{"id":61280,"date":"2021-06-21T09:00:18","date_gmt":"2021-06-21T07:00:18","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=61280"},"modified":"2021-06-21T10:05:59","modified_gmt":"2021-06-21T08:05:59","slug":"la-penna-e-il-bisturi-dellarte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-penna-e-il-bisturi-dellarte\/","title":{"rendered":"\u201cLa penna \u00e8 il bisturi dell\u2019arte\u201d"},"content":{"rendered":"
Roma<\/strong> – E’ stato un precursore, un artista originale nel linguaggio espressivo e compositivo, purtroppo poco compreso dai contemporanei e ricordato da un esiguo numero di cultori dell’arte. Ad Alberto Martini<\/strong> (1876 – 1954), l’alchimista del bianco e nero\u00a0 la Galleria Carlo Virgilio, dedica la mostra “La penna \u00e8 il bisturi dell’arte<\/em>“. Un’occasione per vedere riunito un corpus significativo di disegni a penna di china risalenti agli esordi fino alla prima maturit\u00e0 dell’artista trevigiano,\u00a0 protagonista del Simbolismo europeo<\/strong>. La sua tecnica, unica, raggiunse in Europa una rapida fama grazie al critico Vittorio Pica grande sostenitore di Martini (presente in mostra nel celebre ritratto a penna realizzato dall\u2019artista nel 1912). Martini interpreta Poe con segno crudo nell’essenza realistica, fedele al testo nella vena pi\u00f9 macabra e onirica del poeta. Il percorso poi si muove attraverso una serie di illustrazioni, che tracciano l\u2019evoluzione dello stile martiniano, dalle introduzioni della grafica europea contemporanea e dai riferimenti dureriani, come i fogli dedicati al Morgante Maggiore<\/em> di Luigi Pulci (1895), la Secchia Rapit<\/em>a di Alessandro Tassoni e i disegni per La corte dei miracoli<\/em> (esposti alla Biennale di Venezia del 1897) e per il Poema del lavoro (esposti a Torino nel 1898 e poi a ancora a Venezia, Londra, Monaco di Baviera e Berlino).Testimoniano la fase successiva dell\u2019opera di Martini, le straordinarie litografie del ciclo Misteri<\/em>, del 1914, autoritratti e il ritratto della marchesa Casati.<\/p>\n In galleria dialogano, con le opere dell’illustratore, un bronzo dello scultore simbolista Adolfo Wildt e un ritratto di D\u2019Annunzio di Paul Troubetzkoy, l\u2019unica versione in bronzo oggi nota, che accompagna la raffigurazione originale eseguita dal maestro trevigiano per l\u2019ex libris dell\u2019opera omnia del poeta.
\nIl nucleo pi\u00f9 importante dell’esposizione \u00e8 rappresentato dalle illustrazioni per i Tales<\/em> di Edgar Allan Poe: 11 disegni, eseguiti tra il 1906 e il 1908, tra i pi\u00f9 celebri dell’artista, riprodotti ovunque nella bibliografia martiniana e ora ritrovati negli originali. I disegni del ciclo di Poe, rappresentano il suo pi\u00f9 significativo contributo\u00a0 all’illustrazione letteraria europea, di matrice simbolista, dove “un\u2019immaginazione visionaria si lega con il gusto per il simbolo arcano, il macabro e l\u2019ironia grottesca. Non a caso, grazie alla regia delle luci, dei diversi piani e dei dettagli, illustrazioni come queste sono state considerate tra le fonti visive del cinema moderno, nella mostra del 2000 Hitchcock et l\u2019art: co\u00efncidences fatales, Parigi, Centre Pompidou<\/em>“.<\/p>\n
\nUn’artista da ri-scoprire Alberto Martini,\u00a0 soprattutto dal vasto pubblico, al quale riconoscere un grande talento. Non si ripeta lo stesso errore di un secolo fa quando, per l’ostilit\u00e0 dei critici italiani che ignorarono il suo lavoro, si trasfer\u00ec a Parigi dove trov\u00f2 invece numerosi estimatori. In Italia, occorre sottolinearlo, l’attenzione di artisti e inellettuali dell’epoca, si concentrava ancora attorno al movimento futurista e le innovazioni del disegnatore non venivano colte.<\/em><\/p>\n