{"id":71366,"date":"2023-08-29T09:09:47","date_gmt":"2023-08-29T07:09:47","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=71366"},"modified":"2023-08-29T09:09:47","modified_gmt":"2023-08-29T07:09:47","slug":"il-signum-di-claudio-benzoni","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-signum-di-claudio-benzoni\/","title":{"rendered":"Il “Signum” di Claudio Benzoni"},"content":{"rendered":"
Arsago Seprio – Il “Signum” di Claudio Benzoni al battistero. Dal 16 settembre, con inaugurazione alle 16, si apre l’esposizione che propone una piccola parte della recente produzione dell’artista nella quale presenta elementi che conservano solo una vaga apparenza di scrittura. In realt\u00e0 si tratta di segni che sottraggono la veridicit\u00e0 sia alla scrittura sia al disegno, che regolano la loro compenetrazione in un\u2019identit\u00e0 continuamente variabile, moltiplicabile all\u2019infinito. Le opere esposte sono un\u2019istallazione realizzata su seta e creazioni in marmo o in plexiglas, trasparente e luminoso, inserite all\u2019interno delle otto nicchie ricavate nello spessore della muratura (spazi scarsamente illuminati), in evidente dissonanza con l\u2019antico edificio, deteriorato e appena indicato da piccoli e deboli varchi di luce.
\nSi presentano come anime erranti, che cercano nel buio la loro libert\u00e0. Cercano di mettere in relazione l\u2019esperienza del presente con il passato: rileggere l\u2019arte antica, analizzarne e decostruirne l\u2019essenza e metterla in relazione con le conoscenze e la tecnologia del nostro tempo per immaginare coesistenze future. In queste opere la scrittura, dimentica di qualsiasi comunicazione, non conserva che la sua apparenza, non descrive altro che se stessa, e i segni sono il limite estremo della propria legittimit\u00e0.<\/p>\n
La scelta del luogo, (met\u00e0 del XII secolo), comporta anche una ri-declinazione del concetto di \u201cantico\u201d, non pi\u00f9 coincidente con un altrove ideale e senza tempo, ma re-interpretato alla luce dell\u2019oggi, non pi\u00f9 declinato come valore immutabile a cui ancorarsi per contrastare la fluidit\u00e0 del presente, ma piuttosto come sito di cui si accetta e si enfatizza l\u2019incompiutezza e la rovina anche materiale, facendone spazio di rappresentazione, elemento significativo di inediti scenari: un luogo, cio\u00e8, di produzione dei linguaggi del presente, oltre che di conservazione del passato, che permette alle opere contemporanee di suggerire l\u2019interrogativo sul valore e sul ruolo che l\u2019essere umano attribuisce al tempo. La poderosa struttura a pianta ottagonale assume in questo modo un ruolo di inclusione e promulgazione culturale, come un \u201cintreccio di misteri\u201d che si rinnovano di continuo nell\u2019ottica di un\u2019interrogazione infinita.<\/p>\n
Nelle parole dell\u2019artista: \u00ab Sono opere nate da un processo di rottura e contaminazione, che, mentre trasforma il codice del linguaggio fino a mutarlo, porta alla sua riflessione, palesandosi in \u201csegno come scrittura\u201d. Opere non come rappresentazione, ma come \u2018ri-presentazione del non visibile\u2019.
\n\u201cSegni di scritture\u201d che non hanno fine, si somigliano, ma differiscono sempre. Si muovono in uno spazio visivo che non ha un centro, ma infiniti luoghi di elaborazione. In loro ogni tratto \u00e8 sensibile, si fa cosciente di un ruolo, libero, ma sempre carico di responsabilit\u00e0: la responsabilit\u00e0 di essere continuamente espressione di qualcosa. Sono simboli, codici, immersi in atmosfere dense e senza tempo, da sempre germinazioni di idee. Segni Ante litteram che percorrono lo spazio dell\u2019opera svelando il pensiero in posizione di anticipo rispetto al codice testuale; possiedono lo smarrimento e la determinazione che sono in ogni atto iniziale di una forma visiva di scrittura o di immagine, tanto da conservare ci\u00f2 che invece queste nascondono: l\u2019origine. (Molte opere \u201ccompiute\u201d ci offrono, infatti, la loro complessit\u00e0, ma nulla dell\u2019inizio, mentre il segno \u00e8 l\u2019inizio che non termina, ma si ripete, ricomincia, ritorna ancora e ancora inizia).<\/p>\n
Sono segni di memoria e anticipazioni, che non possono definirsi nel presente perch\u00e9 accadono nel tempo: tracce che il passato lascia nel presente per indicare diversi futuri. Sono visioni di processi, accadimenti, che si combinano e continuamente si modificano ed evolvono, associando punti fissi pi\u00f9 o meno stabili nella loro dinamica. Si manifestano nella scomposizione o \u201cavvelenamento\u201d della struttura anatomica delle parole fino a distruggerla, per rigenerarla: lettere contaminate, manipolate e ridotte a disegni e codici disarmonici; libri, che da sempre contengono parole, luminosi, sepolti o ingabbiati in strutture trasparenti, inaccessibili, inviolabili, \u201csacri\u201d al punto di negare il loro utilizzo\u00bb.<\/p>\n
Opere che propongono un punto di equilibrio tra invenzione formale, governo delle tecniche e delle materie, libert\u00e0 creativa, e di quanto abbiamo ancora voglia di accettare come mistero. Che fanno riflettere, se ci si sofferma a osservarle con attenzione, perch\u00e9 mostrano e rendono manifesto il \u2018non visibile\u2019: rivelano la verit\u00e0 che si raggiunge tramite la conoscenza. (dal comunicato della mostra).
\nL’esposizione proseguir\u00e0 sino al 1 ottobre. Orari: sabato e domenica 16- 19.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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