{"id":76259,"date":"2024-12-03T15:54:27","date_gmt":"2024-12-03T14:54:27","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=76259"},"modified":"2024-12-03T15:54:27","modified_gmt":"2024-12-03T14:54:27","slug":"milano-a-palazzo-durini-le-opere-di-giulio-galgani","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/milano-a-palazzo-durini-le-opere-di-giulio-galgani\/","title":{"rendered":"Milano, a Palazzo Durini le opere di Giulio Galgani"},"content":{"rendered":"
Milano – Nella sede della <\/span>MA-EC Gallery<\/span> in <\/span>Palazzo Durini<\/span> si \u00e8 aperta la personale dell’artista <\/span>Giulio Galgani<\/b><\/span> intitolata \u201cMi sono scordato di te\u201d<\/em>, a cura di Daniela Pronest\u00ec. In mostra un ciclo di <\/span>opere recenti<\/b><\/span> \u2013 ad eccezione di alcune <\/span>sculture dei primi anni Duemila<\/b><\/span> \u2013 che ben raccontano i concetti su cui si fonda, da sempre, la ricerca dell\u2019artista (classe 1958), ovvero memoria, radici, appartenenza. Il contrario di quanto suggerito dal titolo, che, in maniera provocatoria, parla di oblio, dimenticanza e distrazione per porre l’accento su tutto ci\u00f2 che, al contrario, merita di essere ricordato e riportato al centro dell’attenzione sia individuale che collettiva. Un’idea di “recupero” che l’arte di Galgani declina sul fronte tecnico-espressivo come su quello concettuale. In questa mostra, lo sguardo di Galgani va dall’omaggio a grandi protagonisti della cultura \u2013 come nel ciclo dedicato a Giacomo Puccini nell’anno dell’anniversario della morte \u2013 alle “presenze” del paesaggio con la serie degli <\/span>Alberi nomadi<\/b><\/span>, ovvero installazioni \u2013 ottenute mescolando pezzi di legno, colore ed altri materiali. Da una lato, infatti, il suo lavoro denota un rapporto vitale e feroce con la materia sia essa naturale o artificiale, organica o inorganica, espressione della cultura contadina o della produzione industriale: quello che avviene, in ogni caso, \u00e8 al contempo un recupero e un riscatto sul piano estetico di elementi che l’artista non solo trasforma in qualcosa di nuovo, grazie ad un processo di radicale risignificazione, ma ne conserva anche la memoria originaria facendola entrare all’interno dell’opera. La “materia” diventa, dunque, protagonista non solo perch\u00e9 oggetto di “trasformazione” ma anche perch\u00e9 valorizzata alla luce dei propri simboli, significati e segni.<\/span><\/span><\/p>\n Il risultato sono lavori che, sottraendosi alle consuete categorie artistiche, confermano la natura ibrida del registro espressivo di Galgani, che non ammette alcuna distinzione tra pittura e scultura, materiali vegetali ed elementi industriali, strumenti tradizionali e tecniche personali. <\/span>L’organico e l’inorganico convivono nelle sue opere<\/span>, richiamando il contrasto tra autenticit\u00e0 e artificio, energia vitale della natura e azione dell’uomo. L’intento \u00e8 anzitutto risalire alle radici dell’identit\u00e0 toscana, quella in cui Galgani si riconosce e che alimenta la sua ispirazione fin dagli esordi figurativi con opere ispirate alla scultura arcaica etrusca, per poi approdare, diversi anni dopo, ad oggetti come vanghe, forconi e falci \u2013 vessilli del lavoro umano che entrano a far parte del suo repertorio simbolico sia come installazioni che come elementi rielaborati in chiave grafico-pittorica \u2013 e quindi giungere ai <\/span>Paesaggi evasi<\/b><\/span><\/em>,<\/em> zolle di terra toscana prelevate idealmente dal contesto d’origine e messe in un vaso per alludere al paesaggio come insieme di memorie da tramandare e proteggere. Un modo, quindi, per esprimere il suo legame con la cultura e i “segni” del territorio in cui vive e pi\u00f9 in generale con i valori della terra intesa come patrimonio di simboli e saperi che rischiano di andare perduti nell’era della globalizzazione.