Ascona – E’ la prima retrospettiva in Svizzera di Nanda Vigo (1936-2020), quella ospitata al Museo Comunale d\u2019Arte Moderna. La mostra dal titolo Alfabeto Cosmogonico <\/em><\/strong>a cura di Alberto Fiz analizza l\u2019intero percorso creativo dell\u2019artista attraverso 40 opere realizzate tra fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila, che documentano le fasi salienti della sua creativit\u00e0.<\/p>\n Il percorso, suddiviso per aree tematiche, si apre con una sezione dedicata all\u2019architettura e per la prima volta vengono riscostruiti, grazie alla collaborazione con l\u2019Accademia di Architettura di Mendrisio (hanno lavorato su disegni originali),\u00a0 due progetti concepiti rispettivamente nel 1959 e nel 1965 come le Torri cimiteriali <\/em>(in questo caso, il cimitero si sviluppa in altezza creando le \u201cTwin Towers per i defunti\u201d, come ha affermato Nanda Vigo) e il Monumento per i morti del Vajont,<\/em> fondamentali per comprendere la sua ricerca successiva. Una serie di documenti video e fotografici illustrano alcuni dei suoi progetti pi\u00f9 famosi come la Zero House<\/em><\/strong> (1959-1962), la prima delle sue architetture immersive o Scarabeo sotto la foglia<\/em><\/strong> (1965-1968) realizzata con Gio Ponti.<\/p>\n Il pubblico entra quindi in relazione con la sua indagine pi\u00f9 famosa, quella della fine degli anni Cinquanta legata alla \u201ccronotopia\u201d che rappresenta la fusione del tempo (cronos<\/em>) con lo spazio (topos<\/em>) attraverso la luce. Per realizzare i Cronotopo<\/em>, <\/strong>Nanda Vigo si serve di forme semplici: una struttura quadrangolare di metallo, entro cui inserisce lastre di vetri industriali che filtrano la luce. Quando questa attraversa i vetri, in maniera differente a seconda del momento della giornata (tempo) e dell\u2019angolo con cui vengono colpiti (spazio), generano sensazioni di mutazioni, impressioni incerte di spazio e luminosit\u00e0 diversamente percepibili, capaci di trasportare il visitatore in un\u2019altra dimensione. <\/em>In mostra, s\u2019incontrano cinque<\/strong> Cronotopo<\/em><\/strong>, oltre all\u2019Ambiente Cronotopico<\/em><\/strong> del 1968 di oltre due metri e mezzo che consente di vivere un\u2019esperienza immersiva: \u201cLa luce va e non ha dimensione e si pu\u00f2 viaggiare lontano\u201d, ha scritto a tal proposito Nanda Vigo che ha sempre concepito la sua ricerca in chiave ambientale.<\/p>\n \u00a0<\/strong>Uscendo dalla sala dedicata alla \u201ccronotopia\u201d si entra in uno spazio dove il dinamismo della luce passa attraverso i Deep Space<\/em><\/strong>, realizzati tra il 2010 e il 2015, opere radianti o direzionali in vetro specchiato con all\u2019interno una luce blu che richiama una dimensione cosmogonica.<\/p>\n Non manca\u00a0 una sezione dedicata ai Light Tree<\/em><\/strong> (1970-1985) che sviluppano un\u2019innovativa idea di riflessione sullo spazio, dove natura e artificio trovano una nuova dinamica. I Light Tree<\/em> hanno come riferimento la simbologia dell\u2019albero e, come scrive Nanda Vigo: \u201cradici nella terra, rami verso il cielo, figurazione logica, soprattutto se il ramo apporta la luce la cui propagazione nello spazio ci d\u00e0 la formulazione matematica, l\u2019unica non relativa<\/em>\u201d.<\/p>\n Salendo poi al secondo piano, il visitatore incontra la Parete Cronotopica<\/strong><\/em> di oltre quattro metri, realizzata per l\u2019occasione, in grado di modificare radicalmente la percezione complessiva del museo. La Parete Cronotopica<\/em> rimarr\u00e0 in permanenza al Museo di Ascona arricchendo la sua collezione d\u2019arte contemporanea.