, la sua ritrovata coscienza di s\u00e9.<\/p>\n
E\u2019 curioso che l\u2019edificio in legno che funge da ingresso di questa zona venerata da secoli si chiami proprio \u201cDaimon\u201d: una parola che suona invitante, sembra volerci guidare verso nuove scoperte.<\/p>\n
Con un altro sforzo, in mezz\u2019ora raggiungiamo il nostro \u201cTori\u201d, il portale d\u2019accesso del monastero scintoista che ci ospiter\u00e0 per qualche notte.<\/p>\n
Ci sono un\u2019infinit\u00e0 di santuari qui intorno, ognuno con un proprio \u201cTori\u201d ma gli ideogrammi incisi sulla trave nodoso di questo antico architrave in cedro corrispondono alle indicazioni del foglietto che abbiamo in mano: dopo ben tre giorni di viaggio siamo arrivati alla nostra meta.<\/p>\n
Appoggiamo soddisfatti gli zaini sotto il porticato e accompagniamo con entrambe le mani la fragile anta scorrevole posta ad entrata dell\u2019edificio.<\/p>\n
Ci viene incontro il monaco, in gran fretta, strisciando le ciabatte a piccoli passi simmetrici. Rallenta i suoi movimenti solo per regalarci un lungo inchino pronunciato. Ha i capelli tutti rasati, indossa la tunica e la serenit\u00e0 che ci aspettavamo. Non dice nulla ma il suo spazioso sorriso ci accoglie pi\u00f9 di qualsiasi frase di circostanza sillabata in inglese.<\/p>\n
Intuendo il nostro imbarazzo nel toglierci le scarpe all\u2019ingresso, ci porge subito delle ciabatte che, come sempre accade qui in Giappone, arrivano s\u00ec e no a tre-quarti della pianta del nostro piede, rendendo la camminata goffa e insicura. Poi ci consegna lo \u201cyukata\u201d, una vestaglia da indossare per la cena.<\/p>\n
Dal lucernario filtra la luce tenue e ovattata di un giorno di pioggerella fitta ma l\u2019infilata di lanterne votive che riempie il corridoio del monastero rischiara il nostro procedere.<\/p>\n
Ad ogni passo le assi cigolano ritmicamente sotto i nostri piedi senza interrompere la pace di questi ambienti fragranti di sacralit\u00e0. E\u2019 come camminare in quei rifugi di montagna dove le grosse assi scure del pavimento sono state inchiodate decenni fa per restarci a lungo e il profumo del lucido per il legno si sparge in tutta la vallata.<\/p>\n
La temperatura all\u2019interno delle sale riflette l\u2019aria frizzante dei mille metri di quota. Temiamo un po\u2019 quando il monaco ci mostra la stanza nella quale alloggeremo per la notte, un ambiente vuoto tutto sagomato di tatami al suolo e contornato soltanto da esili pareti di carta.<\/p>\n
Dormire per terra al gelo non \u00e8 certo una prospettiva allettante ma lui ci rassicura con la stessa premura adoperata poco prima, premendo senza indugiare il pulsante del riscaldamento ad aria. Siamo in Giappone: non dobbiamo dimenticarlo. C\u2019\u00e8 tutto quello che serve e soprattutto ogni cosa funziona a dovere.<\/p>\n
La nostra societ\u00e0 attuale \u00e8 troppo basata sulla generazione continua di desideri e sullo sforzo orientato alla soddisfazione dei medesimi. Qui invece qualcuno ha gi\u00e0 pensato a ogni cosa: non serve ambire a volere nulla di pi\u00f9, quindi ci si pu\u00f2 occupare delle faccende serie, come ad esempio la cura della propria anima.<\/p>\n
Al piano terra del monastero c\u2019\u00e8 persino un \u201cOnsen\u201d, una vasca comune per fare il bagno che raccoglie acque termali, provenienti dalle viscere della montagna a temperatura elevatissima. Essendo l\u2019unica modalit\u00e0 prevista per lavarsi noi viaggiatori siamo costretti a chiedere istruzioni e ci \u201ctuffiamo\u201d nell\u2019impresa, con qualche difficolt\u00e0 legate al galateo molto particolare.<\/p>\n
Innanzitutto scopriamo che occorre entrare completamente nudi, per fortuna almeno maschi e femmine sono in due ambienti distinti. Poi \u00e8 necessario lavarsi in maniera accurata prima di immergersi nella vasca. Bisogna sedersi su di uno sgabellino microscopico, strofinarsi ogni centimetro quadrato di pelle e risciacquarsi con un secchio. Mi pare uno strano modo di fare la doccia da seduti. Solo dopo questo rito, che pu\u00f2 durare anche mezz\u2019ora, \u00e8 possibile sprofondare nell\u2019Onsen. Durante l\u2019abluzione si pu\u00f2, anzi si deve chiacchierare con gli altri utenti ma sottovoce. Non bisogna per\u00f2 nuotare.<\/p>\n
L\u2019immersione nelle acque termali \u00e8 un\u2019esperienza catartica e purificante, anche se per noi all\u2019inizio potrebbe risultare un po’ sgradevole stare completamente nudi in mezzo a degli sconosciuti.<\/p>\n
Il vapore s\u2019addentra nei pori della pelle offrendo una sensazione di leggerezza e rilassamento che fa sempre piacere. Mi abbandono per qualche istante nell\u2019acqua bollente con l\u2019asciugamano appoggiato al bordo e mi pare persino che la superficie del mio corpo non percepisca pi\u00f9 il calore.<\/p>\n
Ivo Stelluti, il Viaggiator Curioso,<\/em> Eccolo. La mia compagna di viaggi e io lo scorgiamo in fondo alla stradicciola che si arrampica fin sulla cima della collina di Koya. La sua sagoma quasi non si distingue dalle strisce di nebbia sottile che l\u2019avvolgono tutto. Ancora pochi pesanti passi siamo ora davanti al Daimon, la porta dell\u2019area sacra. In realt\u00e0 un […]<\/p>\n","protected":false},"author":6,"featured_media":57934,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[778],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nKoyasan, Giappone,<\/em>
\n28 aprile 2019.<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"