{"id":75005,"date":"2024-08-18T10:00:24","date_gmt":"2024-08-18T08:00:24","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=75005"},"modified":"2024-08-02T11:27:00","modified_gmt":"2024-08-02T09:27:00","slug":"martin-parr-short-sweet-a-bologna","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/martin-parr-short-sweet-a-bologna\/","title":{"rendered":"Martin Parr. Short & Sweet a Bologna"},"content":{"rendered":"

\"\"Bologna – Grande attesa per la mostra Martin Parr. Short & Sweet<\/b><\/i><\/span> che si terr\u00e0 al Museo Civico Archeologico<\/span>\u00a0d<\/strong>al 12 settembre al 6 gennaio 2025.\u00a0<\/b> <\/span>Un percorso tra oltre 60 fotografie<\/span> selezionate dall’artista appositamente per questo progetto che vede affiancate al corpus di immagini<\/span> della<\/span> serie Common Sense<\/em> e un’intervista inedita <\/span>a cura della storica e critica della fotografia <\/span>Roberta Valtorta.<\/b><\/span><\/p>\n

Lo sguardo di Parr, uno tra i pi\u00f9 famosi fotografi della nostra epoca,\u00a0 \u00e8 immediatamente riconoscibile, una lente di ingrandimento a colori vivaci che crea storie partendo dalla realt\u00e0, catturati da momenti autentici e spesso eccentrici della vita quotidiana\u00a0 dai quali coglie l’essenza di un luogo o di una situazione attraverso la ricerca del dettaglio perfetto, che offre una prospettiva unica e spesso provocatoria della societ\u00e0 contemporanea. Una sua frase infatti recita: “Si pu\u00f2 imparare di pi\u00f9 sul Paese in cui si vive da un comico\u00a0<\/i><\/span>che dalla conferenza di un sociologo”.<\/i><\/span><\/p>\n

Martin Parr<\/b><\/span> (classe 1952)\u00a0 sceglie il<\/span> Museo Civico Archeologico di Bologna <\/b><\/span>per presentare il progetto espositivo<\/span> da lui direttamente curato, insieme a <\/span>Magnum Photos, dopo l\u2019ampio successo di pubblico recentemente ottenuto al <\/span>Mudec – Museo delle Culture <\/span>di Milano.
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\n<\/b><\/span>Attraverso una cronaca fotografica senza filtri e fuori dalla retorica, il percorso espositivo si apre <\/span>\u2018<\/span>in bianco e nero\u2019 <\/span><\/em>con la serie The Non- Conformist<\/strong><\/span>,<\/span> immagini scattate <\/span>dal 1975 al 1980<\/span> da un inedito, giovane e ispirato Parr, appena terminata la scuola d\u2019arte. Per questo progetto, l\u2019autore all’et\u00e0 di 23 anni,<\/span> insieme alla sua compagna (e<\/span> futura moglie) Susie Mitchell, si muove dalla metropoli londinese verso <\/span>le periferie dello Yorkshire<\/span>. Per<\/span> cinque anni la coppia documenta quotidianamente gli eventi a cui assiste, in particolare quelli dei <\/span>Non Conformisti,<\/em> dal nome delle cappelle metodiste e battiste che stavano diventando numerose nella zona<\/span>. Martin fotografa sia l’ambiente circostante sia le vite dei colletti blu di operai, minatori, agricoltori, devoti, guardiacaccia, allevatori di piccioni e \u201cmariti presi per il naso\u201d, realizzando un documento storico e toccante che definisce il carattere ferocemente indipendente dell\u2019Inghilterra settentrionale dall\u2019anglicismo di Stato.
