(Torre del Mangano, Pavia 28/marzo/1887 – Besano, Varese 1953)
Termina gli studi a Torre del Mangano, in provincia di Pavia, centro che gli ha dato i natali. La sua attività muove da una bottega di affrescatori per poi proseguire ai corsi della scuola di decorazione professionale dell’Umanitaria e di seguito ai corsi serali di Brera. Nel 1921 si trasferisce a Besano, in provincia di Varese, e da questo momento si dedica solo alla pittura. La sua cultura pittorica prende le mosse dalla tradizione divisionista di Previati, Pelizza da Volpedo, Grubicy e Segantini a cui aggiunge il realismo degli amati paesaggi prealpini e montani. Nel 1923 partecipa all’Esposizione Nazionale d’arte alla Permanente di Milano dove ritornerà con frequenza anche negli anni successivi. La sua prima mostra personale è del 1925, a Milano, dove poco dopo apre il suo studio personale, alternando la permanenza in città a lunghi soggiorni in provincia di Varese. Sue mostre si tengono anche a Pavia, Bergamo, Milano, Varese, Brescia. Numerose sono le sue presenze in mostre collettive nazionali ed internazionali. Una mostra antologica gli è stata dedicata presso il Castello di Masnago nel 1996.
(Mede Lomellina, Pavia 1879 – Portofino, Genova 1941)
Inizia gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera con Cesare Tallone, ma li abbandona per poi riprenderli qualche anno più tardi. Ottiene i primi riconoscimenti con le opere “Cleopatra lussuriosa” e “Dottore”, che gli vale il premio Mylius. Raggiunge il successo col “Ritratto di Lyda Borelli”, con il quale vince il premio Fumagalli nel 1912. Si dedica soprattutto al ritratto, senza, però, trascurare il paesaggio, in particolare quello inglese e quello africano. Partecipa a numerose esposizioni a Roma, Milano, Venezia, Buenos Aires, San Paolo e Il Cairo.
(1905 – 1994)
Costantino Anselmi nasce a Milano nel 1905 da Carlo ed Ebe Guglielmini. Si forma all’Accademia di Brera, dove studia prima con Camillo Rapetti e successivamente con Ambrogio Alciati, con cui si diploma. Durante gli studi acquisisce un’eccellente padronanza nel disegno e nella pittura, restando legato al figurativo per tutta la sua carriera professionale. Sensibile ad influenze novecentiste, in certe opere giunge quasi alla geometrizzazione e a una sintesi delle forme attraverso macchie di colore. Insegna presso il Collegio Arcivescovile di Tradate, dove occupa la cattedra di storia dell’arte e disegno fino agli anni ’70 del Novecento. Predilige soprattutto il ritratto e il paesaggio. Suoi lavori sono conservati nella quadreria dell’Ospedale Maggiore di Milano. Affresca le chiese di Leggiuno e Castelseprio; negli anni ’50 quelle di Liscate e Vimodrone; la chiesa di S. Bernardo a Oggiogno. Muore il 10 maggio 1994. molte sue opere di soggetto sacro sono conservate in numerose chiese del Piemonte, della Lombardia e del Canton Ticino e in collezioni private e pubbliche.
(Milano 24/marzo/1868 – 10/febbraio/1923)
Nato il 24 marzo 1868 a Milano, dove morì il 10 febbraio 1923, Carlo Balestrino intraprese gli studi classici che abbandonò per frequentare l’Accademia di Brera. Tra le sue opere primeggiano: Cavallanti di ritorno, acquistata dal Re d’Italia; Paesaggio, esposto a Milano nel 1900 alla mostra dell’Ottocento Lombardo. Conseguì il premio Gavazzi e il premio per la pittura storica nella Triennale di Milano del 1897 con il quadro Abele.
