{"id":59849,"date":"2021-03-19T15:24:41","date_gmt":"2021-03-19T14:24:41","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=59849"},"modified":"2021-03-24T14:15:49","modified_gmt":"2021-03-24T13:15:49","slug":"nino-pedretti-al-vousi-parte-prima","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/nino-pedretti-al-vousi-parte-prima\/","title":{"rendered":"\u201cAl V\u00f2usi\u201d di Nino Pedretti – prima parte"},"content":{"rendered":"
Del tono e della misura con cui Nino Pedretti (Santarcangelo 1923 \u2013 Rimini 1981) arriva alla poesia dialettale romagnola, o meglio santarcangiolese, lo esplicita la postfazione dell\u2019amico poeta Raffaello Baldini nel volume \u201cAl V\u00f2usi e altre poesie in dialetto romagnolo\u201d (Einaudi pp. 227 Euro 16) a cura di Manuela Ricci e Dante Isella.
\nContrariamente a chi nasceva negli anni \u201920 in quel di Santacangelo, dove il parlare quotidiano viveva solo di cadenze dialettali, \u201cLa prima lingua per Nino, invece, \u00e8 stato l\u2019italiano. Il babbo e la mamma erano due intellettuali, la mamma era maestra\u2026il padre era un appassionato di storia locale, scriveva libri e articoli\u2026e anche lui sia in casa che fuori parlava in italiano\u201d, chiarisce Baldini.
\nPedretti impara il dialetto per strada giocando con i coetanei e pi\u00f9 avanti in giovent\u00f9 rapportandosi quotidianamente con le persone nelle piazze, nei negozi, nelle osterie.
\nE\u2019 questa macerata percorrenza a venare la poesia di Pedretti di una disperazione e rabbia di fondo, sottile come una lama di rasoio e forse mai volutamente risolta.
\nUn continuo \u201cMale oscuro\u201d per dirla alla Giuseppe Berto che si dilata nell\u2019intimit\u00e0 del poeta sino a sfociare in ambito sociale e politico.
\nE la rabbia si alimenta nel momento in cui \u00e8 chiamato alle armi a Trieste nel 1942, da li fugge in seguito agli avvenimenti dell\u20198 settembre del \u201943 per rifugiarsi a San marino al fine di non essere perseguitato dagli ultimi rigurgiti fascisti.
\nA guerra finita riprende gli studi conseguendo il diploma di maestro e in seguito la laurea in lingue straniere all\u2019Universit\u00e0 di Urbino nel 1953 con una tesi sul jazz.
\nSuccessivamente, per un breve periodo, si trasferisce in Germania e rientrato in Italia insegna lingua inglese nei licei di Cesena e Pesaro.
\nE\u2019 del 1975 la prima pubblicazione di poesie in dialetto romagnolo.
\nGli strascichi del ventennio nero e del conflitto mondiale vengono definiti ne \u201cLa Gu\u00e8ra\u201d cruda testimonianza delle violenze commesse dai fascisti e dalla gestapo sui civili, mentre ne \u201cI Partigiani\u201d Pedretti chiarisce la distanza tra gli oppressori e chi lottava per la democrazia.
\nSe per i fascisti violenza e sopraffazione nei confronti di chiunque non condivideva i loro dettati era regola connaturata altres\u00ec aderire alla lotta di Resistenza significava rinunciare alla propria naturale quotidianit\u00e0, facendosi violenza nell\u2019imbracciare le armi.
\nE ancora il poeta, con fermezza, non disgiunta da profonda umanit\u00e0, sottolinea le distanze: un partigiano era una persona degna di tale definizione, un fascista un burattino agli ordini di un dittatore.<\/p>\n
Nino Pedretti \u2013 \u201cAl v\u00f2usi e altre poesie romagnole\u201d \u2013 Giulio Einaudi Editore, pp.227, euro 16.<\/p>\n
Mauro Bianchini<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
Del tono e della misura con cui Nino Pedretti (Santarcangelo 1923 \u2013 Rimini 1981) arriva alla poesia dialettale romagnola, o meglio santarcangiolese, lo esplicita la postfazione dell\u2019amico poeta Raffaello Baldini nel volume \u201cAl V\u00f2usi e altre poesie in dialetto romagnolo\u201d (Einaudi pp. 227 Euro 16) a cura di Manuela Ricci e Dante Isella. Contrariamente a […]<\/p>\n","protected":false},"author":6,"featured_media":59852,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[13],"tags":[],"yoast_head":"\n