{"id":58361,"date":"2020-12-15T14:00:59","date_gmt":"2020-12-15T13:00:59","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=58361"},"modified":"2020-12-18T15:22:32","modified_gmt":"2020-12-18T14:22:32","slug":"larte-deve-puntare-alla-riflessione-storica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/larte-deve-puntare-alla-riflessione-storica\/","title":{"rendered":"L’arte deve puntare alla riflessione storica"},"content":{"rendered":"
Busto A. – “Certo che essere pronti a “migrare” sul pianeta Marte ma non essere preparati a difenderci da un batterio infinitesimale che in quasi un anno ha stroncato nel mondo milioni di vite e, solo in Italia, oltre i cinquantamila, la dice lunga sulla confusione, sulla impreparazione dell’azione politico sanitarie nella quali ci muoviamo<\/em>“. E. Farioli<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Busto A. – “Certo che essere pronti a “migrare” sul pianeta Marte ma non essere preparati a difenderci da un batterio infinitesimale che in quasi un anno ha stroncato nel mondo milioni di vite e, solo in Italia, oltre i cinquantamila, la dice lunga sulla confusione, sulla impreparazione dell’azione politico sanitarie nella quali ci muoviamo“. […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":58366,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,65,37,417,230,17],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nCos\u00ec esordisce Antonio Maria Pecchini<\/strong>, scultore, riflettendo su questo straordinario momento storico, scandito dalla pandemia che ci ha cambiato le abitudini e il modo di vivere.
\n“Lo dico, <\/em>– continua l’artista – ringraziando in primis tutto il personale sanitario, che nonostante i tanti morti lasciati sul campo e oltre ai limiti che regnano nell’attuale politica sanitaria, ha continuato a lavorare nei nostri ospedali a difesa della vita. Io, poi, persona a rischio, cerco di essere attento nel rigido rispetto d’ogni suggerimento, anche i pi\u00f9 restrittivi. Non si pu\u00f2 vivere bene questo tempo dell’attesa e di libert\u00e0 condizionata. Nonostante le rigidi regole, si vive nella poca “libert\u00e0”, nella speranza di poterne uscire nel tempo pi\u00f9 breve, senza l’assillo di dover accorciare mondi, territori, momenti ludici; si vive in un’apparente ristrettezza d’orizzonti cos\u00ec da aiutare la vita ad essere vissuta in pienezza. Quindi casa, contatti personali rinviati, abuso di strumenti comunicativi, telefono, mail, nuovi media, sempre pi\u00f9 lontani dalla fisicit\u00e0 degli incontri, dall’umano bisogno dei contatti.<\/em>”
\nLa chiusura degli spazi espositivi ha penalizzato anche voi artisti che, come si sa, tramite le mostre proponete e fate conoscere le vostre opere.
\n“Anche in campo artistico ogni operatore \u00e8 un’isola; vive della propria dimensione culturale e sociale, persegue i propri obiettivi. In una dimensione politico-culturale come la nostra \u00e8 sempre pi\u00f9 difficile operare in situazioni che non siano individualistiche; oggi poi il settore dell’arte \u00e8 condizionato dal cosiddetto mercato e rimanere estranei \u00e8 un po’ un isolarsi dal mondo, da quel mondo. La condizione artistica dentro il mercato ha certamente sofferto pi\u00f9 di un battitore libero, perch\u00e9 mettendo in “prigione” la dimensione culturale dell’opera, persegue un percorso prettamente economico dimenticandosi che l’oggetto artistico \u00e8 solo il prodotto della storia e della cultura di un luogo, e, nello stesso tempo, della riflessione su di essa di chi produce segni e dinamiche culturali attive e capaci, ad una pronta lettura, di diventare un elemento propositivo e d’aiuto per lo sviluppo delle future generazioni. Non si vive di solo mercato e l’opera non \u00e8 pi\u00f9 un valore culturale universale<\/em>“.
\nLe opere realizzate in questo anno drammatico da cosa si riconosceranno?