(Milano 01/febbraio/1872 – Luvinate, Varese 02/giugno/1938)
Nipote di Giuseppe Bertini, ottimo pittore e figura di riferimento della cultura accademica a Brera, Guido diventa pittore, grazie anche all’influenza del padre Pompeo, buon decoratore di vetrate e figlio a sua volta del pittore Giovanni Battista Bertini. Se Guido è forse più celebre come poeta e commediografo, professionalmente nasce anch’egli come decoratore di vetrate (eseguì diversi interventi di restauro al complesso delle vetrate del Duomo di Milano – dove dipinse la vita di Santa Tecla e di Sant’Agnese – e in altri monumenti italiani (Basilica di Assisi, di Pisa, di Lucca) ed è questa attività che lo induce, nel 1907, a trasferirsi a Luvinate, fuori Varese, in una zona boschiva. Ben presto entra in contatto con il panorama culturale varesino; suoi sodali sono i pittori De Bernardi e Montanari, lo scultore Scola e il poeta Speri Della Chiesa. Con loro diventa l’animatore della scena artistica varesina, diventando socio degli Amici dell’Arte e organizzando le prime Mostre Autunnali. Ha realizzato diverse opere, molte delle quali conservate presso le collezioni dell’Ospedale di Circolo e della Fondazione Molina e collezioni private del Varesotto. Si dedicò prevalentemente al genere del ritratto e alla tecnica dell’acquarello. A Varese è noto per lo più per il ciclo di affreschi realizzato in villa Ponti con le figure di Guido d’Arezzo, Volta, Galileo e Colombo. A. M. Comanducci (1934, p. 53) segnala il ritratto di Don Barzaghi presso la “Società Acquedotto di Varese”. Scrisse ben dodici commedie, tra cui una dal titolo “Il delitto di via Spiga”, insieme a diverse commedie dialettali come L’anima travasada, El menagram, El zio matt, El tecoppa istitutor, La miée bruta, El diavol el fa i so pass.
(Oleggio – Lombardia 1730 ca.- notizie fino al 1800)
Originario di Oleggio, si trasferisce nella città lombarda in età ancora relativamente giovane, in tempo per affinare la sua formazione artistica, segnata in modo significativo, come indicano le fonti e come ribadiscono i dati di stile delle sue opere, dai modelli di Pietro Antonio Magatti. Il pittore risulta operoso a Varese almeno dal 1766 data vergata sul retro del piccolo rame con il ritratto di Carlo Martignoni, il più antico della notevole serie di ritratti da lui eseguiti per la nota famiglia varesina.
(Milano 16/novembre/1839 – Milano 18/novembre/1927)
Di famiglia originaria della Svizzera, fu allievo di Hayez e di Casnedi. La sua è stata una pittura tradizionalista fondata sullo studio della forma e del colore, e caratterizzata da precisione “quasi fiamminga” nel disegno. Tra le opere che meglio lo rappresentano nelle Gallerie d’Arte si ricordano: La Provvidenza; Sport di nubi dal Campo dei Fiori; Le mie memorie. Durante la giovinezza partecipò a diverse esposizioni insieme a Vela, Bignami, Cremona e Butti.
(Milano 16/luglio/1855 – Milano 01/febbraio/1923)
Iniziati gli studi artistici con il Valaperta, si iscrive all’Accademia di Brera, sotto la guida di Giuseppe Bertini. Espone a Roma, Parigi, Torino, Genova, Firenze, Venezia, Bologna, Milano, Basilea, Lucerna, ottenendo diversi premi. Si dedica a differenti generi pittorici, compresi il ritratto e la caricatura, utilizzando l’olio, l’acquerello, il pastello, la china e la matita. E’ attivo anche come restauratore di pastelli. Affresca nel loggiato del Palazzo di Brera un ritratto del Mantegna che ottenne il premio Mylius. Suoi dipinti si trovano anche esposti alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, e presso la quadreria dell’Ospedale Maggiore di Milano.
