{"id":62728,"date":"2021-09-28T10:00:19","date_gmt":"2021-09-28T08:00:19","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=62728"},"modified":"2021-10-01T09:56:11","modified_gmt":"2021-10-01T07:56:11","slug":"i-monet-del-marmottan-a-palazzo-reale","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/i-monet-del-marmottan-a-palazzo-reale\/","title":{"rendered":"I Monet del Marmottan a Palazzo Reale"},"content":{"rendered":"
Milano<\/strong> – “Altri pittori dipingono un ponte, una casa, una barca\u2026 Io voglio dipingere l\u2019aria che circonda il ponte, la casa, la barca, la bellezza della luce in cui esistono<\/em>“. E’ una delle tante frasi dette da Cloude Monet, artista tra i pi\u00f9 rappresentativi del movimento impressionista.<\/p>\n Il pittore ossessionato dal colore, sua gioia e tormento, innamorato del suo “mestiere” fino al punto di affermare “…Ognuno discute della mia arte e finge di capire, come se fosse necessario capire, quando \u00e8 semplicemente necessario amare<\/em>“. La mostra<\/strong><\/p>\n Il percorso della mostra, curata da Marianne Mathieu, \u00e8 suddiviso in sette sezioni che presentano, in una narrazione cronologica, l\u2019intera parabola artistica di Monet. L\u2019esposizione introduce alla scoperta di opere chiave dell\u2019Impressionismo e della produzione del pittore sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti nell\u2019opera stessa, l’alfa e l’omega del suo approccio artistico. Dai primissimi lavori che raccontano il nuovo modo di dipingere en plein air<\/em> e dalle opere di piccolo formato, ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, V\u00e9theuil, Pourville e delle tante dimore. Si apre cos\u00ec il mondo di Monet, con le sue corpose ma delicatissime pennellate pregne di quella luce, ora fioca e ora accecante, luce unica che ha reso celebri le sue opere. I salici piangenti, l’acqua, le ninfee, la natura dai colori evanescenti che dalla terra incontrano ed entrano nel cielo. Una sezione della mostra \u00e8 dedicata ai viaggi inglesi (\u201cLondra, il Parlamento\u201d, \u201cRiflessi sul Tamigi\u201d, \u201cIl ponte di Charing Cross\u201d), nei quali Monet modifica la sua tavolozza con nuove cromie suggerite dalla nebbia e dai cieli grigi. Le ultime sale, sono le pi\u00f9 toccanti. Sono gli ultimi anni di vita dell’artista e la sua pittura assume una nuova interpretazione, diventa sempre pi\u00f9 astratta ed evocativa. Lo si pu\u00f2 ammirare nell’ultima sua opera, incompiuta, intitolata “Le rose<\/em>“:\u00a0 il preludio all’informale.<\/p>\n Giverny: il giardino incantato<\/strong><\/p>\n Nel 1980 Monet diventa proprietario di una casa a Giverny; qui allest\u00ec il suo primo atelier e l’ultima residenza, attorno alla quale crea un giardino tanto bello da sembrare un dipinto vivente. (E’ questo un soggetto che dipinger\u00e0 fino alla morte). Qui, con cura quasi maniacale, costituisce una sorta di microcosmo dove \u00e8 presente tutto ci\u00f2 che\u00a0 ama di pi\u00f9, anche gli stagni dove coltiva le amate ninfee, che racconter\u00e0 in oltre duecento opere e differenti formati (alcuni lavori superano i 2 metri). Si legge che Monet in questo periodo dipinga come in preda a una sorta di delirio creativo<\/em>, fino a 10-15 tele alla volta, non esitando a distruggerle se, nel corso della lavorazione, le condizioni di tempo e di luce non sono esattamente le stesse del giorno prima. Queste opere segnano il suo culmine creativo ed espressivo. Si tratta dell\u2019ultimo di una serie di esperimenti con cui porta alle estreme conseguenze i presupposti dell\u2019Impressionismo. L\u2019artista, riferendosi a questo soggetto, descrive cos\u00ec l\u2019essenza della sua arte: Dall’impressionismo all’informale<\/strong><\/p>\n Claude Monet, caposcuola dell\u2019Impressionismo, trascorre tutta la sua esistenza dipingendo il \u201cdivenire<\/em>\u201d e la continua mutazione dei soggetti per effetto della luce solare. Il critico Louis Leroy,<\/em> invece, pubblica un violento articolo sulla rivista Le Chiarivari<\/em> in cui, parlando del famosissimo quadro di Monet intitolato Impressione, levar del sole<\/em>, sostiene che “una carta da parati al suo stato iniziale \u00e8 pi\u00f9 rifinita di questa marina<\/em>” e conclude attribuendo agli artisti l\u2019appellativo derisorio di \u201cImpressionisti<\/em>\u201d. Nel 1926, con la vista ormai gravemente compromessa, dipinge Le rose,<\/em> l’ultimo dipinto, dai forti richiami all\u2019informale: ora i suoi fiori si fondono col cielo, quel cielo che l’artista raggiunger\u00e0 di l\u00ec a poco. La sua luce si spegner\u00e0 per sempre su Cloude Monet il 5 dicembre dello stesso anno.<\/p>\n La mostra a Palazzo Reale rimarr\u00e0 in calendario fino al 30 gennaio 2022. Orari: 10-19,30; gioved\u00ec 10-22,30. Luned\u00ec chiuso.<\/p>\n <\/p>\n Claude Monet<\/strong> E.Farioli<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Milano – “Altri pittori dipingono un ponte, una casa, una barca\u2026 Io voglio dipingere l\u2019aria che circonda il ponte, la casa, la barca, la bellezza della luce in cui esistono“. E’ una delle tante frasi dette da Cloude Monet, artista tra i pi\u00f9 rappresentativi del movimento impressionista. Il pittore ossessionato dal colore, sua gioia e […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":62732,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,45,64,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nGi\u00e0 amare… Quanta verit\u00e0 in queste parole. L’arte \u00e8 un amante, basta abbandonarsi tra le sue “braccia<\/em>” di forme e colori per trovare quei momenti di “estasi” che solo l’amore sa dare.
