La chiesa dell'Ospedale di Varese è costituita da una sola navata, introdotta da un ampio spazio d'ingresso che comprende anche una grande cantoria.
Numerose sono le opere d'arte che si trovano nella chiesa firmate da noti pittori locali tra i quali: Carlo Cocquio e Girolamo Poloni. Due tele antiche, raffiguranti il Compianto su Cristo deposto dalla Croce e l'Assunzione della Madonna sono visibili alle pareti d'ingresso.
Le vicende costruttive del tempio sacro si posso desumere e parzialmente ricostruire grazie ai docuemnti d'archivio e della chiesa.
In un diario manoscritto pro memoria, utile alla ricostruzione delle vicende storiche della piccola chiesa e della comunità ospedaliera, Don Agostino, per dieci anni parroco di Bosto ed insegnante delle scuole medie, il 16 agosto del 1957 annota: “Mi presento al Molto Revendo Parroco dell'ospedale Don Franco Volonté per iniziare il servizio in questo nuovo contesto: l'ospedale... (…) Questo ente, eretto in parrocchia dal card. Tosi nel 1926, conta ora 18 famiglie e dispone di 720 posti letto per malati. Don Volonté è qui dal 1939. io sono stato assegnato a questa parrocchia come coadiutore, destinato poi a succedere come parroco nel 1959, il 1/8”.
Nel settembre del 1962 don Agostino scrive: “Marzo 1960: si cerca di far capire che la chiesa è assai piccola a che i malati (venivano in tanti) si trovavano a disagio. Mi si dice di presentare un progetto. E lo faccio. Eccolo. Come era, come la si poteva rendere con poca spesa e una buona sistemazione. TEORICAMENTE VA BENE, MA IN PRATICA? MI SI DICE CHE NON E' AFFATTO ATTUABILE perchè questo, e questo, e questo. Se proprio vuole cerchi... CHI???”
Seguono, ancora nel diario pro memoria, due documenti su carta intestata indirizzati al commendator Borghi che segnalano l'intenzione di: “Marzo 1960 (…) I) allargare completamente l'ingresso vecchio mediante demolizione muro e putrellazione; II) alzare la parte posteriore della chiesa e pavimentarla come la parte centrale; III) sistemare gli ingressi e le vetrate per togliere quel senso di veranda che ha attualmente; IV) sistemare il confessionale. Per tutti questi lavori, necessari per dare un senso di sacro all'ambiente necessiterebbero all'incirca L. 1.800.00 – 2.00.00. Contiamo sulla sua grande bontà e comprensione, fiduciosi di poter presto dare il via ai lavori onde presentare all'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo una sistemazione degna dell'ambiente sacro, nel prossimo suo arrivo in questo ospedale. Doverosi ossequi a Lei, Sign. Commendatore, ad ai suoi cari famigliari”. Segue altro documento su carta intestata del 20 dicembre 1960: “Egregio Comm. Borghi, nello scorso marzo ci aveva autorizzato a sistemare in modo decente la chiesa dell'ospedale, ormai insufficiente come capienza. Si era fatto anche un preventivo per i lavori di sistemazione. Ora, detti lavori sono in parte fatti, in parte si faranno nei primi mesi del nuovo anno. La ditta Casati, mi manda il conto e mi prega di voler liquidare. So purtroppo che la spoesa è forte, … e non abbiam finito i lavori, … Faccio conto sul suo generoso cuore, certo di trovar comprensione. E vorrei porre in chiesa un ricordo di questi lavori: cioé una lapide che porti scritto il nome della sua famiglia. Spero poter parlare a voce ed insieme combinare. Pertanto le porgo i miei più cordiali auguri per le prossime feste e per l'anno nuovo. Don Agostino Leoni”.
