{"id":66363,"date":"2022-07-06T09:00:09","date_gmt":"2022-07-06T07:00:09","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=66363"},"modified":"2022-07-07T12:56:06","modified_gmt":"2022-07-07T10:56:06","slug":"2009-luna-park-dellanima-coney-island-brooklyn","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/2009-luna-park-dellanima-coney-island-brooklyn\/","title":{"rendered":"2009 Luna Park dell’Anima.Coney Island Brooklyn"},"content":{"rendered":"
Pavia – \u201c2009 Luna Park dell\u2019anima \u2013 Coney Island Brooklyn\u201d, di Maurizio Coppolecchia a Palazzo del Broletto.\u00a0 La mostra, a cura di Giovanna Fiorenza e Roberto Mutti, raccoglie 52 fotografie di vari formati e stampate su diversi supporti che raccontano uno dei luoghi pi\u00f9 iconici di New York, lo storico Luna Park di Coney Island, a sud di Brooklyn, a poco meno di un\u2019ora da Manhattan.
\nNella sua vita di regista, produttore, viaggiatore e giornalista, Coppolecchia, nato a Milano nel 1955, una cosa non ha mai smesso di fare: fotografare, realizzando diversi reportage in giro per il mondo.
\nUn’esposizione dal grande impatto emotivo voluta da Mariangela Singali Calisti, Assessore alla Cultura, che da subito ha sposato il progetto inserendola nell’ambito de \u2018La citt\u00e0 come palcoscenico\u2019, il cartellone che l\u2019Amministrazione organizza in citt\u00e0 nei mesi estivi con appuntamenti di musica, arte, teatro e cinema\u201d.<\/p>\n
La mostra<\/p>\n
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La lunga spiaggia sabbiosa che guarda l\u2019Oceano Atlantico, il lungomare di legno, le giostre abbandonate e i chioschi dove mangiare l\u2019hot dog sono il palcoscenico dove si sviluppa il racconto per immagini di Coppolecchia, scattate tutte a Coney Island nel 2009, ovvero nel momento di estrema decadenza del primo parco divertimenti a chiamarsi Luna Park, inaugurato nel 1903 e denominato \u201cLuna\u201d in onore della sorella del proprietario, Luna Dundy.<\/p>\n
Prima di essere un reportage, \u201c2009 Luna Park dell\u2019anima \u2013 Coney Island Brooklyn\u201d , \u00e8 un viaggio nell\u2019 anima americana, un\u2019immersione in quel mondo che ha contribuito a definire la cultura di massa, destrutturandone il linguaggio, generando la Pop Art.
\n“La libert\u00e0 dello stile narrativo delle fotografie di Coppolecchia entra nelle viscere di questo mondo, raccontando la vena malinconica che si ritrova nelle giostre ferme, nelle saracinesche abbassate, nelle insegne scolorite, nei ricordi abbandonati, nella dimensione onirica delle giostre che hanno smarrito il loro sogno, quando trionfavano i labirinti di specchi, la grande Wonder Wheel costruita nel 1920 e alta quasi cinquanta metri, le voci degli altoparlanti e dei bambini, i neon dai mille colori, le maschere dei pagliacci, i juke-box.<\/p>\n
Le foto esposte evocano le sensazioni sospese di un Luna Park dismesso, di un microcosmo che, normalmente, in qualunque parte del mondo, \u00e8 in grado di stregare con il suo fascino fuori dal tempo, luogo di spensieratezza dove lasciarsi il passato alle spalle senza pensare al futuro. Oppure, attraverso immagini lucide, rigorose e prive di retorica, sotto la lente di ingrandimento di Coppolecchia la nostalgia si fa pi\u00f9 limpida e l\u2019autore crea una vera e propria \u201cEstetica dell\u2019abbandono\u201d.<\/p>\n
Scrive Roberto Mutti: “A questo punto ci si potrebbe aspettare il ricorso a un prevedibile bianconero, invece Maurizio Coppolecchia interpreta tutto con colori squillanti, si sofferma sui particolari che da comprimari trasforma in protagonisti e, complice di quella generazione che era stata stregata dalla nuova arte americana sbarcata nel 1964 alla Biennale di Venezia, propone una ricerca dalle dichiarate connotazioni Pop\u201d.