(Milano 1881 - 1955)
Allievo a Brera di Cesare Tallone, si specializzò sulla scia del maestro nel genere della ritrattistica presentandosi con diversi lavori alle Quadriennali di Torino e facendosi apprezzare anche all’estero. Per lui posarono anche numerosi artisti milanesi come Leonardo Bazzaro, Enrico Cassi, Angelo Morbelli e Paolo Mezzanotte le cui effigi sono conservate presso la raccolta della Società Artisti e Patriottica di Milano. Anche la raccolta dell’Ospedale Maggiore possiede ritratti da lui firmati.
(Cerese di Virgilio (MN) 25/maggio/1895 – Varese 1995)
Nasce in provincia di Mantova e sin da giovane rivela uno straordinario talento per il disegno. Frequentò la Scuola di Arti e Mestieri di Luzzara, la Règia Scuola d’Arte Applicata di Mantova e ottenne una borsa di studio per l’Accademia di Brera a Milano (sotto la guida di Cesare Tallone, Giuseppe Mentessi, Alcide Davide Campestrini e Camillo Rapetti). Nel 1914, Celada interruppe gli studi per arruolarsi e nell’esercito la sua acribia nel disegno venne valorizzata nella realizzazione di cartine topografiche utilizzate dallo stato maggiore. La sua carriera espositiva cominciò al ritorno dal fronte militare. Nel 1920 partecipò alla XII Biennale d’Arte di Venezia dove fu presente anche in edizioni successive nel ‘24, nel ‘26 e nel ‘36. Nel 1926 fu tra i promotori del “Movimento dei pittori moderni della realtà”, la cui poetica si incentrava su temi iconografici feriali e aderenti al reale. Nello stesso anno la sua opera Distrazione, esposta alla Biennale, suscitò l'entusiasmo del critico francese Emile Bernard. Firmò nel 1931 un manifesto antinovecentista, attaccando il monopolio della cultura di regime, episodio che determinò un graduale eclissamento del suo ruolo pubblico, nonostante le numerose esposizioni degli anni ‘30 a Milano, Bergamo, Gallarate, Genova. Nel 1943, in seguito alle incursioni aeree su Milano, un incendio distrusse materiale e documentazione nel suo atelier. Pur osteggiato dalla critica ufficiale, poté sempre contare su una vasta e altolocata committenza privata, soprattutto milanese. Il suo obbligato isolamento proseguì anche negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Nel 1959 si fece promotore della Prima Mostra del Movimento dei Pittori Oggettivisti, allestita alla Galleria Cairola di Milano. Si trasferì a Varese dove morì, centenario, nel 1995. Sue mostre postume furono realizzate a Gazoldo degli Ippoliti e al Palazzo ducale di Sabbioneta.
(Ligurno di Cantello (VA) 25/agosto/1899 – 12/fennraio/1983)
Frequenta l’Accademia di Brera, allievo dell’Alciati. È presente alla Biennale di Venezia del 1930. Ha tenuto mostre personali a Milano, Genova e in diverse occasioni a Varese di cui l’ultima nel 1967. Oltre alla produzione da cavalletto si dedica all’attività di affreschista. È chiamato a realizzare decorazioni parietali di chiese, cappelle, facciate di edifici pubblici, ecclesiastici e privati. Si dedica anche con successo al mosaico e alle vetrate, con soggetti storici e religiosi. La sua attività lo spinge a lavorare anche in Svizzera e in Germania. Sue opere si trovano in numerose raccolte private e un’importante selezione di suoi quadri è raccolta nel Museo Gipsoteca di Cantello. Tra i suoi generi preferiti il ritratto e il paesaggio.
(Milano 30/maggio/1852 – Milano 23/gennaio/1917)
Studiò architettura all’Accademia di Brera e solo in seguito si dedicò alle arti figurative, dapprima come acquafortista. Fu amico di Tranquillo Cremona e di Daniele Ranzoni con i quali condivise gli inizi della sua carriera. La sua prima esposizione importante fu quella tenuta a Brera nel 1880. In seguito partecipò a molte esposizioni sia italiane che straniere, vincendo numerosi premi e riconoscimenti: nel 1893 a Philadelphia, nel 1900 a Parigi, nel 1913 a Monaco. Fu molto conosciuto anche come caricaturista.