<\/span><\/span><\/p>\n In questa mostra, lo sguardo di Galgani va dall’omaggio a grandi protagonisti della cultura \u2013 come nel ciclo dedicato a Giacomo Puccini nell’anno dell’anniversario della morte \u2013 alle “presenze” del paesaggio con la serie degli <\/span>Alberi nomadi<\/span><\/em>,<\/em> ovvero installazioni \u2013 ottenute mescolando pezzi di legno, colore ed altri materiali \u2013 <\/span>in cui l’albero, non pi\u00f9 stanziale, si mette in movimento per esprimere, sul piano simbolico, un radicamento alla propria cultura, al proprio territorio, che non sfocia nell’essere “radicali”, e quindi non chiude n\u00e9 limita il pensiero, ma anzi lo facilita, lo rende possibile, perch\u00e9 consente di portarsi dietro un patrimonio identitario che diventa ricchezza da condividere.<\/span><\/span><\/p>\n La natura, quale esplicito richiamo ai valori fondamentali del vivere, si offre, dunque, come contesto di una riflessione con cui Galgani ci rammenta che, nell’era post-modernit\u00e0 caratterizzata da assenza di legami, vulnerabilit\u00e0 e incertezza, siamo tutti nomadi in cerca di radici. Alberi \u2013 suggerisce l’artista \u2013 in transito da una terra all’altra, ciascuno carico di memorie e significati \u2013 come quelli che evocati dalla materia e dal segno in queste o<\/span> opere \u2013 che ci portiamo dietro quale eredit\u00e0 al contempo personale e collettiva, simboli di un’appartenenza perduta o dimenticata e del bisogno di ritrovare le proprie radici. <\/span><\/span><\/p>\n Possono leggersi in questa chiave anche la serie dei <\/span>Girasoli<\/span><\/em>,<\/em> stilizzazione materico-pittorica di forme che ricordano il fiore e la sua collocazione nel paesaggio, ma anche il recente progetto con cui dalla terra Galgani passa al mare e alle “presenze” che lo connotano, come la rete da pesca, che in queste opere simboleggia dinamiche sociali e culturali, personali e collettive che imbrigliano vite, esperienze, rapporti, in una matassa inesplicabile. Reti che catturano, quindi, rappresentano un ostacolo, limitano la libert\u00e0, ma possono intendersi anche come un’opportunit\u00e0 di collegamento, un tramite per entrare in relazione con gli altri, con la realt\u00e0 circostante, in maniera non virtuale ed effimera, ma reale e concreta, in un rapporto diretto con le cose. Le reti che Galgani applica sulla tela, mescolandole ad altra materia e colore, sono un modo per ricordarci \u2013 di nuovo il valore della memoria \u2013 che siamo tutti collegati, noi e gli altri, noi e la natura intorno, creature tra le creature, in connessione profonda con il vivente.<\/span><\/span><\/p>\n La mostra, in corso nella sede di via Santa Maria Valle fino al 15 dicembre, sar\u00e0 aperta al pubblico da marted\u00ec al venerd\u00ec dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19; il sabato 15-19.<\/span><\/span><\/p>\n Note biografiche<\/b><\/span><\/span><\/p>\n Giulio Galgani,<\/strong> artista originale, protagonista di numerose mostre ed eventi in Italia e all’estero \u00e8 un personaggio dalla creativit\u00e0 poliedrica e dalla curiosit\u00e0 inesauribile. Dopo un iniziale percorso figurativo nei primi anni Ottanta, si orienta verso una dimensione enigmatica dell’arte, di ispirazione prevalentemente metafisica, a cui, dal 2000 in poi, seguir\u00e0 un indirizzo intellettuale ed umano del tutto nuovo. Nato a Genova nel 1958, vive in Toscana da molti anni, immerso nel verde della Val Di Chiana, terra dove trae ispirazione per molti dei suoi lavori. Dal 1990 ad oggi ha realizzato numerose mostre personali in gallerie private e spazi pubblici in Italia e all’estero (Cina, America, Europa) con la curatela, tra gli altri, di Martina Corgnati e Giovanni Faccenda. Si segnalano in particolare le antologiche: Chiostro del Bramante (Roma, 2012), Palazzo Bastogi (Firenze, Regione Toscana, 2012), Palazzo Medici Riccardi (Firenze, 2013), Palazzo Comunale di Pontassieve (2014). \u00c8 presente in collezioni pubbliche nazionali ed internazionali come: Musei Vaticani; Palazzo Comunale di Cortona; Museo Casa Natale di Michelangelo; Musicom Museum, Amberg; Assembly House, Norvik. Nel 2024 ha pubblicato la sua monografia edita da Skira col titolo Ritratto di un artista irregolare.<\/span><\/span><\/p>\n (ph Ma-EC Gallery)<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Milano – Nella sede della MA-EC Gallery in Palazzo Durini si \u00e8 aperta la personale dell’artista Giulio Galgani intitolata \u201cMi sono scordato di te\u201d, a cura di Daniela Pronest\u00ec. 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