Segue memoria manoscritta: “Era mio desiderio, portare in chiesa (parete di fondo) due quadri qui in foto che secondo il Borri “ospedale dei poveri di Varese” sono della chiesa parrocchiale e attualmente erano nei soggiorni. Ho chiesto al Presidente... e dopo vari incontri mi portò in loco il suo parente pitt. Montanari il quale caldeggiò la mia idea, sicchè andò in porto. Deo gratias. La Deposizione del sec. XVIII attribuito a G. B. Ronchelli. Vedi Borri “ospedale poveri” a pag. 189 e pag. 151. L'Assunta attribuita al Magatti P. Antonio Silverio 1690-1767. Borri – ospedale dei poveri pag. 189 e 137. Sono stato poi in lunga discussione con Presidente Leva e il pitt. Montanari circa la eventualità di mettere in centro rosone chiesa rinnovata (e in tribuna) due dipinti e 4 simboli nei triangoli. Dopo pochi giorniricevetti questa lettera: «NB il soggetto dei 2 bozzetti erano “il Battesimo di Gesù al Giordano”, “Giovanni Battista che predica alle folle c'è forse stato un equivoco, cioè si pensava che la chiesa fosse dedicata a San Giovanni Battista... mentre è dedicata a San Giovanni Evangelista”» Voglia cortesemente dare il Suo giudizio sui bozzetti del Prof. Montanari, che Le mandiamo, e sulla opportunità o meno della esecuzione. Con deferenti ossequi, Giordano Leva”.
Rifiutati i bozzetti del Montanari, in ragione dell'elevata spesa e di una non soddisfacente iconografia, si prosegue con i lavori all'interno dell'edificio sacro. Giugno 1961: “... Chiamo l'amico pittore Cocquio di Varese si stilano i bozzetti e si dà il via al lavoro. 12 PANNELLI. 6 Maria e l'infanzia di Gesù. 6 Maria e la vita pubblica di Gesù. Al Pittore C. Cocquio per i 12 cartoni Lire 200.000, dati in tre rate. (…) Così in agosto le vetrate che sono piaciute assai”. Tra aprile e maggio del 1962 si apre l'ingresso laterale della chiesa: “Finalmente l'ingresso laterale! (…) Sulle vetrate a lato di questo ingresso ho pensato di attuare dei pannelli (12) con la vita di S. GIOVANNA ANTIDA. (…) Ecco l'ordine. Il pittore C. Cocquio fa i pannelli. ECCO LA SPESA: L. 250.00 (…) GIORNO POSA IN OPERA VETRATE 25 AGOSTO 1962”.
Villa Albuzzi del Pero, costruita nella Castellanza di Giubbiano, collocabile cronologicamente entro la prima metà del XVIII sec. ma poi rimaneggiata tra il 1837 e il 1841, si segnala per la facciata tardo-neoclassica.
Gli interni vennero modificati a partire dal 1885, data di acquisto della dimora storica da parte del noto tenore Francesco Tamagno (nato a Torino nel 1851). Su incarico di questi, nel 1898 Paolo Cantù progettò l'oratorio della villa in sostituzione del vecchio. Tamagno, primo interprete di Otello nell'opera di Giuseppe Verdi, trascorse qui gli ultimi anni della sua vita, fino al 31 agosto 1905, giorno della sua morte. In quegli anni l'Ospedale cittadino si trovava in via Donizzetti.
Alcune fonti storiche ricordano anche l'attività di collezionista del Tamagno. Oltre a numerosi dipinti, tra i quali viene citata anche una tela del pittore francese Nicolas Poussin, il tenore collezionava raccolte eclettiche (l'unica arrivata fino a noi e rimasta integra è di insetti, più precisamente di coleotteri (oggi presso i Musei Civici di Varese).
Nella Cappella - oggi non più esistente - della villa, il 6 gennaio 1899 la figlia Margherita si sposò con Alfredo Talamona. Per l'occasione lo stesso Tamagno cantò "A Santa Maria di Oropa - Ave Maria", scritta da Luigi Mapelli.
Al piano nobile della villa, dove ora trovano posto gli uffici della Direzione Generale Ospedaliera "Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi", si conservano ancora due antichi camini in pietra e pavimenti realizzati a mosaico. Lo scalone d'onore è affrescato con eleganti architetture, nicchie, ringhiere in ferro battuto trompe l'oeil. Sono inoltre affrescate alle pareti dell'ampio scalone d'onore, figure allegoriche e i busti di Rossini e Verdi, in ricordo delle frequentazioni e degli studi di Francesco Tamagno. Anche per i soggetti rappresentati, gli affreschi sono verosimilmente da ricondurre all'ultimo quarto dell'Ottocento.
Nella parete centrale dello scalone d'onore affrescato, il tenore Tamagno vi ricavò un piccolo balcone allo scopo di cantare agli ospiti italiani e stranieri i motivi preferiti del suo repertorio. In sostituzione della cappella della primitiva Villa settecentesca fece inoltre costruire una piccola cappella.