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\n\"\"Prima di approdare alle pi\u00f9 conosciute serie a colori, la mostra prosegue con l\u2019ultimo progetto in bianco e nero sviluppato dal titolo Bad Weather, <\/strong><\/span>re<\/span>alizzato<\/span> tra la fine degli anni Settanta e l\u2019inizio degli Ottanta<\/span> e pubblicato nel 1982. L\u2019idea era quella di creare un lavoro incentrato su un\u2019ossessione britannica. Il tempo atmosferico ha fornito un soggetto ideale. Con una fotocamera subacquea, Parr si getta sotto le tipiche condizioni meteorologiche inglesi: <\/span>acquazzoni, pioggerelline, tempeste di neve <\/span>documentate rigorosamente tra Inghilterra e Irlanda. \u201c<\/span>Di solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce \u00e8 buona e c\u2019\u00e8 il sole <\/i><\/span>–<\/span> afferma –<\/span> e mi piaceva l’idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole tradizionali<\/i><\/span>\u201d<\/span>. Con scanzonata seriet\u00e0, la serie unisce espressioni e reazioni delle persone che vivono costantemente sopportando temperature pungenti e clima uggioso. Parr, in questo modo, rivolge lo sguardo all\u2019umanit\u00e0 piuttosto che all\u2019iconico e ben noto paesaggio britannico.
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\nIl primo progetto a colori <\/span>\u00e8 The Last Resort<\/i><\/strong><\/span> (1982-1985),<\/span> amaramente ironico reportage condotto dal fotografo sulle spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool, nella met\u00e0 <\/span>degli anni Ottanta, ovvero in un periodo di profondo declino economico in cui versava il nord-ovest dell’Inghilterr<\/span>a. Tra satira e crudelt\u00e0 – non priva di una certa tenerezza per i suoi connazionali inglesi – <\/span>ritrae famiglie a basso reddito in vacanza a New Brighton, piccola localit\u00e0 balneare in declino vicino a Liverpool<\/span>.<\/span> Vista attraverso il suo obiettivo, quella che avrebbe dovuto apparire come<\/span> una localit\u00e0 di villeggiatura estiva assume l’aria di una zona industriale. In <\/span>The Last Resort <\/i><\/span>Martin Parr evoca la sua nostalgia per gli anni Sessanta, creando il primo esempio di <\/span>reportage spietato e lucido sulla fine di un mondo (quello operaio) e dei suoi valori<\/span>, nonch\u00e9 <\/span>l’avvento di una nuova concezione consumistica della vita<\/span>,<\/span> la decadenza della societ\u00e0 del benessere e del consumo.<\/span>Probabilmente il suo lavoro pi\u00f9 famoso, <\/span>presenta foto scattate con una macchina fotografica di medio formato e un flash a luce naturale, primo esempio del caratteristico e audace colore saturo di Parr<\/strong><\/span>, che aggiunge energia e vitalit\u00e0 alle sue immagini, influenzate dalla fotografia a colori americana di William Eggleston (nato nel 1939) e Garry Winogrand (1928-1984)<\/span>.
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\n<\/span>Sullo stesso registro si mantiene l\u2019installazione Common Sense<\/strong><\/em><\/span>:<\/em> al Museo si potranno ammirare <\/span>250 fotografie in formato A3<\/span>, selezionate tra le 350 esposte nella mostra omonima del 1999, che offrono <\/span>uno studio ravvicinato del consumo di massa e della cultura dello spreco<\/span>, in particolare occidentale ed europea. Combinando tutti gli elementi che avevano caratterizzato la fotografia di Parr negli anni Settanta e Ottanta, la serie d\u00e0 seguito all’ossessiva ricerca visiva dell’artista<\/span> di tutto<\/span> ci\u00f2 che \u00e8 volgare, stonato e assurdo.