(notizie ultimo quarto XIX sec. – secondo quarto XX sec.)
Sappiamo da Luigi Borri (Lo Spedale de’ poveri di Varese, Varese 1909, p. 454) che era originario di Canzo e che per un certo tempo fu domiciliato a Varese, in Viale Aguggiari.
(Milano, notizie 1644-1673)
Non è noto l’anno di nascita; il primo riferimento cronologico certo è costituito da alcune incisioni realizzate nel 1644, insieme a G. P. Bianchi, su disegno dello Storer. Le incisioni erano destinate a un volume commemorativo, edito nel 1645 e dedicato alle esequie della regine di Spagna Isabella di Borbone. G. Battista Del Sole lasciò sue opere in provincia di Bergamo e a Milano dove affrescò la chiesa di San Francesco. I rapporti con la famiglia Settala sono documentati dalla citazione nell’inventario del Museo di Manfredo Settala (1664) di sette marine dipinte su lapislazzuli. A Milano risultano ancora visibili le sue Storie di San Domenico affrescate nella cappella dedicata al santo in S. Eustorgio. Nel 1656 il pittore è a Varese dove affresca l’arcone della distrutta chiesa dell’Annunciata; decora la volta della navata della chiesa di San Giuseppe, mentre tra il 1661 e il 1663 è documentata la sua attività a Broni, nella cui chiesa di San Pietro esegue un ciclo di affreschi tuttora esistente. Di poco successiva al 1669 è la tela raffigurante San Pietro d’Alcantara eseguita per la chiesa di Sant’Angelo a Milano, mentre al 1670 risale il contratto per gli affreschi della cappella di Santa Marta in San Vittore a Varese, realizzati con Federico Bianchi. Si conserva pure la Battaglia di Lepanto eseguita per il Collegio Ghislieri di Pavia tra il 1672 e il 1673, ultima opera documentata dal pittore, di cui non è noto l’anno di morte.
(Milano 1903 – Milano 1965)
Avviato agli studi artistici frequenta l’Accademia di Brera dove ha come maestri Camillo Rapetti e Ambrogio Alciati e dove nel 1924 consegue un premio per la figura. La mostra personale che si tiene a Milano nel 1931 gli garantisce una serie di commissioni di rilievo, tra cui spiccano quelle per due delle quadrerie di ritratti più note della Lombardia di quegli anni quali quelle dell’Ospedale Maggiore di Milano e il Pio Albergo Trivulzio. Tre sue opere confluiscono nella collezione della Galleria d’arte moderna di Milano. La pittura di Didone si colloca sulla scia di quanto praticato nel secondo dopoguerra da Gregorio Sciltian.
(notizie sec. XIX)
Originario di Mezzana Mortigliengo, in provincia di Novara e domiciliato, intorno al principio del XX secolo, a Varese, si dedicò prevalentemente alla ritrattistica, interpretando con trattenuto rigore quella “correttezza formale” molto apprezzata dalla critica tradizionale. Partecipò a diverse esposizioni a Brera.
(Varese 10/novembre/1910 – Varese 02/settembre/1975)
Ultimo di cinque figli, nacque a Varese il 10 novembre 1910. A diciannove anni fu chiamato per il servizio militare e destinato a Napoli dove rimase fino al 1931. Il soggiorno in quella città lo influenzò profondamente: frequentò i corsi serali dell’Accademia sotto la guida dello scultore Giovanni De Martino; osservò le opere di Gemito, morto in quegli anni e fu assiduo del Museo Archeologico Nazionale. Conclusa la ferma, conseguì la maturità al Liceo Artistico di Milano, frequentò l’Accademia di Brera sotto la guida di Francesco Messina, assistente di Wildt. Vinse la rassegna I Littoriali per la scultura (1937), venne premiato a Roma al Campidoglio per l’Orfana, acquistata dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano e si aggiudicò il concorso per il grande rilievo sul Palazzo delle Corporazioni in piazza Monte Grappa a Varese. Dal 1949 ricostituì con Aldo Lozito e Giuseppe Montanari il Circolo degli artisti di Varese, alle cui mostre fu sempre presente. Fin dalla gioventù si dedicò all’insegnamento. Fu tra i promotori, negli anni Sessanta, del liceo artistico varesino istituito nel 1969, nel quale fu docente di scultura e che dal ’78 porta il suo nome. Morì a Varese nel 1975.
