{"id":70722,"date":"2023-06-23T08:00:15","date_gmt":"2023-06-23T06:00:15","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=70722"},"modified":"2023-06-22T19:08:01","modified_gmt":"2023-06-22T17:08:01","slug":"giuseppe-merlini-un-uomo-di-stile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/giuseppe-merlini-un-uomo-di-stile\/","title":{"rendered":"Giuseppe Merlini, un uomo di stile"},"content":{"rendered":"
Busto A. – Lo vedevo in via Galilei camminare a passo svelto, il cappotto appoggiato con noncuranza sulle spalle, e talvolta ci si fermava a parlare: di cose d\u2019arte, soprattutto di pittura di cui il dottor Giuseppe Merlini, scomparso qualche giorno fa, era appassionato e raffinato collezionista.<\/p>\n
Sempre discreto e riservato, mai che magnificasse un quadro da lui posseduto; piuttosto impressioni su mostre visitate o su incontri con artisti, studiosi e galleristi, appagato di conoscere e approfondire con loro lo svolgersi dell\u2019arte e il significato delle opere che sceglieva sempre con sensibilit\u00e0 e competenza.<\/p>\n
Le abbiamo viste, queste opere, con stupita ammirazione non a Busto, dove risiedeva e aveva un autorevole studio di commercialista, bens\u00ec a Venezia, e qui ben due volte. La prima nel 2011, al prestigioso Istituto Veneto di Scienze e Lettere; la seconda sette anni dopo nel palazzo di quell\u2019artefice enciclopedico e irrequieto che fu Mariano Fortuny, con le opere della collezione disposte tra arredi, quadri, stoffe preziose, bozzetti e attrezzi di teatro di cui si occupava appunto l\u2019originale padrone di casa. Restano nel catalogo della rassegna alcune immagini del suggestivo allestimento\u00a0 a provare come le opere \u201cmoderne\u201d della collezione Merlini convivessero in felice armonia entro gli impegnativi spazi, non so se pi\u00f9 proustiani o dannunziani, del museo.<\/p>\n
Dei grandi artisti italiani del secolo scorso non ne mancava uno. Si partiva con un suggestivo ed efficace \u201cincipit\u201d – una scultura di Wildt e a fianco le ceramiche di Melotti e Fontana, il maestro e due allievi – ad indicare il procedere inarrestabile dell\u2019arte. S\u2019incontravano poi Modigliani con tre inconfondibili disegni, De Chirico col \u201cCheval d\u2019Agam\u00e8nnon\u201d del 1929 e l\u2019\u201cApollo\u201d del fratello Alberto (Savinio). Insieme con loro tutti gli \u201cItaliens\u201d di stanza a Parigi e i pittori, sia in ambito figurativo, sia astratto, attivi fra le due guerre per poi proseguire oltre
\nla met\u00e0 del secolo scorso e fino alle esperienze dei nostri giorni.<\/p>\n
Ammirevole davvero l\u2019accuratezza sagace delle scelte: Merlini doveva essere convinto della loro qualit\u00e0 e rappresentativit\u00e0; eventuali investimenti economici proprio non gli si addicevano. Anche lui poi, come tutti i collezionisti, aveva le sue predilezioni. Una su tutte per Giorgio Morandi e la sua \u201cpoetica ricognizione del mondo di natura\u201d citando Roberto Longhi. Anche con le opere presenti nella raccolta vennero predisposti alla Fondazione Longhi di Firenze una puntuale mostra e un volume, prezioso e rigoroso, volti a indagare i rapporti di stima e di amicizia fra il pittore e il critico d\u2019arte.<\/p>\n
Altro artista prediletto Ennio Morlotti di cui Merlini seppe riunire esempi di grande bellezza, dagli irruenti paesaggi degli anni Cinquanta fino a un testoriano \u201cTeschio\u201d del 1980. E di sicuro ve ne saranno stati altri, anche fra gli informali (mi vien da scrivere Fontana: cinque \u201cConcetti spaziali\u201d non son pochi!) e i giovani.<\/p>\n
Di questi e altri artisti si parlava in via Galilei ma anche della sua profonda amarezza, da me pienamente condivisa, per il disinteresse di Busto, o meglio di qualche suo amministratore, per la collezione che sarebbe stato ben felice di destinare alla citt\u00e0 cos\u00ec che diventasse patrimonio di tutti. Dopo lo sdegno, mai comunque espresso sopra le righe come era nel suo stile, tornava un sorriso se si veniva a parlare di una Busto pi\u00f9 bella e garbata e della sua mamma \u2013 la signora Luigia \u2013 sempre sorridente e gentile nel porgere deliziosi africani<\/em> e cannoncini<\/em> nella pasticceria di famiglia in via Cavour, un luogo del cuore per Giuseppe Merlini che volle far evocare nella \u201cComposizione 17\u201d\u00a0 degli scultori- ceramisti Bertozzi & Casoni. Qui c\u2019\u00e8 anche la Madonna dell\u2019Aiuto e tutto il mondo di Giuseppe Merlini, uomo poco incline a comparire, ma di quelli che a Busto \u201ccon tacer pudico\u201d tanto, davvero tanto, hanno saputo dare.<\/p>\n Giuseppe Pacciarotti<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Busto A. – Lo vedevo in via Galilei camminare a passo svelto, il cappotto appoggiato con noncuranza sulle spalle, e talvolta ci si fermava a parlare: di cose d\u2019arte, soprattutto di pittura di cui il dottor Giuseppe Merlini, scomparso qualche giorno fa, era appassionato e raffinato collezionista. Sempre discreto e riservato, mai che magnificasse un […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":70723,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,37,417],"tags":[],"yoast_head":"\n