![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/1I-fantini-250x300.jpg\")
\u00a0Cerro di Laveno – Verrebbe da scrivere, manzonianamente, che Cerro di Laveno \u00e8 una \u201cterricciola\u201d sulla riva sinistra del lago Maggiore con il \u201cgruppetto\u201d di case che scendono verso la spiaggia dove ancora in questi giorni si crogiolano i bagnanti: tranquilli e contenti come chi sta seduto al ristorante o passeggia nell\u2019ombroso piazzale dove si impone, in cinquecentesca severit\u00e0, Palazzo Perab\u00f2.<\/p>\n
Diventato la sede del Museo Internazionale Design Ceramico (MIDeC), riunisce nelle sue sale una variegata produzione di lavori (belli davvero i giocosi oggetti d\u00e9co di Guido Andlovitz e quelli di intensa immaginativa di Antonia Campi) creati per la Societ\u00e0 Ceramica nella sua sede di Laveno, oggi purtroppo in vergognosa decadenza, progettata da Piero Portaluppi negli anni Venti. Proprio gli anni in cui era direttore dell\u2019antagonista Richard Ginori l\u2019architetto\/designer Gio Ponti alle cui creazioni negli ambienti a pianterreno del Museo \u00e8 riservata una mostra assolutamente imperdibile.<\/p>\n
Questo momento davvero fervido per l\u2019architetto\/designer lo si apprezza nel migliore dei modi nella mostra di Cerro (fino all\u20198 ottobre) a cura di Anty Pansera e di Giacinta Cavagna di Gualdana, sia riassaporando la bellezza di \u201ccose\u201d note e apprezzate, sia scoprendo il fascino di altre: in tutte mai una caduta di stile, mai una ripetitivit\u00e0, sempre variando con fantasia. Una fantasia briosa e sorprendente come quando disegna portafiammiferi alati e colorati o calamai nei quali intingere pennini dorati per scrivere lettere sognanti alle varie Emerenziane, Nella mostra non mancano ovviamente le forme da lui molto amate di anfore, urne e vasi con decori suggeriti dalla mitologia e dall\u2019archeologia e allettevoli, appaganti sorprese tra cui, almeno per me, la \u201cCoppa dei fantini\u201d con la sfilata vivida delle giubbe colorate delle gloriose scuderie del tempo. C\u2019\u00e8 anche la verde e bianca della Modrone, quella di Luchino Visconti.<\/p>\n Giuseppe Pacciarotti<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" \u00a0Cerro di Laveno – Verrebbe da scrivere, manzonianamente, che Cerro di Laveno \u00e8 una \u201cterricciola\u201d sulla riva sinistra del lago Maggiore con il \u201cgruppetto\u201d di case che scendono verso la spiaggia dove ancora in questi giorni si crogiolano i bagnanti: tranquilli e contenti come chi sta seduto al ristorante o passeggia nell\u2019ombroso piazzale dove si […]<\/p>\n","protected":false},"author":8,"featured_media":71571,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[56,64],"tags":[],"yoast_head":"\n![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/1Il-pellegrino-stanco-234x300.jpg\")
Son pi\u00f9 di cento i soprammobili, i vasi e i piatti prestati da un collezionista con una disponibilit\u00e0 che non si finir\u00e0 mai di lodare, tutti riconducibili ad un intervallo di tempo che va dal 1923 al 1938, tanto dur\u00f2 la collaborazione di Ponti con l\u2019antica e gloriosa manifattura mezza lombarda e mezza fiorentina. Fu bravo a rilanciarla inventando forme e decorazioni di una linea fresca, leggera, accattivante, lontana anni luce dal liberty<\/em> in auge solo pochi anni prima. E lo fece senza radicali scompigli ma riandando alle forme tornite e sinuose del neoclassico (pi\u00f9 che del classico) tuttavia rivissute in veste straniante e imprevista, in taluni casi fin di sottile arguzia.<\/p>\n![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/1Balletto-Omaggio-agli-snob-259x300.jpg\")
Il percorso \u201cceramico\u201d di Gio Ponti si allineava con queste proposte all\u2019euforico fare artistico internazionale di quegli anni, anzi in Italia lo scandiva evitando con opportuna eleganza accademie e algori; i critici in visita alle stimolanti Biennali d\u2019Arte Decorativa di Monza lo apprezzarono e fin gli sciovinisti francesi ne furono affascinati tanto da assegnare un Grand Prix alla Richard Ginori e il prestigio per Gio Ponti di uno scritto sul catalogo della \u201cExposition des Arts d\u00e9coratifs et industriels modernes\u201d svoltasi con gran rilievo a Parigi nel 1925 a consacrazione definitiva dello stile D\u00e9co.<\/p>\n![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/1Il-fumatore-stanco-269x300.jpg\")
Domitille e Donatelle, le \u201csue\u201d donne evocate in morbide pose sui vasi, sugli otri e sui piatti dove, in fluttuante svolazzo, lascia scritto: \u201cse la donna ti parla sorridile e non ascoltarla\u201d.
\nSembra proprio di vederlo sorridere Gio Ponti quando disegna questi oggetti o inventa l\u2019eccentrico \u201cBalletto-Omaggio agli snob\u201d destinato a far da coperchio a una grande bomboniera o progetta le figure del giovane e pensoso \u201cPellegrino stanco\u201d e del \u201cFumatore stanco\u201d forse perch\u00e9 stordito dall\u2019oppio.<\/p>\n