(Genova 03/settembre/1879 – Varese 25/novembre/1950)
Dopo gli studi presso l’Accademia Ligustica di Genova, allievo di Giuseppe Viazzi, inizia la sua attività espositiva. In seguito partecipò a diverse Biennali di Brera e tenne due mostre personali a Varese, dove si trasferisce all’inizio del secolo diventando attivo promotore della vita culturale locale. Predilige soprattutto il pastello con il quale compone delicati ritratti e sobrie vedute paesaggistiche. Si dedicò anche all’incisione, all’acquaforte e al monotipo. Fu tra i fondatori dell’Accademia Varesina di Recitazione. Presso il cimitero di Giubbiano a Varese è il suo monumento funebre realizzato con il ritratto del pittore in altorilievo dallo scultore varesino Angelo Frattini.
(Lecco 28/novembre/1878 – Milano 1960)
Studiò all’Accademia di Brera, allievo di Cesare Tallone. Esordì alla Quadriennale di Torino nel 1910 con Autoritratto e con L’aurora sul Monte Rosa. Espose in numerose personali a Milano e a Varese e fu presente in numerose esposizioni Nazionali di Brera. Nel 1912 venne eletto socio onorario dell’Accademia di Brera e nel 1928 vinse una medaglia d’oro.
(Palermo 29/aprile/1882 – Milano 1955)
Nel 1910 si trasferì a Milano avendo vinto il concorso per l’insegnamento di disegno all’Accademia di Brera.
(notizie 1844-1858)
(Osimo, Ancona 30/ottobre/1889 – Varese 15/aprile/1976)
Compie gli studi classici a Fermo e si trasferisce a Milano nel 1906 dove frequenta l’Accademia di Brera, allievo di Cesare Tallone. Si diploma con Premio Ministeriale e inizia il percorso artistico partecipando alle principali rassegne nazionali dell’epoca. Partecipò alla I Guerra Mondiale dove fu tra i combattenti di artiglieria. Partecipò a molti concorsi nazionali e internazionali, tra cui la Biennale di Brera dove esordì nel 1922. Nel 1923 è nominato Socio onorario di Brera, e nel 1925, nell’ambito della Biennale di Brera gli viene conferita la Grande Medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1926 nella prima mostra del Novecento Italiano voluta dalla Sarfatti alla Permanente di Milano, Montanari espone insieme ad altri varesini come Ada Shalk, Leonardo Bazzaro, Carlo Prada. È presente alle più importanti rassegne collettive italiane ed estere dedicate all’arte italiana: negli Stati Uniti, in Sud America e in tutta Europa. A Varese svolge anche un’intensa attività di affreschista, sull’onda del Manifesto della pittura murale, redatto da Mario Sironi nel 1933, per esaltare la funzione pubblico-sociale dell’arte. Nel 1939 Montanari porta a termine quattro grandi affreschi per il Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa di Varese (oggi sede della Camera di Commercio); nel primo raffigura il Duce (oggi cancellato) che protegge la virtù italica, nel secondo raffigura l’allegoria della Provincia di Varese; sulle pareti laterali la Giustizia e l’Alma Mater. Altri suoi interventi di affresco sono realizzati per la Casa del Mutilato (oggi ex cinema Rivoli), per enti, istituzioni e chiese del territorio varesino. È attivo anche nella critica d’arte e nella saggistica, pubblicando numerosi volumi ed articoli. Il Comune di Varese nel 1982 gli ha dedicato un’importante mostra antologica presso i Musei Civici di Villa Mirabello. Ancora un’altra esposizione gli venne dedicata nel 1997, in occasione della quale vennero esposti anche cartoni, disegni e studi preparatori approntati per affreschi e mosaici realizzati nell’area varesina. Ha fatto parte del Circolo degli Artisti di Varese.
