{"id":70794,"date":"2023-06-27T18:51:44","date_gmt":"2023-06-27T16:51:44","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=70794"},"modified":"2023-07-03T09:11:16","modified_gmt":"2023-07-03T07:11:16","slug":"oltre-il-buio-alla-rocca-di-angera","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/oltre-il-buio-alla-rocca-di-angera\/","title":{"rendered":"Oltre il buio, alla Rocca di Angera"},"content":{"rendered":"
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Angera – L\u2019Ala Scaligera della Rocca ospita la collettiva “Oltre il buio”, a cura di Alberto Salvadori e in collaborazione con Galleria Franco Noero. Una mostra suggestiva\u00a0 rappresentata da quindici artisti: Lothar Baumgarten, Pablo Bronstein, Jason Dodge, Sam Falls, Lara Favaretto, <\/em>Piero Gilardi, Henrik H\u00e5kansson, Mark Handforth, Jim Lambie, Jac Leirner, <\/em>Robert Mapplethorpe, Mike Nelson, Henrik Olesen, Simon Starling, Francesco Vezzoli. <\/em>Si celebra\u00a0 lo straordinario divenire della luce che, sin dalle origini dell\u2019umanit\u00e0, che ha favorito una forma di convivenza tra uomo e natura, tra l\u2019uomo e l\u2019arte. Centrale \u00e8 l\u2019evoluzione della percezione dell\u2019uomo che attraverso la luce ha scoperto la necessit\u00e0 di vedere qualcosa che non fosse solo il visibile naturale ma bens\u00ec il visibile del nostro inconscio, della nostra parte imperscrutabile.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n

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\"\"Il percorso espositivo si snoda tra le sale del castello, luogo simbolo dove dall\u2019antichit\u00e0 l\u2019uomo oltre a proteggersi cercava l\u2019equilibrio armonioso tra interno ed esterno, tra natura e artefatto.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Le opere di luce di Mark Handforth<\/strong>,\u00a0 illuminano un luogo testimone vivo di un lavoro stagionale, di una cura quotidiana del prodotto e ci inizia ad un percorso dove il rapporto tra uomo e natura \u00e8 manifesto e reso intenso dal dialogo tra esterno e interno, tra architettura e paesaggio, tra due rappresentazioni di maestosit\u00e0 che non nascondono comunque le loro fragilit\u00e0.<\/p>\n

Tema questo anticipato dalla meridiana, rifugio e appoggio per gli uccelli del castello posta sulle mura esterne dell\u2019edificio da Henrik H\u00e5kansson<\/strong>. Il rapporto con gli elementi della natura, gi\u00e0 nell\u2019epoca classica, nello straordinario De rerum natura di Lucrezio, era prerogativa della filosofia epicurea e distingueva nettamente tra chi in vita \u00e8 mosso da illusioni inutili e dannose e chi possiede la dottrina dei sapienti, ed abita dunque i \u201ctempla serena\u201d.<\/p>\n

La seconda stanza del percorso\u00a0 trasmette una riflessione fondata sulla concezione dello spazio, la rocca, inteso come protezione dagli altri uomini e dalla natura. Tre opere dialogano tra loro in termini apparentemente antitetici ma essenzialmente coordinati: Mike Nelson<\/strong> riassume in un assemblaggio rude e diretto, testimonianza di un\u2019archeologia spontanea, legname destinato ad uso quotidiano, probabilmente da ardere. Una rappresentazione che esprime tutta la fatica della vita rurale e tutte le affascinanti spigolosit\u00e0 che essa pu\u00f2 restituire. Le radici e tronchi di legno estratti e posti in termini di scultura appaiono cos\u00ec, crudi, nella loro essenza, allo stesso tempo fragili, poich\u00e9 estratti dal loro contesto naturale. Algidi levrieri fotografati da Simon Starling<\/strong> affiancano e dominano questa catasta. Il tutto \u00e8 tenuto assieme da un\u2019immagine solitaria di fiori, piena della sensualit\u00e0 tipica della fotografia di Robert Mapplethorpe<\/strong>, che fissi rimandano alla caducit\u00e0 del tempo e della vita, rimanendo assorti nella loro bellezza.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Procedendo nel percorso, si incontra l\u2019esplorazione in canoa, sempre di Simon Starling<\/strong> che ci guida verso un assoluto ignoto nel quale possiamo rifugiarci in controcanto alla sicurezza di difesa ispirata dalla rocca. L\u2019ascesa verso i piani alti dell\u2019Ala Scaligera inizia con l\u2019incontro dissacratorio di una scultura pensile, leggera e leggiadra di Jim Lambie<\/strong>, che ribalta la certezza dell\u2019essere ancorati a terra.<\/p>\n

