{"id":64034,"date":"2022-01-12T19:45:51","date_gmt":"2022-01-12T18:45:51","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=64034"},"modified":"2022-01-12T19:30:15","modified_gmt":"2022-01-12T18:30:15","slug":"gennaio-e-i-suoi-riti-di-passaggio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/gennaio-e-i-suoi-riti-di-passaggio\/","title":{"rendered":"Gennaio e i suoi riti di passaggio"},"content":{"rendered":"
Busto Arsizio \u2013 Gennaio deve il suo nome al dio romano Ianuarius,<\/strong> protettore delle porte, dei ponti e propiziatore di attraversamenti, passaggi o mutamenti simbolici. Gennaio \u00e8 il mese che apre il calendario gregoriano, il primo dell\u2019anno, quello che, emblematicamente, apre una nuova fase della vita. Le giornate si allungano<\/strong> e la luce, piano, piano riprende il suo posto nelle giornate regalandoci meravigliosi cieli blu cobalto e tramonti infuocati di una bellezza mozzafiato. Arriva, puntualmente ogni anno, per ricordarci che, per quanto buia e lunga possa essere la notte, la luce ritorna sempre trionfando sulle tenebre.<\/p>\n Antichi riti propiziatori<\/strong> La vecchia strega del giovedi<\/strong> I giorni della merla<\/strong> M. Giovanna Massironi<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Busto Arsizio \u2013 Gennaio deve il suo nome al dio romano Ianuarius, protettore delle porte, dei ponti e propiziatore di attraversamenti, passaggi o mutamenti simbolici. Gennaio \u00e8 il mese che apre il calendario gregoriano, il primo dell\u2019anno, quello che, emblematicamente, apre una nuova fase della vita. Le giornate si allungano e la luce, piano, piano […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":64035,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[1458],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nMolti degli antichi riti che si celebrano in questo mese e che sono legati alla realt\u00e0 agricola e contadina, sopravvivono ancora e in alcune zone del nostro Paese sono particolarmente sentiti. E\u2019 cos\u00ec possibile vedere nel bel mezzo del mese e del gelido inverno il cielo illuminarsi di grandi fal\u00f2<\/strong> che bruciano davanti alle chiese intitolate a Sant\u2019 Antonio, santo che la tradizione popolare vuole protettore degli animali. In ogni regione della nostra penisola e anche nelle isole, dove si fanno roghi con sterpi di vite per propiziare i raccolti e invocare l\u2019abbondanza, il rito viene onorato. E laddove il fuoco stenta a partire o proprio non si accende la credenza vuole che i segni e i presagi non siano buoni. Quando i fal\u00f2 si esauriscono, le ceneri vengono trasportate nell\u2019aria dalla gelida tramontana e ricadendo al suolo vanno a fertilizzare i terreni circostanti che, proprio in questo periodo dell\u2019anno, vengono smossi dai contadini per essere arieggiati. Perdura anche la cerimonia di benedizione degli animali domestici e da cortile<\/strong>, preziosi compagni di vita e collaboratori nel lavoro dei campi, che vengono portati in processione sul luogo del rituale.<\/p>\n
\nIn molte localit\u00e0 dal passato e dal presente contadino l\u2019ultimo gioved\u00ec del mese di gennaio \u00e8 ancora viva e celebrata la tradizione della Gi\u00f6bia,<\/strong> la vecchia strega che \u00e8 simbolo dell\u2019inverno da bruciare in un gigantesco fal\u00f2. La convinzione popolare vuole che il fuoco purificatore si porti via i malanni dell\u2019inverno<\/strong> e propizi la rinascita della nuova stagione che tutti si auspicano prodiga di doni e di abbondanza. Sebbene sia particolarmente vivo nelle zone della bassa padana, il rito \u00e8 celebrato un po\u2019 ovunque<\/strong> con varianti legate alla storia di ogni singolo territorio. Il tratto comune \u00e8 dato dal fatto che in ogni luogo rappresenta la brutta stagione da bruciare con le negativit\u00e0 che si porta appresso e gli accadimenti nefasti dell\u2019anno appena trascorso. Il fal\u00f2 della Gi\u00f6bia<\/strong> \u00e8 una cerimonia collettiva accompagnata da passaggi particolari: nel giorno del rogo si consumano tipici piatti della tradizione, alcuni dei quali, come chiacchiere e frittelle, anticipano il carnevale imminente.<\/p>\n
\nSono considerati dalla tradizione, 29, 30 e 31, i tre giorni pi\u00f9 freddi dell\u2019anno<\/strong> e sono gli ultimi tre di gennaio. Naturalmente non \u00e8 detto che sia cos\u00ec, soprattutto negli ultimi anni quando il cambiamento climatico ci ha riservato inverni pi\u00f9 miti che in passato, ma nonostante ci\u00f2 la credenza popolare resta viva. Sono molte le storie circa la sua origine e quella del suo nome. La pi\u00f9 diffusa e famosa racconta di una merla riparatasi con i suoi piccoli dal freddo pungente degli ultimi giorni di gennaio, all\u2019 interno di un comignolo. Il gelo li costrinse l\u00ec fino al primo giorno di febbraio e, quando uscirono allo scoperto, erano completamente coperti di fuliggine. Cos\u00ec, non solo quei giorni furono ricordati come i pi\u00f9 freddi dell\u2019anno, ma fornirono una fantasiosa spiegazione alla differenza di colore tra il maschio e la femmina del merlo. In ogni caso sappiate che non c\u2019\u00e8 climate change che tenga: se i giorni della merla sono freddi possiamo attenderci una primavera bellissima,<\/strong> contrariamente la primavera sar\u00e0 caratterizzata da tempo instabile e variabilit\u00e0. Con buona pace di tutti i meteo del mondo.<\/p>\n