Lecco – <\/strong>E’ il racconto di un decennio straordinario l’esposizione in apertura dal 13 luglio a Palazzo delle Paure dal titolo “Milano anni ’60. Da Lucio Fontana a Piero Manzoni, da Enrico Baj a Bruno Munari”.<\/em>\u00a0<\/strong><\/p>\n La mostra, a cura di Simona Bartolena, si compone di sessantina di opere firmate, oltre ai gi\u00e0 citati, da Arturo Vermi, Ugo La Pietra, Gianni Colombo, Grazia Varisco<\/strong> e altri, artisti capaci di raccontare e approfondire i nuovi linguaggi artistici e le ricerche rivoluzionarie, sorte a Milano in questo momento storico, caratterizzato da un clima di grande fermento che porter\u00e0 a un radicale cambiamento del pensiero creativo.<\/p>\n<\/div>\n Esposti anche artisti meno noti al grande pubblico, – ha spiegato la curatrice – ma straordinari per le loro ricerche innovative, ricordando anche luoghi fondamentali fuori dal quartiere di Brera, come ad esempio l\u2019eccezionale esperienza delle Botteghe di Sesto. A testimoniare questa realt\u00e0 sar\u00e0 esposto un libro gi\u00e0 di propriet\u00e0 dell\u2019allora custode del palazzo di Sesto San Giovanni, con schizzi e disegni originali di tutti gli artisti dove l\u00ec avevano gli atelier: un oggetto emozionante, che ci porta nel vivo di un luogo che ha fatto storia. Inevitabilmente la mostra si chiude con un accenno al violento cambio di passo della fine del decennio. L\u2019attentato di Piazza Fontana e tutto ci\u00f2 che ne consegu\u00ec pesa come un macigno sulla citt\u00e0. Cambia il clima, cambia il modo di pensare all\u2019arte, si sente la necessit\u00e0 di un nuovo impegno sociale e politico: siamo ormai negli anni Settanta<\/em>\u201d.\u00a0 <\/em><\/p>\n<\/div>\n Gi\u00e0 dal secondo dopoguerra Milano \u00e8 teatro di una lunga serie di attivit\u00e0 culturali: aprono nuove gallerie, si inaugurano mostre, si formano gruppi e movimenti, vengono pubblicati manifesti. Gli artisti reagiscono alle distruzioni belliche cercando strade sempre pi\u00f9 sperimentali e linguaggi pi\u00f9 idonei alla nuova condizione sociale e antropologica e tessendo una rete di relazioni e dialoghi che la rendono una delle capitali indiscusse dell\u2019arte europea.<\/p>\n Rispetto al decennio precedente, dove prevalevano codici espressionisti e informali, negli anni Sessanta gli autori abbandonano l\u2019istinto e il gesto veemente, per assumere un atteggiamento nuovo, pi\u00f9 calibrato. Molti di essi guardano ai tagli di Lucio Fontana che tratta la tela non pi\u00f9 come superficie ma come materia; altri restano fedeli alla pittura, cercando di rinnovarne l\u2019idea.<\/p>\n Il percorso espositivo si apre con il grande \u201cpadre\u201d Lucio Fontana<\/strong>, elemento propulsore e catalizzatore di questa stagione, riferimento imprescindibile per questa generazione, nonch\u00e9 fondatore dello Spazialismo<\/strong>, movimento al quale aderiscono artisti quali Gianni Dova, Roberto Crippa, Cesare Peverelli<\/strong>; parallelamente, Milano d\u00e0 i natali al Movimento nucleare<\/strong>, creato da Enrico Baj e Sergio Dangelo.<\/strong><\/p>\n Nel settembre 1959 esce il primo numero della rivista Azimuth, <\/em><\/strong>la cui storia non si pu\u00f2 scindere da quella dei suoi due fondatori, Enrico Castellani e Piero Manzoni<\/strong>. Pi\u00f9 che una pubblicazione, Azimuth<\/em> \u00e8 un \u201critrovo intellettuale\u201d, un\u2019esperienza radicale dall\u2019apertura internazionale, un luogo di confronto, di dibattito, di scoperta, dalle cui pagine si assiste al superamento della pittura in senso tradizionale, alla nascita di nuovi linguaggi, alla possibilit\u00e0 di contaminazione con altre realt\u00e0.<\/p>\n La mostra di Lecco poi documenta le sperimentazioni del Gruppo T<\/strong>, formato da personalit\u00e0 quali Gianni Colombo, Davide Boriani, Grazia Varisco<\/strong>, la cui ricerca si concentra sul rapporto tra tempo e spazio e l\u2019idea di movimento nell\u2019opera d\u2019arte e che ha come padre putativo Bruno Munari<\/strong> che con le sue Macchine inutili<\/em><\/strong> e con i suoi Negativo-positivo,<\/em><\/strong> esposti a Palazzo delle Paure,\u00a0 aveva gi\u00e0 introdotto importanti elementi di riflessione sia sul tema del dinamismo sia su quello della percezione.<\/p>\n Nel panorama di questo generale rifiuto della pittura intesa nel senso tradizionale del termine, si distingue un sodalizio di artisti, nato ufficialmente nel 1962, definito come il Gruppo del Cenobio<\/strong>, dal nome dell\u2019omonima galleria d\u2019arte milanese, che vede tra i suoi protagonisti Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e Arturo Vermi<\/strong>; questi artisti, pur sposando la volont\u00e0 di un superamento dell\u2019atto pittorico classico, propongono una riflessione diversa, che salva la pittura ma attribuendole un valore espressivo-scritturale.<\/p>\n Una parentesi \u00e8 inoltre dedicata alla realt\u00e0 delle Botteghe di Sesto<\/strong>, a Sesto San Giovanni, dove avevano sede numerosi studi d\u2019artista, diventate in breve tempo delle importanti fucine di sperimentazione e che annovera artisti noti a livello internazionale, quali Enrico Castellani, Arturo Vermi, Turi Simeti, Antonio Scaccabarozzi, Agostino Bonalumi<\/strong>, ma anche autori di cui si \u00e8 attualmente persa la memoria ma che hanno contribuito all\u2019evoluzione della scena artistica milanese del tempo. In mostra si pu\u00f2 ammirare un libro con opere autografe e originali, realizzato per il custode dello stabile dagli artisti residenti nell\u2019area delle Botteghe, da Castellani a Vermi, da Simeti a Scaccabarozzi.<\/strong><\/p>\n La rassegna, che proseguir\u00e0 sino al 24 novembre, \u00e8 accompagnata da un catalogo. Orari al pubblico: marted\u00ec 10-14; da mercoled\u00ec a domenica 10-18.<\/p>\n <\/p>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Lecco – E’ il racconto di un decennio straordinario l’esposizione in apertura dal 13 luglio a Palazzo delle Paure dal titolo “Milano anni ’60. 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