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\n<\/span>Quando viene presentato in mostra, <\/span>Common Sense <\/i><\/span>viene installato come un\u2019ampia e compatta serie di immagini dai colori vivaci tra loro accostate, stampate a buon mercato con l\u2019utilizzo di una macchina Xerox a colori. <\/span>La mostra fu allestita contemporaneamente in 41 sedi in 17 Paesi, conquistando cos\u00ec il Guinness World Record. <\/span>Parr eccelle qui nella resa di soggetti legati spesso al cattivo gusto e alla volgarit\u00e0 contemporanea<\/span>,<\/span> che coglie con un cinismo di fondo e un sarcasmo senza precedenti.<\/span>
\n<\/span>Gli scatti e le composizioni dinamiche, fatte di accostamenti audaci, di oggetti pesantemente kitsch, vengono riprese da <\/span>angoli insoliti, con inquadrature ravvicinate e utilizzando prospettive inedite, creando cos\u00ec scatti che catturano l’attenzione e suscitano interesse. Fondamentale diventa <\/span>l\u2019attenzione al dettaglio<\/span>, attraverso il quale Parr riesce a cogliere gli elementi distintivi di un luogo o di una situazione, e quindi in ultima analisi della cultura e della societ\u00e0 che egli si trova a descrivere. <\/span>Per la mostra <\/span>Short & Sweet<\/i><\/span>, <\/span>Common Sense <\/b><\/i><\/span>si presenta come un accumulo di immagini dai colori vivaci, stampate a basso costo su carta A3 con una macchina Xerox a colori e riadattate nello spazio secondo un ordine originale.
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\n\"\"Negli <\/span>anni Novanta<\/span> lo sguardo si rivolge al resto del mondo e allo strano universo del turismo di massa. <\/span>La serie Small World<\/strong>\u00a0<\/span> (1989-2008) riguarda ancora una volta questo tema e la volont\u00e0 del fotoreporter di condurci in molti tra i siti pi\u00f9 frequentati e famosi, mostrando la differenza tra mitologia idealizzata del luogo e la realt\u00e0 depredata dall'”uso” che il turista fa del luogo stesso. <\/span>In questa serie, l\u2019autore <\/span>segue le orme del turista medio – come potremmo esserlo tutti noi – e, attraverso le sue fotografie, tenta di rivelare la <\/span>grande farsa del viaggio<\/span>, che \u00e8, per la maggior parte delle persone, un’attivit\u00e0 di svago resa possibile solo di recente, in seguito allo sviluppo degli aerei di grandi dimensioni e delle compagnie aeree a basso costo. <\/span>Con il turismo Martin Parr ci presenta uno specchio particolarmente crudele<\/span>,<\/span> standardizzato fino all’assurdo, il mondo del turismo assomiglia sempre pi\u00f9 a un sogno annacquato e omogeneizzato, il cui modello ultimo sarebbe Las Vegas.
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\n<\/span>Insieme al turismo c\u2019\u00e8 poi il tema del <\/span>ballo <\/b><\/span>con la seri Everybody Dance Now<\/strong><\/em> <\/span>(1986-2018). <\/span>Secondo Parr, a parte la fotografia, la danza \u00e8 probabilente la forma di espressione pi\u00f9 democratica<\/span>.<\/span> Unisce le due arti in questa ricerca nella quale, da San Paolo in Brasile alle isole scozzesi, ha fotografato per oltre trent\u2019anni, tra il 1986 e il 2018, svariati tipi di ballo, ballerini vivaci, lezioni di aerobica, feste in ogni parte del mondo, danze del t\u00e8. Il lavoro \u00e8 uno studio puntuale sui corpi, <\/span>sulle loro proporzioni e sulla pelle, sui movimenti, i diversi abiti, le calzature, i make-up, le espressioni dei volti in quella particolare attivit\u00e0 del tempo libero, insieme naturale e culturale, che per tutti \u00e8 il ballo. <\/span>Emerge dai suoi scatti <\/span>una folle energia<\/span>, dove <\/span>il corpo collettivo si manifesta senza riserve e pudori<\/span>.
