{"id":73584,"date":"2024-03-05T20:07:58","date_gmt":"2024-03-05T19:07:58","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=73584"},"modified":"2024-03-11T19:45:15","modified_gmt":"2024-03-11T18:45:15","slug":"martin-parr-al-mudec-una-breve-retrospettiva-irresistibilmente-cinica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/martin-parr-al-mudec-una-breve-retrospettiva-irresistibilmente-cinica\/","title":{"rendered":"Martin Parr al Mudec:\u00a0una breve retrospettiva irresistibilmente cinica"},"content":{"rendered":"
Milano<\/strong> – Una stravagante sinfonia di colori e dissacrazioni ti attende al Mudec fino al 30 giugno con “Short & Sweet<\/em>“, la mostra fotografica di Martin Parr. Un’esposizione vibrante, composta da 60 fotografie e 200 foto a mosaico<\/strong> del progetto \u201cCommon Sense<\/em>\u201d, curata personalmente dall\u2019autore in collaborazione con l’agenzia Magnum Photo, di cui \u00e8 membro dal 1994.<\/p>\n La mostra rappresenta un\u2019immersione nel mondo cinico e lucido dell’autore, evidenziando la sua straordinaria capacit\u00e0 di suscitare sorrisi mentre ci spinge a riflettere sulle nostre idiosincrasie.<\/p>\n Durante la conferenza stampa la critica e storica della fotografia Roberta Valtorta ha rivolto all\u2019autore diverse domande tra cui una incisiva: “Cosa pensi dell\u2019umanit\u00e0?<\/em>\u201d. La sua risposta tagliente: “l\u2019umanit\u00e0 \u00e8 deprimente, le persone vogliono mostrare solo la parte migliore di s\u00e9<\/em>“, ci spinge a riflettere sulle fondamenta dei suoi progetti.<\/p>\n Infatti Parr adotta uno sguardo attento per esplorare i temi scomodi della societ\u00e0 contemporanea, dalla superficialit\u00e0 dell’intrattenimento di massa, al dilagare del consumismo.<\/p>\n Per Martin Parr, la fotografia\u00a0\u00e8 un potente strumento terapeutico. La pratica fotografica diventa quindi un mezzo attraverso il quale esplorare e confrontarsi con le complessit\u00e0 della vita moderna.<\/p>\n Il suo linguaggio ha un potere seduttivo innegabile sul pubblico, tanto che i suoi progetti sembrano uscire direttamente da una campagna pubblicitaria. Con i suoi colori accesi e i flash abbaglianti anche in pieno giorno, Parr riesce a catturare l’attenzione degli spettatori.<\/p>\n La sua abilit\u00e0 nel documentare il cattivo gusto, dilagante nella societ\u00e0 moderna, dal cibo in eccesso agli stili di vita mercificati, consente addirittura un’analisi sociologica delle tendenze comportamentali.\u00a0Il linguaggio resta sorprendentemente comprensibile e divertente. Ma le sue fotografie, dietro la maschera di accessibilit\u00e0, nascondono una critica feroce al sistema, offrendo una prospettiva unica e provocatoria.<\/p>\n Il Kitsch diventa cos\u00ec una semplice constatazione, frutto della sua ricerca sui temi della globalizzazione e del turismo di massa. Parr si rivela un documentarista implacabile, deciso a svelare le contraddizioni e le ambiguit\u00e0 della nostra societ\u00e0.<\/p>\n E che dire del suo atteggiamento “Deadpan<\/em>“, cio\u00e8 impassibile, \u00a0imperturbabile?<\/p>\n Come ci rivela Quentin Bajac nell’introduzione del libro “Intervista a un fotografo promiscuo<\/em>“, edito da Contrasto, l\u2019autore\u00a0dal raffinato humor inglese, incarna un’approccio unico che unisce cultura alta e bassa, con uno sguardo sarcastico e compassionevole del mondo.<\/p>\n Il suo stile \u201cessenziale, conciso<\/em>\u201d come il significato di questa mostra, mescola generi e utilizza l’immagine come forma di propaganda.<\/p>\n La sua vera voce risuona in profondit\u00e0, dimostrando che Parr non \u00e8 solo un fotografo ma \u00e8 un antropologo della fotografia, che parla al nostro inconscio in modo schietto.<\/p>\n Focalizzato sul collezionismo dei dettagli, come dimostra nella serie “Common Sense<\/em>“, \u00a0utilizza il flash come se fosse uno strumento di analisi.<\/p>\n Durante l\u2019evento ammette di realizzare tante fotografie che lui stesso definisce \u201cbrutte\u201d, riconosce le sue imperfezioni che diventano un nuovo valore estetico e ci riconferma la sua autoironia.<\/p>\n Infatti \u00e8 possibile avvicinarsi a lui, fare due chiacchierare e confrontarsi.<\/p>\n E\u2019 l\u2019antidivo per eccellenza.<\/p>\n Lo dimostra la serie \u201cAutoportrait<\/em>“, autoritratti de “Il signor qualunque<\/em>“, immergendosi nei luoghi del turismo di massa che lui stesso critica. E\u2019 parte del mondo che denuncia, accettando le contraddizioni e dimostrando la sua umanit\u00e0.<\/p>\n E che dire dell’Italia, il secondo paese pi\u00f9 fotografato da Parr dopo la Gran Bretagna?<\/p>\n Le sue osservazioni ironiche sulle vacanze degli italiani e sulle spiagge affollate ci fanno sorridere e riflettere sulla nostra stessa follia umana. Confessa candidamente di preferire immortalare le persone durante i momenti spensierati, cercando una sorta di leggerezza e distacco dalle tragedie del mondo.<\/p>\n Ma rimane innegabile il sottile pessimismo che lo distingue dai grandi fotografi come Cartier-Bresson o Salgado, preferendo abbracciare una visione pi\u00f9 in linea con Diane Arbus o William Klein.<\/p>\n Parr ispira molti imitatori.\u00a0\u00c8 diventato uno stile, un’icona da seguire, tanto che si dice \u201cfotografare alla Martin Parr<\/em>\u201d.<\/p>\n Il suo lavoro non \u00e8 solo un esercizio di stile, ma una continua ricerca di nuove modalit\u00e0 per rappresentare il mondo,\u00a0convinto che ci siano ancora tanti temi da esplorare.<\/p>\n La mostra al Mudec \u00e8 un’esperienza che fa riflettere in modo leggero e mentre ti immergi nelle fotografie, non puoi fare a meno di chiederti: cosa c’\u00e8 dietro?<\/p>\n Marzia Rizzo<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Milano – Una stravagante sinfonia di colori e dissacrazioni ti attende al Mudec fino al 30 giugno con “Short & Sweet“, la mostra fotografica di Martin Parr. 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