\"\"La prima grande stanza di ambienti un tempo domestici e oggi destinati alla visita pone subito il visitatore in una relazione diretta tra interno ed esterno. Un richiamo floreale, una composizione dal sapore cortese, di Sam Falls<\/strong>, contribuisce assieme all\u2019opera di Jason Dodge<\/strong> a instillare una prima quiete, un arrivo, un riposo, subito dopo il primo sforzo che aiuta, grazie ad una scultura fragile ed immediata di Henrik Olesen<\/strong>, Biology is Straight, a ricondurci alla verit\u00e0 del mondo naturale, grazie alla quale equivoci e interpretazioni faziose sono messi a tacere. Henrik H\u00e5kansson<\/strong>, nella sua opera a parete, trasforma il quadro in soggetto vivente e riverbera cos\u00ec in maniera assertiva e poetica come la natura possa liberamente appropriarsi o riappropriarsi di spazi dati o lasciati liberi dalla mano dell\u2019uomo. In questa stanza ci poniamo in ascolto per quello che troveremo subito dopo.<\/p>\n

Uno dei pi\u00f9 importanti esploratori dell\u2019altro, un artista fondamentale nell\u2019aver contribuito alla conoscenza di altere forme di vita e civilt\u00e0 diverse dalle nostre, Lothar Baumgarten<\/strong>, ci trasporta in un lontano, apparentemente fragile contesto, dove una capanna sembra fluttuare sul fiume delle nostre sensazioni. Le immagini di Robert Mapplethorpe<\/strong> ancora una volta cercano di creare un bilanciamento con la forza espressiva della scultura a terra e la trovano nel controcanto del reperto industriale simbolo di una mobilit\u00e0 e di un\u2019epoca come il maggiolino dell\u2019artista. Una piccola preziosa stoffa, un haiku, di Jason Dodge<\/strong> ci sposta ancora pi\u00f9 lontano verso la Birmania, luogo prezioso e da sempre magnificato.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Al piano superiore, ecco la dicotomica presenza tra la sprezzatura dei disegni di Pablo Bronstein<\/strong>, dove il sentore della vita di corte emanato dall\u2019amore dell\u2019artista per il cavalier Castiglione e la sua trattatistica, presentata da un fantasmagorico calamaio, immerso e sommerso nelle acque nere di una lago immaginifico, convive e contrasta con la crudezza e gioiosit\u00e0 di Jim Lambie<\/strong> che trasforma in scultura il frutto del lavoro quotidiano, il prodotto prosaico e determinante per intere popolazioni, resistente ai climi pi\u00f9 austeri, la patata. Tutto avviene non tanto con l\u2019utilizzo del tubero stesso bens\u00ec con i sacchetti che le contengono per la loro distribuzione. Lambie colora con pigmenti pop, preziosi, industriali, questi sacchetti formando assemblaggi da parete, goffi e ironici allo stesso tempo, che ben si raccordano con l\u2019eterea presenza di Jac Leirner<\/strong> e la sua scultura aerea creata da una pratica che affonda le radici negli anni \u201980 e nella quale il quotidiano, nelle sue espressioni pi\u00f9 anonime, diviene opera, scultura, oggetto risignificato.<\/p>\n

\"\"La mostra si chiude in un dialogo tra l\u2019albero che accoglie le persone di Lara Favaretto<\/strong>, i tappeti naturali di Piero Gilardi<\/strong> e il ricamo da tombolo di Francesco Vezzoli<\/strong>, con soggetto una famosa tela di Fragonard, che dialoga con la classicit\u00e0 messa in gabbia come fosse un animale esotico. La natura entra direttamente nell\u2019edificio e i materiali usati dagli artisti divengono antitetici agli elementi naturali che circondano la rocca facendo s\u00ec che non ci sia quella sparizione dell\u2019espressione e del pensiero di un tempo come \u00e8 stato nel passato quando si usava costruire tutto in legno o altri materiali deperibili.<\/p>\n<\/div>\n

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Ala Scaligera<\/strong><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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L\u2019Ala Scaligera del castello \u00e8 risalente al XIII secolo ma \u00e8 frutto di innumerevoli alterazioni subite nel corso degli anni successivi. Sostanziale fu l\u2019intervento del 1370 attribuito a Bernab\u00f2 Visconti in onore della moglie Regina Della Scala. Attualmente quest\u2019ala del Castello, che tra il 2015 e il 2017 \u00e8 stata sottoposta ad un restauro conservativo, viene prevalentemente utilizzata per esposizioni temporanee, soprattutto di arte contemporanea.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n

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La mostra \u201cOltre il buio\u201d \u00e8 visitabile sino al\u00a0 1^ottobre. Orari: <\/strong>dalle 10 alle 17.30
\nIl titolo di ingresso al castello include anche la mostra: \u20ac14 adulti, \u20ac9 ragazzi dai 6 ai 15 anni<\/p>\n

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