(Pavia 06/agosto/1887 – Milano 1955)
Originario di Vigevano, frequenta l’Accademia di Brera, allievo di Cesare Tallone. A ventun’anni viene licenziato con il primo premio e conquista la pensione biennale Hayez per il corso di perfezionamento a Roma, dove inizia la carriera artistica proseguita svolgendo l’attività di decoratore di numerosi edifici sacri della Brianza. Vince il concorso Gavazzi che gli procura a soli venticinque anni l’elezione a membro onorario dell’Accademia di Brera. Alla vigilia della Guerra esegue un grande fregio allegorico per il Padiglione Italiano alla Mostra Internazionale di Lipsia. Finita la Guerra, espone a Roma, Barcellona, Torino, Genova, Milano. Nel 1922 è nominato insegnante di figura all’Accademia di Brera. Durante il periodo bellico dimora ad Arcisate (Varese). Il genere che pratica con maggiore assiduità è quello del ritratto. Apprezzato e richiesto ritrattista, alcune sue opere figurano in prestigiose collezioni di buona parte della borghesia milanese e del varesotto.
(Cremona 28/dicembre/1818/– Milano 03/giugno/1886)
Esordì nel 1870 e due anni dopo espose per la prima volta a Milano. Nella Quadreria dell’Ospedale Maggiore di Milano si conserva un suo ritratto di benefattore.
(Milano 20/ottobre/1870 – Milano 1946)
Frequenta i corsi dell'Accademia di Brera sotto la guida di Cesare Tallone ma l'impossibilità di dedicarsi unicamente alla pittura è la probabile causa del ritardo con cui l'artista espone il suo primo lavoro (1914), un ritratto di benefattore per l'Ospedale Maggiore di Milano. Fu sostanzialmente un artista autodidatta ed alternò alla pratica dell'arte quella del commercio. Ha vissuto per lunghi anni tra Gavirate e Besozzo. Abile paesaggista e ritrattista, con centinaia di opere all'attivo, compresi quelli del Duce e del Re del 1928 e da lui donati al comune di Varese per l'ufficio del nuovo Podestà. Muore nel febbraio del 1936 a Milano e in autunno il sindacato provinciale gli dedica una piccola personale nell'ambito della Terza Mostra Sindacale che è allestita presso la palestra di Viale delle Vittorie a Varese.
(Marchirolo (VA) 17/novembre/1864 – Milano 28/maggio/1934)
Nel 1878 si trasferisce a Milano, presso il fratello Oreste, e lì inizia l'apprendistato nella bottega del marmista Biganzoli, dove apprende la lavorazione del marmo e della pietra. Partecipa al clima della Scapigliatura. Nel 1884 è allievo di Ambrogio Borghi a Brera per il corso di scultura. Nel 1891 gli viene assegnato il premio triennale degli Oggioni che prevedeva la specializzazione all'Accademia di Roma. Inizia così un lungo viaggio attraverso l'Italia, cui fa seguito un soggiorno a Parigi, del quale è rimasta testimonianza in alcuni album di disegni e taccuini con annotazioni di viaggio e disegni da opere del passato. A questi anni risale l'incontro con l'opera di Medardo Rosso e Auguste Rodin. Sono gli anni di opere quali: il Fanciullo di Nazareth (1891), Cesto d'uva (1893) e delle prime importanti commissioni per sculture monumentali: L'angelo del dolore per la tomba Macario (1894), Cristo nel Getsemani per la tomba Lardera (1895). Nel 1897 l'assegnazione del premio Tantardini per la scultura Madre, lo consacra artista in maniera definitiva. Pellini vive in prima persona la repressione antisocialista di Bava Beccaris ed è costretto a lasciare Milano per due anni, rifugiandosi a Parigi e poi a Varese dove continua a lavorare. Dal 1900 inizia ad insegnare alla Scuola degli Artefici del Castello Sforzesco di Milano.
