{"id":67631,"date":"2022-10-07T14:00:55","date_gmt":"2022-10-07T12:00:55","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=67631"},"modified":"2022-10-07T14:23:28","modified_gmt":"2022-10-07T12:23:28","slug":"daniele-baggi-e-fabio-scatoli-al-castello-di-legnano","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/daniele-baggi-e-fabio-scatoli-al-castello-di-legnano\/","title":{"rendered":"Daniele Baggi e Fabio Scatoli al Castello di Legnano"},"content":{"rendered":"
Legnano -\u201cVisioni viscontee\u201d, il filone di esposizioni che intende valorizzare l\u2019opera degli artisti attivi sul territorio, prosegue con due nuove mostre. Si tratta delle personali di Daniele Biaggi, dal titolo “Le forme dell’identit\u00e0 collettiva<\/em>” e \u201cIl segno della materia\u201d<\/em> di Fabio Scatoli che da domani, (sabato 8 ottobre), alle 16, verranno inaugurate nelle sale del Castello.<\/p>\n Per quanto riguarda “Le forme dell’identit\u00e0 collettiva”, l’ampia mostra, curata da Giorgio Fedeli, presenta diverse ma correlate pratiche di pittura (acrilico) e scultura (legno e scagliola), che hanno il loro focus poetico nel vissuto dell\u2019uomo dentro la storia e la societ\u00e0. \u201cIl segno della materia\u201d<\/em>, la personale di Fabio Scatoli, a cura di Marina Arensi, allestita al piano terra della Pinacoteca Castello, restituisce attraverso la trentina di opere esposte la coerenza della ricerca avviata da Scatoli circa quarant\u2019anni fa nel perimetro della non figurazione; una scelta da cui discende la cifra pi\u00f9 vera dei suoi lavori, la fluttuazione costante di forma e significati tra uno stato definito e uno indefinito. \u00c8 una condizione, questa, che permette ai lavori di Scatoli di sprigionare un messaggio multiforme e mutante quando incontrano la sensibilit\u00e0 e i riferimenti mentali di chi le osserva, diversamente da quanto accade di solito per la pittura di racconto e descrizione. Le mostre sono visitabili sino al 30 ottobre nei seguenti orari: sabato e domenica 10 -12.30 \/ 15-19.<\/p>\n Note Biografiche<\/strong><\/p>\n Daniele Biaggi,<\/strong> nato a Legnano nel 1968, dove risiede, \u00e8 diplomato all\u2019Accademia di Belle arti di Brera e vanta numerose collaborazioni con studi di decorazione, arredamento e grafica per lavori pittorici e grafici.<\/p>\n Fabio Scatoli,<\/strong> nato nel 1955 a Legnano, ha cominciato il suo percorso artistico all\u2019inizio degli anni Ottanta nella Galleria Il Gelso di Lodi. Ha esposto in Italia e all\u2019estero (Austria, Germania e Stati Uniti).<\/p>\n <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Legnano -\u201cVisioni viscontee\u201d, il filone di esposizioni che intende valorizzare l\u2019opera degli artisti attivi sul territorio, prosegue con due nuove mostre. Si tratta delle personali di Daniele Biaggi, dal titolo “Le forme dell’identit\u00e0 collettiva” e \u201cIl segno della materia\u201d di Fabio Scatoli che da domani, (sabato 8 ottobre), alle 16, verranno inaugurate nelle sale del […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":67635,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,43,64],"tags":[],"yoast_head":"\n
\nAttraverso questi mezzi espressivi Biaggi porta alla luce le coordinate e le immagini che dal passato s\u2019innestano nel presente e si proiettano in un domani da costruire. I riferimenti assunti dall’artista sono il popolo e la civilt\u00e0 dell\u2019Africa, da tempo termine di paragone esemplare del rapporto di convivenza o di forza tra diverse etnie, culture e valori. L\u2019uomo africano \u00e8 inquadrato come l\u2019incarnazione onnicomprensiva di ogni minoranza a confronto col sistema dominante di turno, sempre in bilico tra predominio e integrazione, asservimento e libert\u00e0, cancellazione di valori socio-antropologici e la loro approvazione ed espressione.
\nLa ricerca di Biaggi prende spunto e s\u2019addentra nelle manifestazioni pi\u00f9 iconiche del Continente nero, focalizzandosi su quell\u2019alter ego africano del volto che individua singolarmente e, al contempo, unisce nella collettivit\u00e0 della trib\u00f9 e che \u00e8 rappresentato dalla maschera.<\/p>\n
\nNelle composizioni si intrecciano dialoghi di tassellature, si creano giustapposizioni, incastri di tessuti, legni e metalli, plastica e asfalto liquido dove gli effetti prodotti dalla fisicit\u00e0 dei materiali vissuti si sposano con le atmosfere cromatiche stemperate in vaporosit\u00e0 e addensamenti, squarciati da sprazzi di luce. Un linguaggio, il suo, sorretto dal gusto sicuro che guida le scelte di colore, nel colloquio dominante tra i bruni e i grigi; tra buio e luce, ombre e chiarori, in rapporti che possono esprimere anche tensioni plastiche e accennate profondit\u00e0.<\/p>\n