\u00a0 L\u2019opera \u00e8 stata eseguita in base ai progetti di strutture modulabili di Nanda Vigo che rappresentano un aspetto fondamentale dei suoi interventi architettonici, come dimostra la presenza della Parete Cronotopica<\/em> nella sua casa milanese e in quasi tutti i suoi lavori fino ai pi\u00f9 recenti. E’ poi la volta di\u00a0 Genesis Light, <\/em>del 2006 e 2007, opere in cristallo nero e neon rosso che evocano, con infiniti rimandi, il cosmo e la sua simbologia.<\/p>\n In questa ampia disamina sul lavoro di Nanda Vigo la rassegna analizza in maniera approfondita il rapporto profondo che lega l\u2019artista col mondo del design e in quest\u2019occasione viene creato un vero e proprio spazio abitabile dove si ritrovano le sue creazioni pi\u00f9 famose, tra cui il Mobile Cronotopo (1974) o la Golden Gate <\/em><\/strong>(1969), la sua lampada pi\u00f9 celebre <\/strong>con la luce fluorescente che sembra scaturire direttamente dall\u2019acciaio cromato. Tra gli altri oggetti iconici, la Due Pi\u00f9<\/em><\/strong> (1971) dove la seduta e gli schienali in pelo di Mongolia appaiono quasi sospesi dalla struttura in tubolare di acciaio o il lampadario<\/strong> Stars Fell on Alabama<\/em><\/strong> (2019) che strizza l\u2019occhio alla musica jazz.<\/strong><\/p>\n Uscendo dallo spazio dedicato al design, lo spettatore si trova di fronte ai Goral<\/em><\/strong> (nella filosofia buddista rappresenta la luce della creazione e nella religione ebraica il destino scelto da noi), due imponenti obelischi della contemporaneit\u00e0 realizzati nel 2015 che custodiscono al loro interno segnali luminosi che evocano universi immaginari.<\/p>\n Un percorso circolare, che si conclude con l\u2019opera che ne d\u00e0 il titolo Alfabeto Cosmogonico <\/em><\/strong>(anni \u201980) con una serie di strutture trapezoidali di differenti dimensioni ricoperte di specchi. Le opere, in base alla loro disposizione, riflettono l\u2019ambiente circostante che diventa parte integrante dell\u2019installazione creando un linguaggio misterioso. Il meccanismo percettivo \u00e8 reso esplicito dalla proiezione di Venerezia, Venezia \u00e8 un\u2019illusione cosmica<\/em> del 1978, un raro film realizzato da Nanda Vigo che la vede protagonista di una performance, dove elementi specchianti interagiscono sia con l\u2019architettura della citt\u00e0 lagunare sia con il suo corpo utilizzando il medesimo linguaggio dell\u2019Alfabeto Cosmogonico<\/em>.<\/p>\n \u201cL\u2019opera di Nanda Vigo \u2013 afferma il curatore \u2013 rappresenta per lo spettatore l\u2019occasione di un\u2019esperienza immersiva e totalizzante resa esplicita dal progetto espositivo proposto ad Ascona che consente una serie d\u2019interazioni con le opere. L\u2019artista non crea dogmi ma attiva spazi di libert\u00e0 dove va incontro a una dimensione impercettibile e imponderabile che sembra connettersi con talune problematiche della filosofia e della scienza\u201d.<\/p>\n La mostra che proseguir\u00e0 sino al 25 giugno \u00e8 accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) che contiene un\u2019esauriente documentazione dell\u2019allestimento al Museo con saggi di Ilaria Bignotti, Alberto Fiz, Fulvio Irace, Barbara K\u00f6nches, Marco Meneguzzo e dell\u2019Archivio Nanda Vigo. Orari al pubblico: marted\u00ec-sabato, 10\u201312;14\u201317; \u00a0<\/strong><\/p>\n Note biografiche<\/strong><\/p>\n
\ndomenica e festivi, 10.30 \u2013 12.30; 14-16.<\/p>\n