(Craveggia (NO) 1908 – Luino (VA) 1971)
L'artista è annoverato in oltre trenta mostre personali tra Milano, Gallarate, Torino, Vigevano e Luino. È stato insignito del Premio Napoli nel 1967 e del Premio Internazionale Varese. Nel 1964 ha vinto il primo premio per la pittura al Premio Paestum. Cinque anni dopo ha vinto il secondo premio nella mostrab di Grafica Italiana di Diano Marina.
(Firenze, notizie XX secolo)
(Castel Cabiaglio (VA) 01/febbraio/1715 – 24/gennaio/1788)
Secondo il profilo biografico stilato da Simonetta Coppa (1992, p. 296) Giovanni Battista Ronchelli (1715-1788) rientra nel territorio varesino - sua terra d'origine - dopo aver effettuato un viaggio di studio a Roma, e diviene collaboratore di Antonio Magatti. Entro il 1756 porta a termine gli affreschi della chiesa di S. Antonio a Varese, realizzati in collaborazione col quadraturista Giuseppe Baroffio. Nel corso del settimo decennio del secolo a causa del rallentamento di attività del Magatti, per motivi di salute, si afferma come artista principale dell'area intorno a Varese, ma viene ricercato anche nella zona di Bellinzona e di Casale Monferrato. Negli ultimi anni della sua carriera si allontana progressivamente dalla poetica barocchetta, avvicinandosi al nascente clima neoclassico.
(Milano 02/gennaio/1813 - Rancate di Triuggio 24/giugno/1879)
Dopo aver studiato sotto la guida di Luigi Sabatelli all’Accademia di Brera, si recò a Roma dove visse per qualche tempo. Si dedicò a tematiche religiose e storiche, ma soprattutto al ritratto numerosi suoi lavori si trovano in collezioni pubbliche e private. Tra le sue opere più note Michelangiolo al letto di morte di Vittoria Colonna, eseguito per commissione del marchese Antonio Busca ed esposto a Brera nel 1865.
(Trevisago di Cocquio, Varese 1889 - Trevisago di Cocquio, Varese 1979)
Prende parte nel 1905 a un corso serale di disegno, avviandosi così alle arti figurative. Tra il 1910 e il 1912 frequenta a Milano le Scuole d'Arte Applicata, seguendo contemporaneamente più corsi: quello di decorazione alla Umanitaria e i corsi serali dell'Accademia di Brera. Conosce il pittore Siro Penagini che influenza la sua esperienza e lo incoraggia a perseguire sulla strada artistica. Dagli anni Quaranta la fama del Salvini valica i limiti della provincia, trovando piena affermazione nella personale di Milano del 1948 alla Galleria Annunciata, alla quale segue nel 1949 una mostra alla Galleria Delfino di Rovereto con la presentazione di Luigi Russolo. Tra il 1962 e 1963 realizza i grandi affreschi della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Laveno Mombello. Monsignor Pasquale Macchi, segretario di Paolo VI, acquista alcuni suoi quadri per i Musei Vaticani. Nel 1971 esegue l'affresco "Il taglio della polenta nel borgo di Arcumeggia", e nell'anno successivo Milano gli dedica un'antologica presso il Palazzo della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Le sue opere sono esposte in numerosi musei tra i quali la Collezione d'Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani, il Civico Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, la Civica Galleria d'Arte Moderna di Gallarate ed il Museo Civico di Varese, oltre che in diverse chiese e palazzi pubblici del varesotto. Antologiche postume gli sono state dedicate a Genestrerio in Svizzera, alla Permanente di Milano nel 1992, a Cocquio Trevisago dove nella sua casa natale è stato costituito il Museo Salvini.