\n“Se il mondo dell’arte occidentale continua ad essere un fenomeno a s\u00e9, lontano da una riflessione storica, \u00e8 solo un prodotto che, come altri, sollecita interessi economici ma resta lontano dall’essere elemento riflessivo sulle condizioni dell’umanit\u00e0. Resta un fatto estetico, resta un semplice oggetto, tendenzialmente intercambiabile lontano da quella zona riflessiva e culturale che da sempre si \u00e8 portato appresso. Come mai solo gli autori del cosiddetto terzo mondo praticano un’arte di denuncia civile,realizzano, attraverso i mezzi dell’arte, situazioni cos\u00ec poco attrattive sul piano estetico, ma cos\u00ec potentemente riflessive quello culturale. Basta pensare all’iraniana Shirin Neshat o al cinese Ai Wei Wei per avere momenti e prodotti estetici che interpellano e parlano alla mente e al cuore. Le opere si riconosceranno semplicemente perch\u00e9 la loro oggettualit\u00e0, la capacit\u00e0 estetica di assemblare materiali, di recuperare elementi, sono criteri organizzativi sufficienti per oggettivare le tante contraddizioni che percorrono e condizionano la nostra quotidianit\u00e0. E’ un’abilit\u00e0 estetica capace, nel gesto artistico, di mettere a nudo le tante ambiguit\u00e0 che popolano le attuali societ\u00e0 e di tenere in vita i valori che costituiscono il bene prezioso dell’umanit\u00e0<\/em>“.
\nCosa ci lascer\u00e0 questo periodo, quali strascichi o conseguenze?
\n“Difficile da dire, semplicemente perch\u00e9, gli italiani, sono abituati a non ricordare, ad allontanare da s\u00e9 memorie, le fonti di disagi, di preoccupazioni, di bisogno. Viviamo il presente. Un’abitudine nella quale siamo stati immersi in questi ultimi venticinque – trent’anni, dovuti ad una visione personalistica, di conseguenza un po’ egoistica d’ogni percorso d’esistenza, in cui meritocrazia e denaro sono state le stelle polari delle condizioni esistenziali dell’umano cammino. Ecco poi che arriva un imprevisto e microscopico batterio e il mondo si spopola, le citt\u00e0 si svuotano. Si gonfiano solo i camposanti. Lascer\u00e0, il virus, qualche segno diverso dal presente modo di intendere il vivere? Io nutro diverse perplessit\u00e0 al riguardo, basterebbe guardare la storia. Abbiamo urlato “Basta Guerra!” ma il secolo che abbiamo appena passato \u00e8 stato quello che ha prodotto pi\u00f9 guerre di tutti gli altri; siamo stati immersi, soltanto pochi decenni fa, dal terrorismo, apparentemente dimenticato, anche se per altre ragioni, siamo ancora calati in situazioni analoghe. Mondo di ricchi e mondo di poveri; nonostante siano molti gli sforzi a difesa della povert\u00e0, la povert\u00e0 aumenta e i ricchi si irrobustiscono. Come non vedere che il problema dell’emigrazione \u00e8 solo la punta dell’Iceberg di questa umana situazioni..!!!. Non ho perci\u00f2 molta fiducia nel possibile cambiamento, gli artisti sono persone e come tali vivono di sentimenti, di solidariet\u00e0, ma qualcuno anche di indifferenza<\/em>“.
\nCome vede il futuro nell’arte?
\n“L’arte \u00e8 qualcosa che \u00e8 insita nell’uomo. Qualcuno sosteneva che il fare artistico \u00e8 la prima filosofia che si \u00e8 data l’umanit\u00e0 e noi sappiamo quanto sia stata necessaria, per la costruzione di mondi, la riflessione filosofica che persiste a valle d’ogni situazione umana; per questo motivo non pu\u00f2 non esserci un futuro per il mondo dell’arte. E’ nato nelle caverne, si \u00e8 fatto racconto sulle pietre, ha condizionato e affiancato luoghi e civilt\u00e0, si \u00e8 dato delle regole e le ha modificate nel tempo seguendo l’andamento delle culture, persiste e resiste nel tempo grazie alle sue continue innovazioni, che altro non sono se non l’oggettivazione di un pensiero in grado, attraverso la forma, di trasmettere sensazioni e di parlare ad ogni uomo. Morir\u00e0 soltanto se verr\u00e0 meno l’uomo<\/em>“.<\/p>\n