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\"\"L\u2019<\/span>Inghilterra <\/b><\/span>\u00e8 sempre stata la materia preferita di Parr. Le sue numerose serie fotografiche comiche, dogmatiche, affettuosamente satiriche e colorate documentano cosa significa essere inglese oggi. Con la <\/span>recente serie Establishment<\/strong><\/em>\u00a0<\/span> (2010-2016)<\/span> prosegue dunque il grande progetto di fotografare , le \u00e9lite britanniche che governano il Paese e i loro rituali, rendendo sorprendente ci\u00f2 che \u00e8 ovvio, <\/span>reinventando i clich\u00e9 dell’\u201cinglese\u201d<\/span>, <\/span>trasformandoli in rivelazioni provocatorie. Ecco dunque i luoghi e i personaggi della politica, le sedi del potere, le universit\u00e0 pi\u00f9 famose. La ricerca mette crudamente in luce, come \u00e8 tipico dell\u2019autore, le convenzioni sociali che si ripetono nel tempo, i comportamenti analizzati fin nei minimi gesti, l\u2019abbigliamento, le espressioni, gli sguardi, le piccole ossessioni, le tradizioni che si esprimono negli arredi e negli oggetti.
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Si prosegue con un soggetto con cui l’artista si \u00e8 sempre confrontato, la <\/span>spiaggia<\/b><\/span>. La serir Life’s a Beache <\/strong><\/em><\/span>(2013) mostra scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo, in un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito e del suo mostrarsi in pubblico. <\/span>Nel Regno Unito, \u00e8 impossibile trovarsi a pi\u00f9 di 75 miglia dalla costa, e con cos\u00ec tanto mare non sorprende che in Gran Bretagna esista una forte tradizione di scattare foto sulla spiaggia. Le persone <\/span>possono rilassarsi, essere se stesse e sfoggiare tutti i piccoli aspetti di quel comportamento leggermente eccentrico che \u00e8 tipico dei Britannici. Negli Stati Uniti c’\u00e8 una forte tradizione della fotografia di strada, nel Regno Unito della <\/span>\u2018<\/span>fotografia da spiaggia\u2019<\/b><\/span>. Parr fotografa questo soggetto da molti decenni (gli scatti presentati in mostra vanno dal 1986 al 2018), documentando tutti gli aspetti di questa tradizione, compresi primi piani di bagnanti, nuotate e picnic.
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\n\"\"Attento al costume, alle convenzioni sociali e alle regole dell\u2019apparire che influenzano la vita di chi vive nel mondo globalizzato, Martin Parr non poteva non osservare la moda nelle sue varie accezioni, <\/span>allontanandosi dal glamour convenzionale associato al genere, ma piuttosto <\/span>insistendo sempre su un approccio spiritoso e satirico<\/span>. <\/span>Per molti anni ha fotografato in Europa, negli Stati Uniti, in Africa e in Asia non solo gli abiti e gli accessori a volte esagerati o assurdi, ma, come sempre, anche le posture e le espressioni.
\n<\/span>La serie Fashion<\/strong><\/em>\u00a0<\/span> raccoglie immagini prodotte <\/span>tra il 1999 e il 2019<\/span> per riviste di moda e in occasione di sfilate, ma del tutto simili alle molte che Parr ha realizzato nei pi\u00f9 vari contesti sociali in tanti anni di puntuale e implacabile osservazione delle debolezze dell\u2019umanit\u00e0 massificata.
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\nAttraverso un percorso dentro i progetti pi\u00f9 noti, l\u2019inedito stile documentario che da oltre cinquant\u2019anni caratterizza il<\/span> linguaggio del fotografo inglese diventa cartina tornasole per <\/span>\"\"osservare la societ\u00e0 contemporanea e le sue pieghe pi\u00f9 contraddittorie<\/span>, <\/span>quelle che appartengono al mondo occidentale, in particolare europeo, restituito da una cronaca fotografica tagliente, a volte raccontata con pungente sarcasmo, pi\u00f9 spesso presentata con ironia e umorismo. Le immagini di Parr catturano momenti comici o inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana di tutti noi.
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\nLa mostra \u00e8 accompagnata dal c<\/span>atalogo<\/span> disponibile al bookshop del Museo, nelle librerie e online.<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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