{"id":59859,"date":"2021-03-26T14:07:56","date_gmt":"2021-03-26T13:07:56","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=59859"},"modified":"2021-03-26T14:07:56","modified_gmt":"2021-03-26T13:07:56","slug":"la-pieta-di-bellini-gli-sguardi-del-dolore","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-pieta-di-bellini-gli-sguardi-del-dolore\/","title":{"rendered":"La \u201cPiet\u00e0\u201d di Bellini: gli sguardi del dolore"},"content":{"rendered":"
Busto Arsizio – Affront\u00f2 spesso il tema iconografico della \u201cPiet\u00e0\u201dGiovanni Bellini (Venezia, 1433-1516) noto anche con il nome Giambellino del quale andremo a conoscere il dipinto custodito a Milano nella pinacoteca di Brera. La formazione dell’artista veneziano come quella del fratello Gentile prende avvio nella bottega del padre Iacopo, anch’egli pittore. Nel corso della sua attivit\u00e0 e maturazione artistica importante fu anche l’influenza del cognato Andrea Mantegna. La figura del Cristo deposto dalla croce e ormai morto, \u00e8 al centro del dipinto, sorretto a sinistra dalla Madre: il suo viso, dai lineamenti tesi e induriti dal dolore, sfiora quello del figlio. A destra di Ges\u00f9, poco pi\u00f9 distaccato, san Giovanni Evangelista che con una mano appoggiata al fianco lo sostiene mentre Il suo sguardo \u00e8 perso nel vuoto in un’espressione costernata. Lo sguardo di chi contempla questo dipinto si perde nei volti, per poi posarsi sul viso di Maria che diventa tutt’uno con quello del Figlio. Non c’\u00e8 pi\u00f9 vita in lui; ma in quell’ultimo abbraccio di madre pare voglia ascoltare, sentire ancora… il soffio di un ultimo respiro . E. Farioli<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Busto Arsizio – Affront\u00f2 spesso il tema iconografico della \u201cPiet\u00e0\u201dGiovanni Bellini (Venezia, 1433-1516) noto anche con il nome Giambellino del quale andremo a conoscere il dipinto custodito a Milano nella pinacoteca di Brera. La formazione dell’artista veneziano come quella del fratello Gentile prende avvio nella bottega del padre Iacopo, anch’egli pittore. Nel corso della sua […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":59920,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"video","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,65,37,417,15],"tags":[300],"yoast_head":"\n
\nFin dalle sue prime opere Giovanni rivela una particolare attenzione al colore. Il paesaggio in cui vive determina la sua sensibilit\u00e0 cromatica. Le tonalit\u00e0 del mare, del cielo esaltati dalla luce lo portano ad elaborare un linguaggio personale che si esprime attraverso tinte morbide, lievi stese con velature sottili . Il “poeta del paesaggio italiano” cos\u00ec lo hanno definito sia per gli scenari nei quali ambienta il suo racconto, sia per la sensibilit\u00e0 al colore e alle atmosfere tipico della grande pittura veneta
\nLa Piet\u00e0<\/em> (o Cristo morto sorretto da Maria e Giovanni) che andremo a conoscere \u00e8 un dipinto eseguito a tempera su tavola (86\u00d7107 cm) databile tra il 1465 e il 1470 circa. L’opera conclude la fase giovanile di Bellini che sempre pi\u00f9 inizia a subile l’influenza del cognato Andrea Mantegna dal quale apprende l’impostazione scultorea dei corpi e la minuzia nei particolari.
\nBellini riesce a dipingere i sentimenti, umani e divini. Qui in particolare si coglie il grande dolore negli sguardi dei personaggi . E’ una sofferenza non urlata ma composta e come da consuetudine del maestro, concentrata nel gesto e nell\u2019intensit\u00e0 dei volti.<\/p>\n
\nIn primo piano una balaustra divide le tre figure sacre del dipinto (a grandezza naturale) dall’osservatore. Qui poggia la mano sinistra di Ges\u00f9 lacerata dai chiodi e poco pi\u00f9 sotto, al centro risalta l\u2019iscrizione ispirata a un\u2019elegia del poeta latino Properzio che recita: HAEC FERE QVVM GEMITVS TVRGENTIA LVMINA PROMANT \/ BELLINI POTERAT FLERE IOANNIS OPVS, \u201cSe questi occhi gonfi di pianto quasi emettono gemiti, cos\u00ec potrebbe piangere l\u2019opera di Giovanni Bellini\u201d.<\/p>\n
\nE’ impossibile non sentire lo strazio che rompe il silenzio e immedesimarsi nella sua sofferenza e nel pianto.<\/p>\n