\nTornando a Monet, le sale di Palazzo Reale a Milano ospitano, sino al prossimo 30 gennaio, una grande e suggestiva mostra con 53 opere provenienti dal Mus\u00e9e Marmottan di Parigi, sede del corposo nucleo di lavori del Maestro, donato nel 1926, dal secondogenito Michel.<\/p>\n
\n“Ho dipinto tante di queste ninfee, cambiando sempre punto d\u2019osservazione, modificandole a seconda delle stagioni dell\u2019anno e adattandole ai diversi effetti di luce. E, naturalmente, l\u2019effetto cambia costantemente, non soltanto da una stagione all\u2019altra, ma anche da un minuto all\u2019altro, poich\u00e9 i fiori acquatici sono ben lungi da essere l\u2019intero spettacolo, in realt\u00e0 sono solo il suo accompagnamento. L’elemento base \u00e8 lo specchio d’acqua il cui aspetto muta ogni istante per come brandelli di cielo vi si riflettono conferendogli vita e movimento”.
\n<\/em><\/p>\n
\n… Quella luce, che per tutta la vita ha animato l’opera di Monet, viene alterata dalla malattia agli occhi sopraggiunta negli ultimi anni portando nella tavolozza del maestro nuove sfumature, e tonalit\u00e0. Sono colori pi\u00f9 intimi ed espressivi che dilatano le forme. Un altro Monet o meglio una fase che ancora una volta qualcuno si permette di giudicare come di \u201cdecadenza senile<\/em>\u201d. Dopo anni, intorno al 1950, con le nuove correnti dell\u2019Astrattismo e dell\u2019Espressionismo astratto, finalmente \u00e8 stato possibile smentire quella “cattiveria” e collocare Monet oltre l\u2019Impressionismo. Quel momento infatti ha rappresentato un collegamento tra gli ultimi decenni dell\u2019ottocento e le esperienze contemporanee.<\/p>\n
\nNasce il 14 novembre 1840 a Parigi. E’ in questa citt\u00e0 che, dopo alcuni anni, si iscrive alla “Academ\u00ece Suisse” dove, oltre a rimanere colpito dalla pittura di Delacroix, Daubigny e Corot, incontra artisti specializzati in paesaggi, come Pissarro, Bazille, Sisley e Renoir. Insieme formano una combriccola, si scambiano idee, intenti, oltre a condividere momenti di pittura “dal vero” nella foresta di Fontainbleu.
\nIntanto esegue anche caricature, un genere di cui \u00e8 sempre stato un maestro fin dalla fanciullezza, riuscendo a pubblicarne alcune su fogli satirici. Il 29 aprile 1861 riceve la chiamata alle armi da cui non pu\u00f2 esimersi. E’ arruolato nel corpo dei cacciatori d’Africa e a giugno parte per Algeri. In seguito dir\u00e0 di essersi preparato proprio qui all’impressionismo.
\nPoco dopo, grazie all’intervento della zia Marie-Jeanne, riesce a essere esonerato.
\nNel 1862 a Parigi incontra Renoir e Sisley, oltre a ritrovare Bazille. Appartengono a questi anni alcuni paesaggi dei dintorni di Honfleur. Nel 1867 dipinge “Donne in giardino”, tappa fondamentale nelle ricerche impressioniste. Da questo momento in poi diventa costante l’impegno di identificare pittura e natura, immagine e forma, e di cogliere attimo per attimo la realt\u00e0.
\nNelle opere del decennio ’70-’80 sono espresse tutte le concezioni impressioniste. Sono si questo periodo “La colazione”, “Il ponte di Argantuil” e il celebre “Impression, soleil levant”, dal quale prender\u00e0 il nome il gruppo degli impressionisti.
\nNel 1871 muore il padre e si trasferisce a Londra dove sboccia l’interesse per Turner e Constable. Dieci anni pi\u00f9 tardi,\u00a0 da settembre a novembre del 1881, soggiorna a Belle-Ile-en-Mer, in Bretagna dove realizza una quarantina di dipinti che terminer\u00e0 poi a Giverny. Qui inizia la serie degli “stagni”. La sua reputazione internazionale cresce: espone ancora a Parigi, San Pietroburgo, Mosca, New York, Dresda e Boston. Nello stesso anno gli viene diagnosticata una doppia cataratta, ma l’operazione agli occhi viene rimandata. I problemi alla vista si aggravano anno dopo anno mentre avanza un tumore al polmone. Morir\u00e0 il 5 dicembre del 1926 a Giverny.<\/p>\n