(Monza 09/maggio/1886 – Varese 08/gennaio/1968)
Frequentò i corsi dell'Accademia di Brera sotto la guida di Tallone, Butti e Vespasiano Bignami. Discendente da antica famiglia di artisti (il fratello Luigi era ceramista), esordì alla Biennale di Brera nel 1906. Frequentò inoltre lo studio di Mosè Bianchi e a Monza creò il primo Cenacolo Artistico con Bucci, Dudreville e Bajoni. Svolse la sua intensa attività artistica in Brianza, nel lecchese e a Varese. Partecipò anche alle Internazionali dell'acquerello dal 1925 in poi, dedicandosi in particolare al paesaggio, anche ad olio. Fu anche esperto nella tecnica ceramica e nella xilografia. Molte delle sue ceramiche furono acquistate da collezionisti monzesi e varesini. Si dedicò periodicamente anche alla scenografia e allo studio dei costumi. Viene ritenuto il fondatore del Gruppo Folcloristico Bosino, per il quale creò costumi, canti, danze e coreografie. È anche attestato come autore di commedie e operette. Al 1968 risale la sua ultima personale di pittura presso la Famiglia Bosina.
(Bergamo 11/maggio/1894 – Alpignano 1967)
Figlio di Cesare ed Eleonora Tango, trascorre la sua infanzia ad Alpignano. A tredici anni è ammesso alla Scuola Superiore degli Artefici. Frequenta tra il 1909 e il 1912 il triennio di corsi comuni all'Accademia di Brera, sotto la guida del padre. Partecipa al Primo conflitto Mondiale, inviato sui monti della Carnia come disegnatore della I Armata. Dopo la parentesi bellica, inizia nel 1919 la sua carriera come ritrattista. Alternando le vedute di paesaggio alla figura, inizia la sua attività nello studio di corso Garibaldi a Milano, con l'incoraggiamento dell'Alciati. Milano, Alpignano, Venezia e il Canton Ticino saranno meta dei suoi lavori tra numerosi viaggi. In quegli anni stringe amicizia con Ezra Pound e Hemingway. Studia al Louvre e al Prado i grandi del passato, conosce Masson, Mirò, Kokoschka, Dix, Chagall, Klee. Nel 1923 espone per la prima volta al Palazzo della Permanente a Milano. Nel 1930, sollecitato dal fratello Ermanno e dal pittore Aldo Carpi, si presenta alla Galleria Pesaro con la sua prima mostra personale. Partecipa a numerosi edizioni della Biennale a Venezia. All'inizio degli anni Trenta, esegue a Parigi una serie di dipinti con lo pseudonimo "Argento".
(Mendrisio 1648 – Como 1700)
Innocenzo, primo figlio di Francesco Torriani e Ippolita Sala, nasce a Mendrisio il 28 dicembre 1648 e viene battezzato col nome di Francesco Innocente; muore a Como l’11 maggio 1700 e, come il padre, viene deposto in San Giovanni in Pedemonte. La buona posizione sociale ed economica raggiunta dal padre gli permise di acquisire una discreta formazione culturale, molte sono le sue opere documentate o firmate e alcuni critici suppongono che abbia frequentato la rinata Accademia Ambrosiana. Che abbia appreso dal padre i rudimenti di una buona tecnica appare indiscutibile dall’analisi della prima opera nota: la pala nella cappella di famiglia in San Giovanni a Mendrisio, firmata e datata 1668. In un arco di tempo non facilmente precisabile ma circoscrivibile tra 1675 e 1680 si deve pensare che diverse opere vedano la collaborazione tra padre e figlio, quando non addirittura siano commissionate al primo ed eseguite dal secondo, con il maggiore o minore intervento di uno o più collaboratori di bottega.
(notizie secolo XIX)
(notizie sec. XIX)