\nIl titolo della mostra,\u00a0 non solo mette in evidenza ancora una volta la capacit\u00e0 dell\u2019autore di entrare in empatia con ci\u00f2 che intende imprimere sulla pellicola ma, sottolinea Giovanna Fiorenza, “mostra come \u201cMaurizio Coppolecchia, che ha lavorato per tanti anni nel mondo della pubblicit\u00e0, conosce il valore della parola scritta e dell\u2019immagine, e di quanto entrambe abbiano influenzato tutta Pop Art. I close up estremi delle fotografie rendono i colori ancora piu\u0300 brillanti e saturi e ne fanno a tutti gli effetti dei lavori Pop\u201d.<\/p>\n
L’esposizione, che presenta un immaginario sfaccettato legato ai ricordi di una \u201cterra di confine\u201d tra quotidianit\u00e0 e fiaba, prevede tra le iniziative collaterali: sabato 10 settembre alle 18 si terr\u00e0 la conferenza \u201cPop Art tra fotografia e architettura\u201d con la partecipazione di Francesca Alfano Miglietti, curatrice e storica dell\u2019arte, Monica Mazzolani, architetta e docente, Roberto Mutti, giornalista e storico della fotografia e l’autore Maurizio Coppolecchia. L’esposizione rimarr\u00e0 aperta al pubblico sino al 2 ottobre con i seguenti orari: da gioved\u00ec a domenica dalle 17 alle 21.<\/p>\n
Note biografiche <\/strong> Pavia – \u201c2009 Luna Park dell\u2019anima \u2013 Coney Island Brooklyn\u201d, di Maurizio Coppolecchia a Palazzo del Broletto.\u00a0 La mostra, a cura di Giovanna Fiorenza e Roberto Mutti, raccoglie 52 fotografie di vari formati e stampate su diversi supporti che raccontano uno dei luoghi pi\u00f9 iconici di New York, lo storico Luna Park di Coney Island, […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":66365,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[12,64],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nMaurizio Coppolecchia \u00e8 regista, produttore, fotografo, gemmologo, viaggiatore, giornalista. E’ nato a Milano nel 1955 e ha lavorato per lunghi anni in pubblicit\u00e0 e nel cinema. Il suo nome \u00e8 legato alla produzione del film Il Divo di Paolo Sorrentino, premio speciale della giuria al Festival di Cannes 2008. Nell\u2019ottobre 2006 fonda \u201cParco Film\u201d, casa di produzione pubblicitaria e cinematografica che annovera da subito figure di rilevanza internazionale come Sebastien Chantrel, Sebastian Grousset, Paolo Sorrentino, Alexander Paul e Pep Bosch. Tra gli anni \u201880 e \u201890 svolge attivit\u00e0 fotografica per importanti periodici italiani come Capital, Class, Gente Money e Panorama Mese, mentre negli anni successivi lavora nell\u2019ambito della produzione pubblicitaria come executive producer. Tra le tante attivit\u00e0, ci\u00f2 che Maurizio Coppolecchia non hai smesso di fare \u00e8 fotografare, realizzando negli anni diversi reportage, come quello realizzato con una Polaroid SX70 in Mongolia nel 1987 e diventato trent\u2019anni dopo una mostra e un libro dal titolo \u201cThe Immediate Gaze\u201d, realizzati insieme all\u2019amico e artista Pietro Spica e presentati a gennaio 2022 presso lo Spazio d\u2019Arte Scoglio di Quarto di Milano. Nel 2020 ha partecipato con due personali al \u201cMilano Photo Festival\u201d da Stamberga Concept Gallery e allo Spazio Kryptos, mentre nel 2021 alla mostra collettiva Esseri allo spazio milanese HOOA con un reportage sulle donne haitiane.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"